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Liberate Aalì Akhta

L'Associazione antirazzista ed interetnica “3 febbraio” denuncia il comportamento inaccettabile delle autorità di polizia nei confronti del proprio associato, di nazionalità pachistana e di etnia Kashmira, rifugiatosi in Italia anche a causa delle discriminazioni della propria etnia, ed a causa delle drammatiche condizioni di vita all’indomani del gravissimo sisma di 3 anni fa.

Difendiamoci dalle misure contro gli immigrati

Il governo italiano sta peggiorando le condizioni di vita degli immigrati. Non dà alcuna possibilità a quelli clandestini per diventare regolari, rende più difficile la vita di quelli che hanno ottenuto il permesso di soggiorno e introduce controlli e limitazioni della libertà anche per gli stessi cittadini italiani.
In nome della sicurezza, con il pretesto di colpire i criminali e i terroristi che invece continuano ad agire liberamente difesi dalle istituzioni loro amiche e complici, vengono colpiti i più deboli e quelli che cercano di migliorare la propria esistenza cercando un lavoro onesto e una vita dignitosa.
In questi mesi si parla molto del pacchetto sicurezza, che definisce l'insieme delle misure che il governo ha già preso, tramite i suoi poteri, o ha intenzione di prendere facendo approvare una legge dal parlamento.

Addio a Mama Africa tra solidarietà, diffidenza e banalità

Negli ultimi giorni siamo stati inondati da fiumi di parole sulla scomparsa di Miriam Makeba, fiumi a cui sarebbe inutile aggiungere altro. Vorrei solo provare a raccontare l’emozione di chi l’amava da anni come personaggio e come artista, e quella sera era lì, a vivere un’emozione che non può essere descritta, ma solo condivisa.

Confesso che sono tra quelli che avevano storto il naso nel vedere il nome della grande Miriam accostato a quello di Maria Nazionale, ma poi, riflettendo sullo spirito di quella serata, aveva apprezzato quello che al di là di ogni retorica e strumentalizzazione era voler condividere un momento di festa contro la paura e l’indifferenza. Paura di un luogo dove i diritti sono umiliati, dove si vive da schiavi e ci si ricorda della dignità di fronte alle stragi.

Paura, retorica e strumentalizzazione che si avvertivano nell’aria avvicinandosi al luogo del concerto, nei visi degli immigrati a cui ci si accostava per chiedere un’indicazione, in quelli dei militari in assetto da guerra che l’indicazione la davano, magari sbagliata, senza che gliela si chiedesse. Nelle parole dei politici che blaterano di stato e antistato e nella presenza sul palco di logorroici presentatori televisivi con il loro carico di banalità di cui non si sarebbe sentita la mancanza.

Una scuola per tutti, aperta al mondo, senza discriminazioni

Appello ai giovani, agli immigrati e a chi lavora nella scuola

Una nuova decisione del governo Berlusconi, una nuova “idea” della Lega , un’altra ingiustizia: i bambini immigrati non potranno andare a scuola insieme agli altri bambini, avranno classi differenziate, separate. Classi di serie B. I bambini immigrati saranno divisi dagli altri bambini. Studieranno separatamente, giocheranno separatamente. Quello che c’è di più bello e importante per i bambini cioè stare insieme e crescere insieme, viene impedito. Nelle classi differenziate dovranno andare i bambini che avrebbero, secondo loro, difficoltà a parlare italiano, ad integrarsi. Ma i bambini imparano rapidamente le lingue, e molte altre cose, proprio perché non hanno chiusure mentali né sentimentali. E i bambini immigrati spesso sono più maturi dei loro coetanei perché hanno vissuto il cambiamento ed a volte la sofferenza.

Come continuare l'impegno antirazzista dopo il 4 ottobre

La manifestazione del 4 ottobre a Roma è stato un successo; all’appello per una manifestazione nazionale antirazzista lanciato da Socialismo rivoluzionario nel mese di giugno, l’A3F ha subito risposto e ha cominciato a costruire un evento che è stato unico in Italia e che si è fatto sentire ai quattro angoli del mondo. Dall’Argentina al Senegal alla Cina alla Francia, non c’è oggi luogo in cui non si è saputo della manifestazione. 15.000 anime, di colori e provenienze diverse, unite nel gridare la propria voglia di una società più libera e più giusta, in cui poterci tutti riconoscere come parte di una stessa e sola “razza” - la specie umana, e in cui tutti possano vivere dignitosamente e in sicurezza, senza essere sfruttati, e senza subire attacchi razzisti nelle nostre città. Quella folla vivace, rumorosa e colorata gridava anche la nostra determinazione nel denunciare il razzismo “democratico”, quel razzismo alimentato dai luoghi comuni e dalla politica e diffuso nella società che vuole criminalizzare “lo straniero” o il “clandestino”, che vuole dividere, o assimilare, sulla base di una presunta superiorità di una cultura (“la nostra!”), che vede nella diversità un problema o un pericolo per l’ordine pubblico.