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Lettera dei lavoratori bengalesi a proposito di ciò che succede a S.Antimo
Cari amici e amiche,
mentre ieri festeggiavamo la nostra vittoria sui padroni schiavisti e prepotenti, abbiamo ascoltato notizie relative ad un tale Cesaro, deputato al parlamento, cittadino di S.Antimo. Sui giornali si parla, documentato dai verbali dei pentiti, di incontri con boss pericolosi, malaffare e corruzione. E' pur vero che ieri il paese era in un silenzio glaciale non giustificato dal riposo domenicale. Infatti alcuni nostri amici di S.Antimo che da tempo ci sostengono, ci hanno spiegato della strana sensazione che ha causato questa notizia. Naturalmente abbiamo tenuto la nostra assemblea di informazione spiegando come chi ha denunciato la schiavitù abbia ottenuto il soggiorno. Abbiamo avuto ragione grazie ai tanti mesi di lotta. Noi abbiamo detto la verità e denunciato lo sfruttatore, speriamo ora che il colpevole sarà punito.
Vogliamo però allo stesso tempo condividere con tutti voi una riflessione che in questi mesi abbiamo svolto attraverso lettere e dialoghi con la gente di S.Antimo. Infatti, è successo che durante la nostra lotta proprio il sindaco di S.Antimo ci ha insultato, dicendo che noi, con la nostra iniziativa, infangavamo il nome del paese. Naturalmente la sua immotivata illazione è stata smentita da centinaia di persone che hanno subito solidarizzato con noi. Ora, non ci interessa qui dare troppa importanza alle deboli personalità politiche che si ergono a censori ma ci chiediamo: come è possibile che chi si batte per la giustizia viene accusato di fare del male, di infangare il nome di una comunità? Chi è colpevole di questo? Chi è coinvolto in giri loschi oppure chi alla luce del sole lotta per i diritti? Quindi la riflessione è più generale e riguarda le campagne di criminalizzazione che si fanno sulla pelle di noi immigrati. Quando ci ribelliamo alla schiavitù siamo troppo agitati e se non lo facciamo "non conosciamo i diritti" e via dicendo.
Il caso della nostra lotta è l'esempio invece delle strade possibili di fronte al male che attanaglia la società a S.Antimo e dovunque. Non è meglio unirci per una vita più vivibile? E' possibile che proprio gli immigrati possano insegnare qualcosa?
Con questa lettera vogliamo aprire un dialogo senza già addebitare colpe sommarie a qualcuno, ma ristabilendo una verità. Forse insieme ai tanti italiani di buona volontà, la parte migliore di S.Antimo siamo proprio noi immigrati, che denunciamo le ingiustizie, che crediamo nella solidarietà e sappiamo reagire alle persone cattive che possono esserci anche nelle nostre comunità. Questo è stato il caso della nostra denuncia che ha riguardato proprio un cittadino bengalese, padrone sfruttatore nelle fabbriche.
Senza presunzione vi invitiamo ad imparare da noi.
Con amicizia
Lavoratori bengalesi contro la schiavitù
Associazione antirazzista e interetnica "3 Febbraio"
Mail: napoli@a3f.org
Web: www.a3f.org
Tel: 3465708065
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