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Il governo militare egiziano cerca la legittimazione in Europa

Milan Refugees - Gio, 30/04/2015 - 14:13
La visita in Spagna del presidente egiziano Al Sisi, preceduta da diversi contatti con altri premier europei, tra cui l’italiano Renzi ed il greco Tsipras, rientra in una strategia pensata da Il Cairo, per accreditare il paese egiziano in Europa e, soprattutto, nella parte che si affaccia sul Mediterraneo. La necessità di essere riconosciuto a livello internazionale è fondamentale nell’ottica del proseguimento di un governo, che ha soppiantato quello precedente: il primo democraticamente eletto nella storia egiziana; è pur vero che i vincitori delle elezioni hanno poi abusato del potere conquistato nelle urne, cercando di imporre una visione troppo confessionale e non lasciando spazio alcuno all’opposizione. Ma la caduta dell’esecutivo sostenuto dalla fratellanza islamica è avvenuta, comunque, attraverso un colpo di stato particolarmente cruento, sconfessato anche dalle forze democratiche e laiche, che erano state emarginate da Mursi. Questa presa del potere accompagnata da violenze e repressioni ha avuto l’obiettivo di sconfiggere la parte più radicale delle formazioni politiche che si richiamavano all’islamismo, ma, che, insieme era anche le più radicata in un tessuto sociale privato dalla dittatura di Mubarak di ogni punto di riferimento. Questa introduzione in profondità nella società egiziana è stata quella che ha determinato la vittoria elettorale, ma che ha, di conseguenza, anche richiesto il lavoro maggiore da parte dei militari nello sradicamento e nella repressione. Se la salita al potere di Al Sisi è stata accolta con sollievo in modo ufficioso dalle democrazie occidentali, in quello ufficiale i metodi, per la verità molto brutali, sono stati condannati, seppure blandamente. Gli stessi Stati Uniti, avevano sospeso le sostanziose forniture di armi all’esercito egiziano, che servivano nel quadro di protezione di Israele. In realtà, seppure affievoliti, i rapporti con l’Egitto di Al Sisi sono sempre continuati, tuttavia, per il regime egiziano la destabilizzazione della Libia e l’arrivo sul suo territorio di formazioni legate allo Stato islamico ha certificato l’importanza, come alleato, del paese egiziano nella lotta all’estremismo islamico. L’impegno in prima persona delle forze armate egiziane, contro gli uomini del califfato e la forte presa di posizione contro gli integralisti ha, sostanzialmente, riabilitato il regime egiziano di fronte all’occidente, tanto che Washington ha ripreso la fornitura di armi. La situazione interna dell’Egitto è però lontana da essere normalizzata: le promesse elezioni politiche, che pure dovrebbero vedere vincente la formazione dell’attuale presidente per mancanza di avversari, nono sono ancora state fissate, nonostante fossero state fissate già per la scorsa estate. Il paese, inoltre, sembra essere ricaduto in una spirale di corruzione molto intensa e l’uso della tortura, da parte delle forze di polizia, sembra essere tornato ai livelli antecedenti il 2011. Malgrado ciò il governo, una emanazione delle forze armate, gode anche dell’appoggio di una parte della società del paese: quella che ritiene l’esercito sia un buon compromesso per la stabilità interna e, soprattutto, abbia scongiurato la islamizzazione estrema del paese, nonostante i metodi usati e la mancanza sostanziale di democrazia. In sostanza il governo in carica appare di orientamento moderato e tanto basta, tuttavia, il processo di normalizzazione della società continua incessante, con provvedimenti che limitano l’uso dei social network, fondamentali per la riuscita della primavera araba, la lotta all’omosessualità ed all’ateismo. Su quest’ultima materia gli scopi del governo sono duplici, favorire una religiosità moderata, che possa consentire un maggiore controllo ed un pieno accordo con il clero moderato e limitare l’influenza delle forze politiche laiche che rifiutano l’ingerenza confessionale. Sul piano internazionale il ruolo svolto dall’Egitto ricalca, in parte la funzione esercitata da Mubarak a protezione di Israele dal lato sud dei suoi confini, cosa che Mursi non assicurava, mentre vi è un certo attivismo sul fronte del mondo sunnita, che vede Il Cairo alleato di Arabia Saudita e delle altre monarchie del Golfo nel quadro del confronto religioso contro gli sciiti. Se, dal punto di vista internazionale l’Egitto è obbligato proprio dalla sua non limpida situazione interna a cercare una legittimazione, da quello economico, la situazione del paese è di crisi, appare naturale la ricerca di relazioni proficue con i paesi più vicini e più ricchi. Il bacino del Mediterraneo è la naturale area dove cercare di intessere relazioni che possano permettere di sviluppare una cooperazione preferibilmente stabile. Per gli stati europei si tratta di una sorta di ritorno al passato, nonostante gli integralisti non fossero meglio, stabilire relazioni con Al Sisi è praticamente identico a prima, quando erano con Mubarak, ma le necessità vengono prima dei diritti civili, come insegna il caso libico.
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Il caso. Capire il miracolo del Carpi al di là della battuta di Lotito

Milan Refugees - Gio, 30/04/2015 - 13:32
È bastato un pareggio con il Bari per agguantare il traguardo con quattro giornate d’anticipo. La notizia fa il giro del mondo: il piccolo Carpi è promosso in serie A. “Se sale il Carpi, fra due o tre anni non abbiamo più una lira dai diritti televisivi”, si lasciò scappare lo scorso gennaio Claudio Lotito, presidente della Lazio, rifondatore del calcio a Salerno e uomo forte in Lega calcio e Figc, nella famosa telefonata registrata da Pino Iodice, dg dell’Ischia Isolaverde. La missione che sembrava impossibile, invece si è avverata. Del fatto straordinario, più che la stampa sportiva se ne stanno occupando i media finanziari di tutto il mondo. C’è la corsa a spiegare come abbia potuto realizzarsi il sogno del Carpi: dominare il campionato di serie B, venire promosso nella massima categoria, ma soprattutto - in termine di bilanci - facendo come si suol dire “le nozze con i fichi secchi”. È già stata definita l’impresa low cost. La promozione del club in provincia di Modena è costata solo 100mila euro spesi in cartellini la scorsa estate e un monte ingaggi complessivo da 2,5 milioni. Cifre che fanno gridare al miracoloso fuori programma. Il Carpi, infatti, era stato originariamente allestito per una tranquilla salvezza: taglio del budget, nessuna spesa pazza e massima attenzione ai conti. Ma l’intuizione del ds Cristiano Giuntoli, accompagnato da quel pizzico di fortuna che non guasta mai, ha cambiato i piani: tante scommesse azzeccate e la scelta di scegliere un allenatore specialista in promozioni, ora arrivate a nove, Fabrizio Castori. Un’altra lettura tecnica dell’impresa è il percorso netto - 26 punti su 30 - nel proprio stadio “Sandro Cabassi” nel girone d’andata. È stato in quel momento che è iniziata la fuga poi trasformatasi in marcia trionfale, dove anche la “corazzata” Bologna ci ha rimesso le piume. È venuto subito spontaneo fare il paragone con quello che forse è stato e rimane il più illustre cittadino di Carpi, Dorando Pietri: ebbene, la squadra di calcio ha fatto meglio di lui, non è crollata sul più bello. Pietri infatti, ai Giochi Olimpici londinesi del 1908, aveva tagliato per primo il traguardo, sorretto dai giudici di gara che l’avevano soccorso dopo averlo visto barcollare più volte, stremato dalla fatica. A causa di quell’aiuto fu squalificato e perse la medaglia d’oro, ma le immagini e il racconto del suo arrivo, facendo il giro del mondo e superando la cronaca viva di quei giorni, lo hanno consegnato alla storia dell’atletica leggera. La promozione nel grande calcio è giunta dopo 106 anni complessivi di vita e i 15 di rinascita, causa fallimento nel 2000, del club. Ma cosa c’è alla base di questo enorme risultato? Fuori dal campo esiste una società basata su un groviglio armonioso di imprenditori locali operanti nella maglieria: i proprietari Stefano Bonacini e Roberto Marani, titolari del marchio “Gaudì”, convivono tranquillamente con il presidente azionista di minoranza Claudio Caliumi, patron della griffe di moda femminile “Marilena”, e con lo sponsor “Blumarine” della famiglia Tarabini. In campo abbiamo visto una squadra piena di elementi che si sono rivelati utilissimi e funzionali alla causa: dal bomber nigeriano Jerry Mbakogu all’ala goleador Antonio Di Gaudio, passando per l’attaccante pescato nei dilettanti Kevin Lasagna, il capitano Filippo Porcari e il portiere brasiliano Gabriel (Gabriel Vasconcelos Ferriera è il nome completo), in prestito dal Milan. Unico neo di un campionato che certamente verrà ricordato per sempre, è stata la positività per la presenza un metabolita della cocaina, riscontrata a Fabio Concas in un controllo antidoping al termine del derby d’andata con il Modena. Il giocatore ha però risolto immediatamente il contratto. Il prossimo anno inevitabilmente il Carpi sarà costretto a giocare le proprie partite a Modena, vista l’inadeguatezza dello stadio, che contiene poco più di 4mila spettatori.  

(mbocchio)

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If Hungary wants to restore the death penalty, it must be taken out of the European Union

Milan Refugees - Gio, 30/04/2015 - 11:22
Can the EU still waive its principles and tolerating inside states that have governments which are in fact divorced, and strangers to the common rules and is likely to remain in Brussels only for economic benefits and contributions? The reason should say no, especially at a time of acute institutional crisis, which calls into question the very existence of the institution, especially for its intrinsic political weakness and lack of international weight. The case of Hungary is in this respect emblematic. The right-wing coalition that leads the country and that has repeatedly breached EU laws imposing restrictive laws to the press, electoral systems and illiberal behavior consistently opposed to the, albeit vague, the European Union, has now embarked on a debate in favor of the death penalty. This measure was invoked for the sole benefit of the demands of the far right in the country, that is strictly related to the very life of the executive. It is not hard to believe that, in case of necessity of survival of the government, the Hungarian prime minister could stoop to violate a fundamental principle of the European Union. If the condemnation of Brussels is obvious, in this case the words are not enough, but it is necessary that the proclamations are followed by concrete facts. Already last year, the European Union executive has launched a project that aims to measure the application of democratic norms in individual member states, with the possibility of penalizing any authoritarian tendencies with, for example, the withdrawal of voting rights. This measure, for now never applied, does not seem sufficient to preserve the rules of democracy and the very European stability against violations present and especially future, that may occur. It is no secret that in the old continent are forecast to increase populist movements and far-right, which could groped to overturn the basic rules underpinning the European plant. There is a clear need to establish a system of sanctions drive in front of violations of this kind, which leads, as a maximum penalty, even exclusion from the European Union for what was proving to no longer accept the basic rules, if necessary, They must be legally strengthened, also reviewing the conditions for access and, if necessary, impose new signatures, through the renewal of the agreements, for the European Union membership. That would also be an alternative to the need to strengthen political, which remains the only possible way for the union to become a world-class international political subject. However, despite the debate started on the Hungarian question in the European Parliament, the very top legislature Community has demonstrated its political weakness inherent within its organs. This has been reflected in the failure to sanction the party of Prime Minister of Budapest, by the own group: that of popular. There was, in fact, no official position, especially of condemnation by the political group, which in theory, is inspired by Christian values ​​translated into policy. In addition, the Hungarian prime minister has also shown little sensitivity towards the issue of migrants, being the only government official to not participate in the special meeting on the subject, which was held in Brussels. If Europe wants to think only in economic terms, which are then evaluated the costs of maintenance within the perimeter of the states that do not share the fundamental principles and remain only for opportunistic reasons. Initiate a review process of membership in Brussels seems now more necessary than ever; the strategy to include anyone at all costs proved counterproductive and did not return the cohesion between peoples and nations that was expected, increasing factors of instability in Brussels and, often, becoming obstacle to achieving development goals political objectives. It seems that the time has come to re-examine the criteria for membership and admission to a united Europe, to achieve a minimum of shared values ​​and absolutely convinced, on which to build a common European home: you do not accept this no longer has to participate. Both Hungary or even the most important states.
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Si Hungría quiere restaurar la pena de muerte, deben ser sacados de la Unión Europea

Milan Refugees - Gio, 30/04/2015 - 11:20
¿Puede la UE todavía renunciar a sus principios y tolerar dentro de estados que tienen los gobiernos que son, de hecho, divorciados y ajenos a las reglas comunes y es probable que se mantenga en Bruselas sólo por los beneficios económicos y contribuciones? La razón se debe decir que no, especialmente en un momento de crisis institucional aguda, que pone en cuestión la existencia misma de la institución, sobre todo por su debilidad política intrínseca y falta de peso internacional. El caso de Hungría es en este sentido emblemático. La coalición de derecha que conduce el país y que ha violado repetidamente las leyes de la UE que impongan las leyes restrictivas a la prensa, los sistemas electorales y el comportamiento no liberal opuesto sistemáticamente a la, aunque vaga, la Unión Europea, ahora se ha embarcado en un debate a favor de la pena de muerte. Esta medida fue invocada para el beneficio exclusivo de las demandas de la extrema derecha en el país, esto es estrictamente relacionados con la vida misma de la ejecutiva. No es difícil de creer que, en caso de necesidad de la supervivencia del gobierno, el primer ministro húngaro podría rebajarse a violar un principio fundamental de la Unión Europea. Si la condena de Bruselas es obvio, en este caso, las palabras no son suficientes, pero es necesario que las proclamas van seguidas de hechos concretos. Ya el año pasado, el ejecutivo de la Unión Europea ha puesto en marcha un proyecto que tiene como objetivo medir la aplicación de las normas democráticas en los estados miembros individuales, con la posibilidad de penalizar cualquier tendencias autoritarias con, por ejemplo, la retirada de los derechos de voto. Esta medida, por ahora nunca se aplicó, no parece suficiente para preservar las reglas de la democracia y la estabilidad muy europeo contra violaciónes presentes y sobre todo futuras, que pueden ocurrir. No es ningún secreto que en el viejo continente se prevé aumentar los movimientos populistas y de extrema derecha, que podría tientas para revocar las reglas básicas que sustentan la planta europea. Existe una clara necesidad de establecer un sistema de sanciones en coche frente a violaciónes de este tipo, lo que conduce, como pena máxima, incluso la exclusión de la Unión Europea por lo que se demuestra que ya no aceptan las reglas básicas, de ser necesario, Ellos deben estar legalmente reforzadas, también la revisión de las condiciones de acceso y, en su caso, imponer nuevas firmas, a través de la renovación de los acuerdos, para la adhesión a la Unión Europea. Eso también sería una alternativa a la necesidad de fortalecer la política, que sigue siendo el único camino posible para la unión para convertirse en un tema político internacional de clase mundial. Sin embargo, a pesar del debate iniciado sobre la cuestión de Hungría en el Parlamento Europeo, la Comunidad legislatura muy superior ha demostrado su debilidad política inherente dentro de sus órganos. Esto se ha reflejado en el hecho de no sancionar al partido del primer ministro de Budapest, por el propio grupo: el de la popular. Hubo, de hecho, ninguna posición oficial, especialmente de condena por el grupo político, que en teoría, se inspira en los valores cristianos traducidas en políticas. Además, el primer ministro de Hungría también ha mostrado poca sensibilidad hacia el tema de los migrantes, siendo el único funcionario del gobierno de no participar en la sesión especial sobre el tema, que se celebró en Bruselas. Si Europa quiere pensar sólo en términos económicos, que luego se evalúan los costos de mantenimiento dentro del perímetro de los estados que no comparten los principios fundamentales y se mantienen sólo por razones oportunistas. Iniciar un proceso de revisión de la membresía en Bruselas parece ahora más necesaria que nunca; la estrategia para incluir a cualquier persona a toda costa resultó contraproducente y no volvió la cohesión entre los pueblos y las naciones que se esperaba, los factores de inestabilidad creciente en Bruselas y, a menudo, convirtiéndose en obstáculo para el logro de los objetivos de desarrollo objetivos políticos. Parece que ha llegado el momento de volver a examinar los criterios de adhesión y el ingreso en una Europa unida, para lograr un mínimo de valores compartidos y absolutamente convencido, sobre la que construir una casa común europea: no aceptar esto ya no tiene que participar. Tanto Hungría o incluso los estados más importantes.
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Wenn Ungarn will die Todesstrafe wiederherzustellen, müssen von der Europäischen Union getroffen werden

Milan Refugees - Gio, 30/04/2015 - 11:19
Kann die EU noch ihre Prinzipien und tolerieren verzichten innen Zustände, die Regierungen, die in der Tat sind geschieden, und Fremde mit den gemeinsamen Regeln und dürfte sich in Brüssel, nur für die wirtschaftliche Leistungen und Beiträge bleiben? Der Grund sollten insbesondere in einer Zeit akuter institutionelle Krise, die die Frage nach der Existenz der Institution nennt, vor allem für seine innere politische Schwäche und Mangel an internationaler Gewichts nein sagen,. Der Fall von Ungarn ist in dieser Hinsicht emblematische. Die Rechts-Koalition, die das Land führt, und dass immer wieder EU-Rechtsvorschriften über die Anwendung restriktiver Gesetze an die Presse, Wahlsysteme und illiberalen Verhalten konsequent auf die entgegengesetzt, wenn auch vage durchbrochen, der Europäischen Union, hat sich nun auf eine Debatte begonnen zugunsten der Todesstrafe. Diese Maßnahme wurde zum alleinigen Nutzen der Forderungen der extremen Rechten im Land aufgerufen wird, ist, dass ausschließlich im Zusammenhang mit dem Leben des Executive. Es ist nicht schwer zu glauben, dass, im Falle der Notwendigkeit des Überlebens der Regierung, konnte der ungarische Ministerpräsident bücken, um ein grundlegendes Prinzip der Europäischen Union verstoßen. Wenn die Verurteilung von Brüssel liegt auf der Hand, in diesem Fall werden die Worte sind nicht genug, aber es ist notwendig, dass die Proklamationen werden durch konkrete Tatsachen gefolgt. Bereits im vergangenen Jahr, die Exekutive der Europäischen Union hat ein Projekt, um die Anwendung der demokratischen Normen in den einzelnen Mitgliedstaaten zu messen will den Rückzug der Stimmrechte gestartet, mit der Möglichkeit der Sanktionierung eventueller autoritäre Tendenzen mit zum Beispiel. Diese Maßnahme, denn jetzt nie angewandt, scheint nicht ausreichend, um die Regeln der Demokratie und der Stabilität in Europa sehr Abwehr von aktuellen und vor allem zukünftigen Verletzungen, die auftreten können, zu bewahren. Es ist kein Geheimnis, dass in den alten Kontinent werden prognostiziert, um populistische Bewegungen und weit rechts, die tastete konnte, die Grundregeln Untermauerung der europäischen Pflanzen stürzen erhöhen. Es besteht eine klare Notwendigkeit, ein System zu etablieren Sanktions fahren vor Verletzungen dieser Art, die führt, als Höchststrafe, auch den Ausschluss von der Europäischen Union für das, was beweist, die Grundregeln nicht mehr akzeptieren, falls erforderlich, Sie müssen rechtlich gestärkt werden, auch die Überprüfung der Bedingungen für den Zugang und, falls erforderlich, stellen neue Signaturen durch die Erneuerung der Abkommen, auf die Mitgliedschaft der Europäischen Union. Das wäre auch eine Alternative zu der Notwendigkeit der Stärkung der politischen, der die einzige Möglichkeit bleibt für die Union zu einer Weltklasse internationalen politischen Thema geworden ist. Doch trotz der Debatte begann auf der ungarischen Frage im Europäischen Parlament, ganz oben Gesetzgeber Gemeinschaft ihre politische Schwäche innewohnt seinen Organen nachgewiesen. Dass der populären: Dies wurde in der Nichteinhaltung der Partei des Premierministers von Budapest zu sanktionieren, durch die eigene Gruppe wider. Es gab in der Tat, keine offizielle Position, vor allem der Verurteilung durch die Fraktion, die in der Theorie, durch die christlichen Werte in Politik übersetzt inspiriert. Darüber hinaus hat der ungarische Ministerpräsident auch wenig Sensibilität für das Thema Migranten gezeigt, wobei der einzige Regierungsbeamten, um nicht in der Sondersitzung zu diesem Thema, die in Brüssel stattfand, teilzunehmen. Will Europa nur in wirtschaftlicher Hinsicht, die die Kosten für die Wartung innerhalb des Umfangs der Staaten, die nicht teilen, die Grundprinzipien und bleiben nur aus opportunistischen Gründen dann bewertet werden denken. Starten Sie eine Überprüfungsprozess der Mitgliedschaft in Brüssel scheint jetzt notwendiger denn je; die Strategie zu schließen jemand um jeden Preis bewiesen kontraproduktiv und nicht den Zusammenhalt zwischen den Völkern und Nationen, die erwartet wurde, zurückzukehren, zunehmende Faktoren der Instabilität in Brüssel und, oft, immer Hindernis für die Entwicklungsziele politischen Ziele. Es scheint, dass die Zeit gekommen ist, um erneut zu prüfen, die die Kriterien für die Mitgliedschaft und die Zulassung zu einem vereinten Europa, um ein Minimum an gemeinsamen Werten und der festen Überzeugung, auf dem eine gemeinsame europäische Haus bauen zu erreichen: Sie müssen nicht akzeptieren muss nicht mehr teilnehmen. Sowohl Ungarn oder auch die wichtigsten Staaten.
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Si la Hongrie veut rétablir la peine de mort, il doit être mis hors de l'Union européenne

Milan Refugees - Gio, 30/04/2015 - 11:18
L'UE peut encore renoncer à ses principes et tolérant à l'intérieur des Etats qui ont des gouvernements qui sont en fait divorcé, et étrangers aux règles communes et est susceptible de rester à Bruxelles seulement pour les avantages économiques et les contributions? La raison devrait dire non, surtout à un moment de crise institutionnelle aiguë, qui remet en cause l'existence même de l'institution, en particulier pour sa faiblesse politique intrinsèque et le manque de poids international. Le cas de la Hongrie est à cet égard emblématique. La coalition de droite qui mène le pays et qui a violé à plusieurs reprises les lois de l'UE imposant des lois restrictives à la presse, les systèmes électoraux et le comportement antilibérale systématiquement opposé à la vague, même si, l'Union européenne, a lancé un débat en faveur de la peine de mort. Cette mesure a été invoquée pour le seul bénéfice des exigences de l'extrême droite dans le pays, qui est étroitement liée à la vie même de l'exécutif. Il est facile de croire que, en cas de nécessité de la survie du gouvernement, le Premier ministre hongrois pourrait baisser de violer un principe fondamental de l'Union européenne. Si la condamnation de Bruxelles est évident, dans ce cas, les mots ne sont pas assez, mais il est nécessaire que les proclamations sont suivis par des faits concrets. Déjà l'an dernier, l'exécutif de l'Union européenne a lancé un projet qui vise à mesurer l'application des normes démocratiques dans les Etats membres individuels, avec la possibilité de pénaliser des tendances autoritaires avec, par exemple, le retrait des droits de vote. Cette mesure, pour l'instant jamais été appliqué, ne semble pas suffisante pour préserver les règles de la démocratie et de la stabilité très européenne contre les violations actuelles et surtout futures, qui peut se produire. Il n'y a pas de secret pour personne que dans le vieux continent sont devrait augmenter mouvements populistes et d'extrême droite, qui pourrait à tâtons pour renverser les règles de base qui sous-tendent l'usine européenne. Il ya un besoin évident d'établir un système de sanctions en voiture en face de violations de ce type, ce qui conduit, comme peine maximale, même l'exclusion de l'Union européenne pour ce qui était de prouver de ne plus accepter les règles de base, si nécessaire, Ils doivent être légalement renforcés, également revoir les conditions d'accès et, si nécessaire, imposer de nouvelles signatures, à travers le renouvellement des accords, pour les membres de l'Union européenne. Ce serait aussi une alternative à la nécessité de renforcer politique, qui demeure la seule voie possible pour l'Union de devenir un sujet politique internationale de classe mondiale. Cependant, malgré le débat a commencé sur la question hongroise au Parlement européen, le législateur tout en haut Communauté a démontré sa faiblesse politique inhérente au sein de ses organes. Cela a été reflété dans l'échec de sanctionner le parti du Premier ministre de Budapest, par le propre groupe: celui de populaire. Il y avait, en fait, pas de position officielle, en particulier de la condamnation par le groupe politique, qui, en théorie, est inspiré par les valeurs chrétiennes traduites en politique. En outre, le Premier ministre hongrois a également montré peu de sensibilité à l'égard de la question des migrants, étant le seul représentant du gouvernement de ne pas participer à la réunion spéciale sur le sujet, qui a eu lieu à Bruxelles. Si l'Europe veut penser seulement en termes économiques, qui sont ensuite évalués les coûts de maintenance dans le périmètre des États qui ne partagent pas les principes fondamentaux et restent seulement pour des raisons opportunistes. Initier un processus d'adhésion à Bruxelles d'examen semble maintenant plus que jamais nécessaire; la stratégie pour inclure toute personne à tous les coûts prouvé contre-productif et ne revint pas la cohésion entre les peuples et les nations qui était attendu, les facteurs d'instabilité croissante à Bruxelles et, souvent, devenir obstacle à la réalisation des objectifs de développement objectifs politiques. Il semble que le temps est venu de réexaminer les critères d'adhésion et d'admission à une Europe unie, pour atteindre un minimum de valeurs partagées et absolument convaincu, sur laquelle construire une maison européenne commune: vous ne pas accepter ce ne doit plus participer. La Hongrie ou même les Etats les plus importants.
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Se Hungria quer a restaurar a pena de morte, deve ser levado para fora da União Europeia

Milan Refugees - Gio, 30/04/2015 - 11:17
A UE ainda pode renunciar aos seus princípios e tolerar dentro de Estados que têm governos que são, de facto, divorciado, e estranhos às regras comuns e é provável que se mantenha em Bruxelas apenas para benefícios económicos e contribuições? A razão deve dizer não, especialmente em um momento de crise institucional aguda, o que põe em causa a própria existência da instituição, especialmente por sua fraqueza política intrínseca e falta de peso internacional. O caso da Hungria é, neste aspecto emblemático. A coalizão de direita que leva o país e que violou repetidamente as leis da UE que imponham leis restritivas à imprensa, sistemas eleitorais e comportamento não-liberal sempre se opôs à, ainda que vaga, a União Europeia, já embarcou em um debate a favor da pena de morte. Esta medida foi invocado para o benefício exclusivo das demandas da extrema-direita no país, que está estritamente relacionada com a própria vida do executivo. Não é difícil acreditar que, em caso de necessidade de sobrevivência do governo, o primeiro-ministro húngaro poderia inclinar-se para violar um princípio fundamental da União Europeia. Se a condenação de Bruxelas é óbvio, neste caso, as palavras não são suficientes, mas é necessário que as proclamações são seguidas por fatos concretos. Já no ano passado, o executivo da União Europeia lançou um projeto que tem como objetivo mensurar a aplicação das normas democráticas nos Estados membros individuais, com a possibilidade de penalizar quaisquer tendências autoritárias com, por exemplo, a retirada de direitos de voto. Esta medida, por agora nunca foi aplicada, não parece suficiente para preservar as regras da democracia e da estabilidade muito europeu contra as violações atuais e futuras, especialmente, que pode ocorrer. Não é nenhum segredo que no velho continente deverão aumentar movimentos populistas e de extrema-direita, o que poderia tateou para derrubar as regras básicas que sustentam a planta Europeia. Há uma clara necessidade de estabelecer um sistema de sanções carro na frente de violações deste tipo, o que leva, como uma penalidade máxima, mesmo exclusão da União Europeia para o que estava provando não aceitam mais as regras básicas, se necessário, Eles devem ser legalmente fortalecido, também revisando as condições de acesso e, se necessário, impor novas assinaturas, através da renovação dos acordos, para a adesão à União Europeia. Isso também seria uma alternativa para a necessidade de reforçar política, que continua a ser o único caminho possível para a União a tornar-se um assunto político internacional de classe mundial. No entanto, apesar do debate iniciado na questão húngaro no Parlamento Europeu, o topo legislador comunitário demonstrou a sua fraqueza política inerente dentro de seus órgãos. Isso se refletiu na falta de sancionar o partido do primeiro-ministro de Budapeste, pelo grupo próprio: o de popular. Havia, de fato, nenhuma posição oficial, especialmente de condenação pelo grupo político, que, em teoria, é inspirada nos valores cristãos traduzidos em política. Além disso, o primeiro-ministro húngaro mostrou também pouca sensibilidade para a questão dos migrantes, sendo o único funcionário do governo de não participar na reunião especial sobre o assunto, que se realizou em Bruxelas. Se a Europa quer pensar só em termos económicos, que são então avaliados os custos de manutenção dentro do perímetro dos estados que não compartilham os princípios fundamentais e permanecem apenas por razões oportunistas. Iniciar um processo de avaliação da adesão, em Bruxelas, parece agora mais necessária do que nunca; a estratégia para incluir qualquer um a qualquer custo mostrou contraproducente e não voltou a coesão entre os povos e nações que era esperado, os fatores de instabilidade crescente em Bruxelas e, muitas vezes, tornando-se obstáculo para alcançar metas de desenvolvimento objetivos políticos. Parece que chegou a hora de reexaminar os critérios de adesão e admissão a uma Europa unida, para alcançar um mínimo de valores partilhados e absolutamente convencido, sobre a qual construir uma casa comum europeia: você não aceitar esta já não tem de participar. Tanto a Hungria ou mesmo os Estados mais importantes.
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Если Венгрия хочет восстановить смертную казнь, оно должно быть принято из Европейского Союза

Milan Refugees - Gio, 30/04/2015 - 11:16
Может ЕС по-прежнему отказывается от своих принципов и терпимости к внутри государств, имеющих правительства, которые на самом деле развелись, и незнакомы общих правил и, вероятно, останется в Брюсселе только для экономической выгоды и взносов? Причина должна сказать, нет, особенно в период острого институционального кризиса, который ставит под вопрос само существование института, особенно для ее внутренней политической слабости и отсутствия международного веса. Дело Венгрии в этом отношении символическим. Правая коалиция, которая ведет страну и неоднократно нарушил законы ЕС внушительные ограничительные законы в прессе, избирательные системы и поведение нелиберальной последовательно выступает против, хотя расплывчато, Европейский союз, теперь приступили к дискуссии в пользу смертной казни. Эта мера была вызвана исключительно пользу требований ультраправых в стране, что является строго связаны с самой жизнью исполнительной власти. Это не трудно поверить, что, в случае необходимости выживания правительства, Премьер-министр Венгрии может опускаться до нарушают фундаментальный принцип Европейского Союза. Если осуждение Брюсселе очевидно, в этом случае не хватает слов, но это необходимо, чтобы прокламации следуют конкретные факты. Уже в прошлом году, исполнительный Европейский Союз запустил проект, который направлен на измерение применение демократических норм в отдельных государствах-членах, с возможностью наказания либо авторитарные тенденции, например, вывод избирательных прав. Эта мера, в настоящее время не применяется, кажется, не достаточно, чтобы сохранить правила демократии и стабильности в Европе очень против нарушений настоящих и будущих, особенно, что может произойти. Это не секрет, что на старом континенте прогнозируется увеличение популистских движений и далеко право, которое может нащупал отменить основные правила, лежащие в основе европейский завод. Существует явная необходимость в создании системы санкций езды перед нарушениями такого рода, что приводит, в качестве максимального наказания, даже исключение из Европейского союза за то, что доказывал больше не принимать основные правила, если это необходимо, Они должны быть юридически укрепить, также рассматривает условия для доступа и, при необходимости, ввести новые подписи, через обновление соглашений, для вступления в Европейский Союз. Это также будет альтернатива необходимости укрепления политической, которая остается единственно возможный путь для объединения, чтобы стать мирового класса международной политической темой. Однако, несмотря на дебаты начались на венгерском вопросе в Европейском парламенте, самый верх законодательный сообщество продемонстрировало свою политическую слабость, присущую в пределах своих органов. Это нашло свое отражение в неспособности санкционировать партии премьер-министра Будапешта, в собственной группе: у популярной. Там не было, в самом деле, не официальная позиция, особенно осуждения политической группы, которая в теории, вдохновленные христианских ценностей, переведенных в политику. Кроме того, Премьер-министр Венгрии также показали немного чувствительность к вопросу мигрантов, будучи только чиновник не участвовать в специальном заседании по этому вопросу, которое состоялось в Брюсселе. Если Европа хочет думать только в экономическом плане, которые затем оцениваются затраты на обслуживание в пределах периметра государств, которые не разделяют основополагающие принципы и остаются только оппортунистических соображений. Инициировать процесс отзыв о членстве в Брюсселе, кажется теперь более чем когда-либо необходимо; Стратегия включает любой любой ценой оказалась контрпродуктивной и не вернуться сплоченности между народами и нациями, который был ожидаемым, увеличивая факторы нестабильности в Брюсселе и, зачастую, становится препятствием для достижения целей в области развития политические цели. Кажется, что пришло время пересмотреть критерии членства и допуска к объединенной Европе, чтобы достичь, как минимум, общих ценностей и абсолютно убежден, на котором строится общий европейский дом: вы не принять это больше не имеет к участию. Оба Венгрия или даже наиболее важные государства.
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如果匈牙利要恢復死刑,必須退出歐盟

Milan Refugees - Gio, 30/04/2015 - 11:15
歐盟仍然可以放棄自己的原則和容忍裡面有政府這實際上是離婚,和陌生人的共同規則,並有可能繼續留在布魯塞爾只為經濟利益和貢獻的國家?究其原因應該說沒有,尤其是在急性一次體制危機,這令人質疑的生存的機構,特別是其內在的政治上的軟弱和缺乏國際重量。匈牙利的情況下,在這方面是象徵性的。右翼聯盟,導致該國和一再違反歐盟的法律強加限制性法律報刊,選舉制度和不自由的行為一貫反對的,雖然模糊,歐盟,現在已經走上了辯論贊成死刑。這項措施對於最右側的國家需求的唯一好處是調用,這是嚴格相關行政機關的非常生活。不難相信,如果政府的生存必要性,匈牙利總理可能墮落到違反了歐盟的一項基本原則。如果布魯塞爾的譴責是顯而易見的,在這種情況下,詞是不夠的,但它是必要的佈告後跟具體的事實。早在去年,歐洲聯盟執行已經啟動,旨在衡量個別會員國的民主規範的應用程序的項目,以懲罰任何獨裁傾向與可能性,例如,投票權的撤出。這項措施,現在沒有申請,似乎並不足以維護民主的規則和對現在和將來尤其侵犯很歐洲穩定,可能發生的。這不是什麼秘密,在舊大陸預計將增加民粹主義運動和極右,這可能摸索顛覆基本規則支撐的歐洲工廠。顯然,有必要建立一個系統的制裁帶動此類侵害,從而導致了前面,作為最高處罰,甚至被排除在歐盟的什麼被證明不再接受基本的規則,如果需要的話,他們必須依法加強,也檢討訪問的條件,如有必要,實行新的簽名,通過協議的續簽,歐洲聯盟會員。這也將是一個替代需要加強政治,這是唯一可能的方式為聯盟成為一個世界級的國際政治議題。然而,儘管在辯論開始在歐洲議會匈牙利問題,很頂立社區展示了其旗下的器官所固有的政治弱點。這已反映在未能制裁總理布達佩斯的派對,在自己的組:即流行。有,事實上,沒有任何官方立場,特別是譴責的政治集團,這在理論上是通過轉化為政策的基督教價值觀的靈感。此外,匈牙利總理也表明對移民問題的敏感性不大,是唯一的政府官員不參加特別會議上的主題,這是在布魯塞爾舉行。如果歐洲想認為只有在經濟上,然後將它們評估維修費用不共享的基本原則,並保持只為伺機原因狀態的週界內。發起成員在布魯塞爾的審查過程似乎現在比以往任何時候都更有必要;該戰略包括任何人不惜一切代價證明適得其反,並沒有返回人民,並預計國家之間的凝聚力,增加了不穩定因素在布魯塞爾和,經常,成為阻礙實現發展目標政治目標。看來,時間已經到了重新審視的成員資格標準和錄取到一個統一的歐洲,實現了最小的共同的價值觀和絕對相信,在其上建立一個共同的歐洲家園:您不接受此不再參加。無論匈牙利甚至是最重要的國家。
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ハンガリーは死刑を復元したい場合には、欧州連合(EU)から取り出されなければならない

Milan Refugees - Gio, 30/04/2015 - 11:15
EUは、まだ共通のルールに離婚し、実際にしている政府、見知らぬ人を持っているだけの経済的給付と負担のためにブリュッセルに残る可能性がある状態の内部にその原則と容認を放棄することはできますか?その理由は、特にその固有の政治的弱さと国際​​重量不足のため、特に問題に機関の存在そのものを呼び出し、急性制度の危機の時に、ノーと言うべきです。ハンガリーの場合は、象徴的なこの点です。国をリード右翼連合、それは繰り返しプレスに制限された法律を課すEUの法律に違反した、選挙システムや一貫に反対利己的行動は、漠然とした欧州連合(EU)とはいえ、今の議論に着手しました死刑を支持して。この措置は、国の右端の要求の唯一の利益のために呼び出された、それは幹部の非常に生活に厳密に関連しています。これは、政府の生存の必要な場合には、ハンガリーの首相は、欧州連合(EU)の基本原則に違反することかがむことができる、ことを信じることは難しいことではありません。ブリュッセルの非難が明らかである場合は、この場合には言葉だけでは十分ではありませんが、それは布告が、具体的な事実関係が続いていることが必要です。すでに昨年、欧州連合(EU)の幹部は、例えば、議決権の撤回を任意の権威傾向を不利にする可能性と、個々の加盟国で民主的規範の適用を測定することを目的とするプロジェクトを立ち上げました。この措置は、今適用されることはありませんのために、民主主義と発生する可能性がある現在、特に将来の違反に対する非常にヨーロッパの安定性の規則を保存するのに十分でないようです。それは古い大陸欧州工場を支える基本的なルールを覆すために弄らができポピュリスト運動や極右を、増加すると予測されていることは秘密ではありません。制裁がもたらすこの種の違反の前にドライブの最高刑として、システムを構築するための明確な必要性があり、必要であれば、もはや、基本的なルールを受け入れないことが証明されたもののための欧州連合(EU)からさえ排除、彼らは合法的に必要であれば、欧州連合(EU)のメンバーシップのために、契約の更新を通じて、新しいシグニチャを課し、アクセスのための条件を検討して、強化されなければなりません。それはまた、世界トップクラスの国際的な政治課題となってする組合のためにのみ可能な方法のままで政治を強化する必要性、の代わりになります。議論は欧州議会でハンガリーの質問に始めたにもかかわらずしかし、非常にトップ議会のコミュニティは、その器官内の固有の政治的な弱さを示しました。人気の:これは、自身のグループによって、ブダペストの首相のパーティーを制裁するために失敗に反映されています。公式立場は、特に理論的には、ポリシーに翻訳キリスト教の価値観に触発された政治団体による非難の、実際には、ありませんでした。また、ハンガリーの首相はブリュッセルで開催された件名、上の特別会合に参加しないための唯一の政府関係者であること、移民の問題に向かって少し感度を示しました。ヨーロッパは基本原則を共有し、日和見的な理由のためにのみ残っていない状態の周囲内メンテナンスのコストを、次に評価され、経済的な観点からだけ考えるしたい場合。今まで以上に必要と思われるブリュッセルの会員の審査プロセスを開始します。すべてのコストで誰を含めるための戦略は逆効果を証明し、開発目標を達成するための障害となって、多くの場合、ブリュッセルで不安定の要因を増加、予想された人々と国家間の結束を返しませんでした政治的な目的。それは時間が欧州共通の家を構築するためにその上に共通の価値観と絶対に確信し、最小を達成するために、統一ヨーロッパへのメンバーシップと入学の基準を再検討するようになっているようだ:あなたは、これはもはや参加してい受け付けません。ハンガリー、さらに最も重要な状態の両方。
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إذا أرادت المجر لاستعادة عقوبة الإعدام، لا بد من اتخاذها للخروج من الاتحاد الأوروبي

Milan Refugees - Gio, 30/04/2015 - 11:13
لا يزال الاتحاد الأوروبي تتنازل عن مبادئها والتغاضي داخل الدول التي لديها حكومات التي هي في حقيقة مطلقة، والغرباء إلى قواعد مشتركة، ومن المرجح أن تظل في بروكسل فقط للفوائد الاقتصادية والمساهمات؟ السبب أن أقول لا، خاصة في وقت الأزمات المؤسسية الحادة، التي تدعو إلى التشكيك في وجودها للمؤسسة، وخاصة بالنسبة للضعفها السياسي الجوهري ونقص وزنه الدولي. حالة هنغاريا في هذا الصدد رمزية. الائتلاف اليميني الذي يقود البلاد والتي انتهكت مرارا وتكرارا قوانين الاتحاد الأوروبي فرض القوانين المقيدة للصحافة، النظم الانتخابية والسلوك الليبرالي عارضت ل، وإن كانت غامضة، والاتحاد الأوروبي، شرعت الآن على النقاش لصالح عقوبة الإعدام. تم استدعاء هذا الإجراء لصالح الوحيدة لمطالب اليمين المتطرف في البلاد، وهذا هو ذات الصلة تماما مع الحياة جدا من السلطة التنفيذية. ليس من الصعب أن نصدق أنه في حالة ضرورة بقاء الحكومة ورئيس الوزراء الهنغاري يمكن أن تنحدر إلى انتهاك مبدأ أساسي من مبادئ الاتحاد الأوروبي. إذا إدانة بروكسل واضحة، في هذه الحالة الكلمات لا تكفي، ولكن من الضروري أن يتم اتباع التصريحات التي حقائق ملموسة. بالفعل في العام الماضي، أطلقت الهيئة التنفيذية للاتحاد الأوروبي مشروعا يهدف إلى قياس تطبيق القواعد الديمقراطية في الدول الأعضاء، مع إمكانية معاقبة أي النزعات الاستبدادية، على سبيل المثال، وسحب حق التصويت. هذا التدبير، لتطبيقها الآن أبدا، لا يبدو كافيا للحفاظ على قواعد الديمقراطية والاستقرار الأوروبي جدا ضد الانتهاكات الحالية والمستقبلية خصوصا، التي قد تحدث. وليس سرا أن من المتوقع في القارة العجوز لزيادة الحركات الشعبوية واليمين المتطرف، والتي يمكن أن متلمس لقلب القواعد الأساسية التي يقوم عليها المصنع الأوروبي. هناك حاجة واضحة لإنشاء نظام للعقوبات بالسيارة أمام انتهاكات من هذا النوع، الأمر الذي يؤدي، كما أقصى عقوبة، حتى الاستبعاد من الاتحاد الأوروبي لما يبرهن على لم تعد تقبل القواعد الأساسية، إذا لزم الأمر، ولا بد من تعزيزها من الناحية القانونية، ومراجعة أيضا شروط الحصول، وإذا لزم الأمر، فرض تواقيع جديدة، من خلال تجديد الاتفاقات، لعضوية الاتحاد الأوروبي. وسيكون ذلك أيضا بديلا لضرورة تعزيز السياسية، التي لا تزال السبيل الوحيد للاتحاد لتصبح موضوع سياسي دولي من الطراز العالمي. ومع ذلك، على الرغم من بدء مناقشة المسألة الهنغارية في البرلمان الأوروبي، أظهرت كبار جدا التشريعية الجماعة الضعف السياسي الكامن داخل أجهزتها. وقد انعكس ذلك في عدم معاقبة حزب رئيس الوزراء من بودابست، حسب المجموعة الخاصة: أن من شعبية. كان هناك، في الواقع، لا يوجد موقف رسمي، خصوصا من إدانة الجماعة السياسية، التي من الناحية النظرية، ومستوحاة من القيم المسيحية ترجمتها إلى السياسة. وبالإضافة إلى ذلك، أظهر رئيس الوزراء الهنغاري أيضا حساسية قليلا تجاه قضية المهاجرين، ويجري المسؤول الحكومي الوحيد الذي لن يشارك في الاجتماع الخاص حول هذا الموضوع، الذي عقد في بروكسل. إذا أرادت أوروبا أن نفكر فقط من الناحية الاقتصادية، والتي يتم بعد ذلك تقييم تكاليف الصيانة داخل محيط من الدول التي لا تشترك في المبادئ الأساسية وتبقى فقط لأسباب انتهازية. الشروع في عملية استعراض عضوية في بروكسل يبدو الآن أكثر ضرورة من أي وقت مضى. استراتيجية لتشمل أي شخص مهما كان الثمن أثبت نتائج عكسية ولم يعودوا تماسك بين الشعوب والأمم التي كان من المتوقع، وزيادة عوامل عدم الاستقرار في بروكسل، وكثير من الأحيان، تصبح عائقا أمام تحقيق الأهداف الإنمائية أهداف سياسية. يبدو أن الوقت قد حان لإعادة النظر في معايير العضوية والانضمام إلى أوروبا الموحدة، لتحقيق الحد الأدنى من القيم المشتركة واقتناعا منها على الاطلاق، لبناء منزل أوروبي مشترك: أنت لا تقبل هذا لم يعد لديه للمشاركة. كل من المجر أو حتى الدول الأكثر أهمية.
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Se l'Ungheria vuole ristabilire la pena di morte, deve essere messa fuori dell'Unione Europea

Milan Refugees - Gio, 30/04/2015 - 11:12
Può l’Unione Europea derogare ancora ai suoi principi e tollerare al suo interno stati che hanno governi che sono di fatto avulsi ed estranei alle norme comuni e, probabilmente, restano dentro a Bruxelles soltanto per avere benefici economici e contributi? La ragione dovrebbe dire di no, soprattutto in un momento di acuta crisi istituzionale, che mette in dubbio l’esistenza stessa dell’istituzione, soprattutto per la sua debolezza politica intrinseca e lo scarso peso internazionale. Il caso dell’Ungheria è, al riguardo, emblematico. La coalizione di destra che guida il paese e che ha già più volte infranto le leggi comunitarie, imponendo leggi restrittive alla stampa, sistemi elettorali illiberali ed un comportamento costantemente contrario all’indirizzo, seppure vago, dell’Unione Europea, ha ora intrapreso un dibattito a favore della pena di morte. Questa misura è stata invocata ad esclusivo beneficio delle richieste dell’estrema destra del paese, che è strettamente funzionale alla vita stessa dell’esecutivo. Non è difficile credere che, in caso di necessità della sopravvivenza del governo, il premier ungherese potrebbe abbassarsi a violare un principio fondamentale dell’Unione Europea. Se la condanna di Bruxelles è scontata, in questo caso non bastano più le parole, ma occorre che i proclami siano seguiti da fatti concreti. Già lo scorso anno l’esecutivo dell’Unione Europea ha varato un progetto che vuole misurare l’applicazione delle regole democratiche nei singoli stati aderenti, con la possibilità di sanzionare eventuali derive autoritarie con, ad esempio, il ritiro del diritto di voto. Questa misura, per ora mai applicata, non sembra sufficiente a preservare le regole democratiche e la stessa stabilità europea contro le violazioni presenti e soprattutto future, che potranno verificarsi. Non è un mistero che nel vecchio continente sono previsti in crescita i movimenti populisti e di estrema destra, che potrebbero tentare di stravolgere le regole basilari su cui poggia l’impianto europeo. Esiste una chiara necessità di varare un sistema sanzionatorio rigido di fronte a violazioni di questo tipo, che porti, come pena massima, anche all’esclusione dall’Unione Europea per quello stato che dimostri di non accettare più le regole fondamentali, che se necessario, devono essere rafforzate legalmente, anche rivedendo le condizioni di accesso ed, eventualmente, imporre nuove firme, tramite il rinnovo degli accordi, per l’adesione all’Unione Europea. Ciò potrebbe anche costituire una via alternativa al necessario rafforzamento politico, che resta l’unica strada possibile per fare diventare l’unione un soggetto politico internazionale di levatura mondiale. Tuttavia, nonostante il dibattito iniziato sulla questione ungherese al parlamento europeo, proprio il massimo organo legislativo comunitario ha dimostrato una propria debolezza politica intrinseca all’interno dei suoi organi. Ciò si è concretizzato con la mancata sanzione al partito del premier di Budapest, da parte dal proprio gruppo di appartenenza: quello dei popolari. Non vi è stata, infatti, alcuna presa di posizione ufficiale, soprattutto di condanna, da parte del gruppo politico, che in teoria, si ispira ai valori cristiani tradotti in politica. Inoltre il premier ungherese ha dimostrato anche scarsa sensibilità nei confronti del tema dei migranti, essendo l’unico esponente governativo a non partecipare alla riunione straordinaria sul tema, che si è tenuta a Bruxelles. Se l’Europa vuole ragionare solo in termini economici, allora che vengano valutati anche i costi del mantenimento all’interno del perimetro dell’Unione di stati che non condividono i principi fondativi e restano solo per motivi opportunistici. Avviare un processo di revisione dell’appartenenza a Bruxelles sembra ora più necessario che mai; la strategia di includere chiunque ad ogni costo si è rivelata controproducente e non ha prodotto quella coesione tra i popoli e le nazioni che era attesa, aumentando i fattori di instabilità all’interno di Bruxelles e, spesso, diventando ostacolo al raggiungimento degli obiettivi di sviluppo politico prefissati. Pare che sia arrivato il momento di ridiscutere i criteri di appartenenza e di ammissione all’Europa unita, per raggiungere un minimo di valori condivisi in maniera assoluta e convinta, sui quali costruire la casa comune europea: chi non accetta ciò non deve più partecipare. Sia l’Ungheria o anche stati più importanti.
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JAZZ DAY

Milan Refugees - Gio, 30/04/2015 - 10:31
30 aprile 2015 - ore 18.00, Sala Bossi del Conservatorio G. B. Martini Il giorno 30 Aprile 2015 il Conservatorio di Musica "G. B. Martini" di Bologna partecipa alla Giornata Internazionale del Jazz, indetta dall'Unesco INGRESSO LIBERO! Musicisti: Giovanni Piscopo, voce Lorenzo Sansoni, voce Marco Vecchio, sax alto Davide Romeo, sax tenore Canio Coscia, sax tenore Fabrizio Scianò, chitarra Michele Curedda, piano Stefano Chio, contrabbasso Alberto Zanotti, batteria Sara Battaglini, voce Dionisia Cassiano, voce Giorgio Babbini, clarinetto Alessio Falcone, piano Antonello Sabatini contrabbasso Vincenza Borrelli, voce Giovanni Benvenuti, sax tenore Lorenzo Manfredini, trombone Pietro Guarracino, chitarra Marcello Cassanelli, piano Giammaria Fano, piano Gianbattista Giorgi, basso elettrico Giacomo Scheda, batteria Coordinati dal M° Paolo Silvestri
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Toro-Juve e l’ultrà che morde il cane: quando gli scontri cancellano il calcio giocato

Milan Refugees - Gio, 30/04/2015 - 09:56
Domenica pomeriggio a Torino abbiamo assistito a un Evento e a un Non Evento: il Non Evento è trascorso sul rettangolo verde della partita, un derby Toro-Juve. L’Evento si è materializzato qualche minuto prima del Non Evento, quando un grosso petardo è esploso nel settore della curva Sud più vicino allo spicchio degli ospiti, provocando tra i tifosi granata una decina di feriti – per fortuna in modo lieve. Se vostra zia ha visto almeno un telegiornale negli ultimi giorni, provate a chiederle se ha sentito la storia della bomba carta. Poi domandatele chi ha vinto la partita. Capirete così perché, a dispetto del fatto che i granata non battevano la Juve sul campo da vent’anni, la bomba carta è diventata la vera notizia, o come si dice in gergo giornalistico “l’uomo che morde il cane”. Al fattaccio è seguita un’escalation mediatica che non si arresta tuttora: la responsabilità del botto rimbalza tra granata e juventini, mentre la vicenda si arricchisce di ricostruzioni incrociate e contraddittorie. In margine arriva la confessione di un uomo di mezza età colto nell’atto di tirare due manate alla fiancata del pullman della Juventus (al quale è stato rotto un vetro, ma in un diverso momento). C’è pure l’intervista esclusiva al padre del diffidato che ha lanciato un fumogeno raccolto da terra. Ora, mettiamo subito in chiaro che non c’è nessuno da salvare e niente da giustificare, tantomeno se si parla di bombe carta. Ma un conto è domandare la giusta sanzione per le scelleratezze e pretendere che i controlli vengano fatti per davvero, un altro è cercare di capire come mai episodi simili siano divenuti eventi di una portata giornalistica tale da oscurare lo stesso evento-partita. Le intemperanze sugli spalti hanno oscurato il calcio giocato Perché non è sempre stato così, e chiunque ne dubiti provi a scorrere gli archivi telematici dei giornali, a partire dagli anni Settanta e Ottanta fino al decennio Novanta e oltre. Gli incidenti erano molti di più e molto più gravi, ma rimanevano confinati alla cronaca nera, spesso quella cittadina, parecchio al di là delle prime pagine sportive e non. Era negligenza dei cronisti? Era prudenza atta a scoraggiare l’emulazione di simili comportamenti? O era – specie negli anni di piombo – un riflesso di tempi permeati da tanta, troppa violenza? Difficile rispondere, sta di fatto che fino ad anni molto recenti la gerarchia dei valori-notizia nel calcio è stata assai diversa dall’attuale. È inutile nascondersi dietro a frasi di rito come “vorremmo potervi parlare di calcio giocato, ma purtroppo ancora una volta…”: ormai ogni settimana c’è un’”emergenza”, uno “scandalo”, una “vergogna” legata al tifo, e questo non accade soltanto in presenza di episodi che si impongono da soli all’attenzione pubblica, come la morte di Ciro Esposito o la devastazione di piazza di Spagna ad opera degli hooligans olandesi. Lungi dal sottolineare la portata dei fatti veramente gravi, questo clima di denuncia permanente li affoga tutti in un mare di rassegnata indignazione, dove non si distingue più nulla: dalla polemica contro mamma Esposito alla contestazione contro la Roma eliminata in coppa Italia, dalla ramanzina del capo ultrà atalantino al raid allo stadio di Varese, dalle bombe carta ai gestacci contro il pullman, tutto diventa ugualmente “inaccettabile” e “indegno”. E allora via alla girandola di “soluzioni”, in un climax di assurdità: vietare gli striscioni (anche quelli per Armandino, perché è meglio non correre rischi), impedire ai giocatori di “frequentare gli ultras” (sic), punire le società che intrattengono rapporti con le curve dopo aver proclamato per anni che la via maestra passava per la collaborazione tra club e tifosi “come in Inghilterra”. Il calcio italiano è ridotto in uno stato miserevole come non mai: privo di scossoni al vertice, povero di talenti e di quattrini, disertato da spettatori, sponsor e grandi nomi. Eppure la bulimia mediatica non può placarsi, anzi si fa tanto più grave quanto meno si riesce a raccontare colpi di mercato e polemiche arbitrali come ai “bei tempi”. Restano gli ultras, vestigia di un tifo che va morendo di anno in anno ma può ancora servire come bersaglio ideale su cui pestare a man salva: a torto o a ragione li si può tacciare di qualunque nefandezza, finanche di mafia. Non hanno né uffici stampa pronti a recriminare né avvocati o amici che si faranno sentire ai piani alti delle redazioni. Per questo, almeno fino a quando gli stadi non verranno chiusi ad oltranza, si troverà sempre lo striscione o il coro da additare alla pubblica esecrazione, anche in mancanza di bombe carta. Benvenuti in serie A, dove ad ogni turno di campionato un ultrà morde un cane.  

(rassegna stampa, Barbadillo.it)

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San Giuseppe Benedetto Cottolengo

Milan Refugees - Gio, 30/04/2015 - 08:12

San Giuseppe Benedetto Cottolengo

Sacerdote, fondatore :

Piccola Casa della Divina Provvidenza

G iuseppe Benedetto Cottolengo nasce il 3 maggio 1786 a Bra, una cittadina della provincia di Cuneo, in una famiglia medio borghese con salde radici cristiane. È il primogenito di 12 figli di cui 6 muoiono in tenera età. Fin dalla sua fanciullezza aveva mostrato grande sensibilità verso i poveri. Sceglie la via del sacerdozio, seguito anche da due fratelli. Gli anni della sua giovinezza sono attraversati dall’avventura napoleonica e dai conseguenti disagi in campo religioso e sociale.   Compiuti gli studi filosofici e teologici, viene ordinato sacerdote l’8 giugno 1811 nella cappella del seminario di Torino e nominato viceparroco a Corneliano d’Alba. Successivamente riprende gli studi e si trasferisce a Torino, dove nel 1816 si laurea in teologia presso la Regia Università. Due anni dopo viene nominato canonico e aggregato al gruppo di sacerdoti teologi addetti alla chiesa delCorpus Domini di Torino. Trascorre serenamente quel periodo e si distingue per il suo impegno nel predicare, nel confessare e nella dedizione ai poveri.   Gli anni tra il 1822 e il 1827 sono caratterizzati da una crescente sensibilità spirituale, che assume l’impronta di un deciso distacco dagli interessi materiali, accompagnato da una tensione per la ricerca di un nuovo modo di vivere la sua vocazione sacerdotale; la meditazione della biografia di S. Vincenzo de’ Paoli lo conduce ad una maturazione della sua dimensione umana e spirituale. Il 2 settembre 1827 viene chiamato per amministrare i sacramenti ad una donna in fin di vita, respinta dagli ospedali della città. In quel tragico episodio, riesce a percepire con più chiarezza i disegni di Dio per la sua vita. Per evitare il ripetersi di simili tragedie umane, animato da divina ispirazione, decide di impegnarsi a soccorrere e assistere le persone abbandonate.   È il 17 gennaio 1828 quando prende in affitto alcune stanze non lontano dalla chiesa del Corpus Domini. Qui, grazie alle generosa disponibilità di alcune signore, in particolare della Signora Marianna Nasi Pullino, e di volontari, ha inizio l’opera. Anche se sprovvisto di fondi e di rendite Giuseppe Cottolengo continua ad accogliere persone in stato di grave bisogno o abbandonate. Questa condizione di povertà di mezzi lo fa sentire pienamente libero di confidare in Dio ed essere aiutato dalla Sua Provvidenza. La prima struttura di accoglienza di malati in stato di abbandono incontra una seria di contrasti che ne segnano presto la fine. Tuttavia, sorretto dalla fede nell’azione di Dio, il Cottolengo viene ispirato ad aprire, nel 1832, una nuova casa nel quartiere torinese Valdocco (dove attualmente trova ancora la sua collocazione), e che denomina “Piccola Casa della Divina Provvidenza”, più comunemente conosciuta col nome del suo fondatore : il Cottolengo.   Aumenta il numero dei ricoverati e Giuseppe Cottolengo pone alcune famiglie religiose al loro servizio: le Suore Vincenzine, i Fratelli di S. Vincenzo e i Sacerdoti della SS. Trinità.Dà inoltre vita ad alcune famiglie religiose: l’Istituto religioso delle Suorei Fratelli e la Società dei Sacerdoti a lui intitolati. Pur attraversando nella sua vita momenti drammatici, Giuseppe Cottolengo ha sempre mantenuto serena fiducia di fronte agli eventi: attento a cogliere il ruolo della paternità divina, riconosce in tutte le situazioni la presenza e la misericordia di Dio e, nei poveri, l’immagine più amabile della Sua grandezza. Per mantenere in vita l’opera iniziata, Giuseppe Cottolengo vive tra difficoltà e ostacoli ma non dimentica mai di trattare i poveri con grande rispetto e stima, rivelando speciale affetto per i più indifesi. In tutti i modi possibili al suo tempo, opera per tutelare la loro dignità di essere umani. Con tratti profondamente paterni, con loro si mostra gioioso, pieno di iniziative, rispettoso della loro personalità e dei loro gusti.   Si ammala di tifo e capisce che i suoi giorni sono contati. Si distacca allora volontariamente dalle opere che aveva compiuto per Dio e conclude il suo cammino di fede e di vita nella casa di suo fratello Luigi a Chieri. Qui muore santamente il 30 aprile 1842. Giuseppe Benedetto Cottolengo fu sepolto a Torino nella Piccola Casa, in una cappella della chiesa principale, dove riposa ancora oggi.   In seguito ai numerosi miracoli verificatisi per sua intercessione, Pp Benedetto XV (Giacomo della Chiesa, 1914-1922) lo beatificò il 28 aprile 1917 e Pp Pio XI (Ambrogio Damiano Achille Ratti, 1922-1939) lo canonizzò il 19 marzo 1934.   Oltre alla commemorazione nel Martyrologium Romanum, il santo Cottolengo, per le sue peculiari opere caritatevoli, ha meritato di essere citato nella prima lettera enciclica di Pp Benedetto XVI Deus Caritas Est (Par. 40).   San Giuseppe B. Cottolengo amava ripetere, infatti, “Charitas Christi urget nos” (L’Amore di Cristo ci spinge), consapevole che ogni attività assistenziale deve trarre ispirazione dalla pagina evangelica del giudizio finale (Mt 25, 31-40) e dall'ammonimento di Gesù ad abbandonarsi con fiducia alla Provvidenza celeste (cfr Mt 6, 25-34). Era la carità cristiana illuminata dalla fede che gli diceva: “Amen dico vobis : quamdiu fecistis uni de his fratribus meis minimis mihi fecistis.(“In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me.”) (Mt 25,40)   La “Piccola Casa della Divina Provvidenza”, grazie al suo crescente sviluppo, attualmente estende il raggio della sua azione fuori delle proprie originarie strutture, allargando le braccia ai poveri di altre città d'Italia e nazioni, dal Kenya agli Stati Uniti, alla Svizzera, all'India, all'Ecuador e alla Tanzania.

Per approfondimenti:

>>> Cottolengo

Fonti principali: cottolengo.org; vatican.va; wikipedia.org (“RIV./gpm”).
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« Un apostolo non è più grande di chi lo ha mandato »

Milan Refugees - Gio, 30/04/2015 - 08:10
Meditazione del giorno Concilio Vaticano II Constituzione dogmatica sulla Chiesa (Lumen gentium), §8 Come Cristo ha compiuto la redenzione attraverso la povertà e le persecuzioni, così pure la Chiesa e chiamata a prendere la stessa via per comunicare agli uomini i frutti della salvezza. Gesù Cristo « che era di condizione divina... spogliò se stesso, prendendo la condizione di schiavo » (Fil 2,6-7) e per noi « da ricco che era si fece povero » (2 Cor 8,9): così anche la Chiesa, quantunque per compiere la sua missione abbia bisogno di mezzi umani, non è costituita per cercare la gloria terrena, bensì per diffondere, anche col suo esempio, l'umiltà e l'abnegazione. Come Cristo infatti è stato inviato dal Padre « ad annunciare la buona novella ai poveri, a guarire quei che hanno il cuore contrito » (Lc 4,18), « a cercare e salvare ciò che era perduto» (Lc 19,10), così pure la Chiesa circonda d'affettuosa cura quanti sono afflitti dalla umana debolezza, anzi riconosce nei poveri e nei sofferenti l'immagine del suo fondatore, povero e sofferente, si fa premura di sollevarne la indigenza e in loro cerca di servire il Cristo... La Chiesa « prosegue il suo pellegrinaggio fra le persecuzioni del mondo e le consolazioni di Dio » (San Agostino), annunziando la passione e la morte del Signore fino a che egli venga (1 Cor 11,26). Dalla virtù del Signore risuscitato trae la forza per vincere con pazienza e amore le afflizioni e le difficoltà, che le vengono sia dal di dentro che dal di fuori, e per svelare in mezzo al mondo, con fedeltà, anche se non perfettamente, il mistero di lui, fino a che alla fine dei tempi esso sarà manifestato nella pienezza della luce.
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1° Maggio a Modena

Milan Refugees - Gio, 30/04/2015 - 07:52
Venerdì Primo Maggio a Modena. - Ore 9 Presidio: ritrovo in piazza Matteotti alle ore 8.50 - Ore 13 Pranzo, 10 euri col Bere, Prenotatevi. - Ore 16.30 Dibattito, proiezione, presentazione del nuovo numero della Locomotiva, eventuale resoconto sul presidio della mattina. - Ore 18.00 Concerti: suoneranno i Fratelli Grimm e i Sumeri. - Ore 20.30 Cena: (avanzi del pranzo) e spazio per eventuale dibattito / resoconto sulla giornata a Milano. - Ore 24 Concerti: A-Band e Le Ossa. Lunedì 4 Maggio - Ore 21 a Libera Concerti: Total Chaos+NoWhiteRag+Suburban Uproar
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1° Maggio a Milano

Milan Refugees - Gio, 30/04/2015 - 07:44
Riappropriamoci del Primo Maggio Vogliamo innanzitutto rimarcare che il Primo Maggio ci porta a ricordare quella grande protesta contro l’assassinio deciso dal Tribunale di Chicago nei confronti di cinque anarchici colpevoli di essere stati alla testa delle lotte operaie del grande sciopero e manifestazione del 1° maggio 1886, in America, che rivendicavano la conquista della giornata di 8 ore per tutti. Nella giornata del Primo Maggio 2015 sarà attivato all’interno del CSA Cox 18, in via Conchetta 18, a Milano, uno “spazio tematico” sulla storia e l’attualità dei contenuti del Primo Maggio. Saranno esposte “composizioni artistiche, artigianali” e una mostra sul tema. Ci saranno esibizioni musicali e canti. Ci saranno interventi di quanti vorranno aderire all’iniziativa. L’iniziativa si svolgerà per l’intera mattinata, dalle 9 alle 13. Ci sarà un pasto nell’occasione, prima della partenza del corteo che da quel luogo, alle 13, raggiungerà piazza 24 maggio per la manifestazione. Abbiamo sentito la necessità di una iniziativa per la “Riappropriazione del Primo Maggio” di fronte all’atteggiamento delle Istituzioni, questa’anno più che mai in virtù dell’evento Expo che per noi significa, al di là delle balle che raccontano sul “nutrire il pianeta”, enorme spreco di denaro pubblico, devastazione ambientale, regalo alle cosche mafiose; significa essere al servizio delle multinazionali nella loro opera di speculazione e di controllo nell’affare della distribuzione del cibo nel pianeta; significa sfruttamento della mano d’opera giovanile attraverso la pratica di contratti di lavoro “volontario” gratuito o pagato una miseria. Esprimiamo tutta la nostra piena solidarietà ai lavoratori della Scala che rivendicano il proprio diritto di non prestare la loro mano d’opera nella giornata del 1° Maggio. USI – AIT prov. milanese
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Guarda le vecchie produzioni di Nicola Angrisano

InsuTv - Mar, 28/04/2015 - 21:50

Stiamo mettendo in rete le prime produzioni di insu^tv. Ecco alcuni dei video contro la guerra girati nel 2003.

Un fiore muore per la guerra

spot Nowar di insu^tv-GlobalTV 2003 contro i bombardamenti anglo-americani in Iraq

un fiore muore per la guerra from Nicola Angrisano on Vimeo.

La famiglia pace

2003 il primo video sit-com di insu^tv contro i bombardamenti anglo-americani in Iraq!No alla guerra!!

La famiglia pace from Nicola Angrisano on Vimeo.

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Romart 2015

Milan Refugees - Gio, 23/04/2015 - 20:42

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