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Stati Uniti, Wikileaks pubblica cable con i nomi delle fonti diplomatiche

Peacereporter - Mar, 30/08/2011 - 17:20
Cambio di tattica del sito di Assange
Categorie: Notizie

India, attivista in sciopero della fame da 11 anni

Peacereporter - Mar, 30/08/2011 - 16:30
Irom Sharmila si rifiuta di assumere cibo dal 2000 per protestare contro le leggi anti-terrorismo applicate ai separatisti del Manipur
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Spagna, il Congresso critica la riforma costituzionale

Peacereporter - Mar, 30/08/2011 - 15:45
Psoe e Pp vogliono approvare una legge per limitare il deficit pubblico
Categorie: Notizie

Danimarca, sparatoria davanti a moschea: 1 morto

Peacereporter - Mar, 30/08/2011 - 15:00
All'origine della sparatoria una lite fra cittadini pachistani
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Afghanistan, lievemente feriti due soldati italiani

Peacereporter - Mar, 30/08/2011 - 14:00
Stavano viaggiando a bordo di un Lince quando un ordigno artigianale è esploso
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Libia, 31 membri clan Gheddafi fuggono in Algeria

Peacereporter - Mar, 30/08/2011 - 13:30
Un’ong americana riporta le testimonianze di alcuni ribelli che accusano i lealisti di crimini di guerra durante l’assedio di Misurata
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Afghanistan, Ap: Karzai ha mandato all'aria negoziato Usa - talebani

Peacereporter - Mar, 30/08/2011 - 12:40
Era una buona chance per raggiungere il mullah Omar
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Italia, Ignazio Marino: 'Perché non si toccano le spese per gli armamenti militari?'

Peacereporter - Mar, 30/08/2011 - 12:00
29 miliardi di euro che potrebbero essere investiti, secondo il senatore Pd, in sanità e ricerca
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Lampedusa, tunisini si oppongono al rimpatrio: 2 feriti

Peacereporter - Mar, 30/08/2011 - 11:30
Dopo aver occupato il molo Favaloro in segno di protesta, i migranti si sono scontrati con le forze di sicurezza
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Israele, Tel Aviv teme attentati lungo confine Sinai

Peacereporter - Mar, 30/08/2011 - 10:45
Rafforzati i pattugliamenti dell’esercito al confine. Portavoce del ministero Difesa: minaccia terroristica “fondata e concreta”
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Nigeria, scontri fra cristiani e musulmani: 20 morti

Peacereporter - Mar, 30/08/2011 - 10:20
Gli incidenti hanno causato il ferimento di almeno 50 persone
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Messico, arrestati due colpevoli della strage al Casinò di Monterey

Peacereporter - Lun, 29/08/2011 - 20:20
Avvenne il 25 agosto e morì una cinquantina di persone. Uno dei due personaggi implicati ha appena 18 anni
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Cile, giovane ucciso dalla polizia: Governo farà luce

Peacereporter - Lun, 29/08/2011 - 19:00
Manuel Gutierrez Reinoso è stato ucciso da un proiettile sparato dalla polizia in una manifestazione di protesta
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Russia, 23mila firme per chiedere la scarcerazione di Iulia Timoschenko

Peacereporter - Lun, 29/08/2011 - 18:00
Una delegazione formata dai parlamentari Odarchenko e Pavlovski ha consegnato il documento all'amministrazione presidenziale, che lo sottoporrà all'attenzione di Ianukovich entro dieci giorni
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Turchia, Erdogan restituisce proprietà sequestrate a minoranze religiose

Peacereporter - Lun, 29/08/2011 - 17:30
Il decreto prevede la restituzione di diverse migliaia di immobili sequestrati alle minoranze nel 1936
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Pakistan, talebani attaccano scuola femminile vicino a Peshawar

Peacereporter - Lun, 29/08/2011 - 17:30
Non si riportano vittime in quanto l’edificio è stato fatto esplodere alle prime ore del mattino, quando la scuola era ancora chiusa
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Il grande tacchino

Nemici - Blog di Giovanni Maria Bellu - Ven, 26/11/2010 - 21:49
La realtà ha deciso di ribellarsi alle balle. Umiliata e offesa, si è coalizzata col Fato e ha giurato vendetta. L'imperatore inferocito se la prende con la "stampa criminale". Ma una sequenza di diaboliche coincidenze lo travolge e lo smentisce. Lo spettacolo è spaventoso.
Cronaca di ieri. L'Associazione nazionale magistrati apre il suo congresso e denuncia il tentativo di ridisegnare i rapporti tra politica e magistratura «alterando le attuali divisioni tra poteri dello Stato». Con un gesto automatico il premier impugna il telecomando e mette in funzione Daniele Capezzone che accusa l'Anm di essere "un partito". Interviene Renato Schifani per assicurare che i progetti di riforma non hanno mai messo in discussione l'autonomia dei giudici. E qua, ai tempi belli, il cerchio di sarebbe chiuso. Ma ecco il Fato. In quelle stesse ore si viene a sapere che la procura di Roma ha messo sotto inchiesta altissimi dirigenti dell'Enav e anche la moglie del presidente di Finmeccanica. Il premier - rendendo vano il sacrificio dei suoi corifei - deflagra in una dichiarazione sbalorditiva («Mi auguro che queste indagini portino a nulla... Sarebbe suicida se un Paese procedesse contro chi costituisce la forza del Paese») che è la precisa conferma delle preoccupazioni dei magistrati. C'è qualcosa di grande nel ballista che sbugiarda se stesso.
Luigi Cancrini, su queste pagine, per spiegare alcuni dei comportamenti del premier, li ha attribuiti a una forma di narcisismo esasperato, un disturbo della personalità che può essere superato attraverso un adeguato sostegno e l'aiuto delle persone più vicine. Ma ecco di nuovo la sfortuna. I collaboratori più stretti di Silvio Berlusconi, anziché dirgli di tornare coi piedi per terra, lo rafforzano nelle sua manie. È ancora cronaca di ieri. Nella seduta del Consiglio dei ministri, Franco Frattini, responsabile della nostra politica estera, denuncia l'esistenza di «strategie dirette a colpire l'immagine dell'Italia». E a dimostrazione dell'assunto cita: 1) «l'attacco a Finmeccanica»; 2) «la diffusione ripetuta di immagini sui rifiuti di Napoli o sui crolli di Pompei»; 3) «l'annunciata pubblicazione di rapporti riservati concernenti la politica degli Stati Uniti, con possibili ripercussioni negative anche per l'Italia». Più tardi - forse resosi conto dell'enormità dell'ipotesi - precisa di non aver parlato di "complotto". Come se la locuzione «strategia internazionale» fosse qualcosa di meno. Sì, c'è qualcosa di grandioso anche nella smentita che si autosmentisce.
E meno male che il giorno ha solo 24 ore. Perché ieri, sul far della sera, arriva una notizia curiosa. Aol, che è il principale provider internet degli Stati Uniti d'America, in occasione del Giorno del Ringraziamento, ha proposto agli utenti un gioco: scegliere il tacchino (cioè lo sciocco) al quale non vorrebbero somigliare. Il risultato è stato che accanto a una serie di bizzarri personaggi noti solo negli Usa (a parte il reverendo Jones, quello che voleva bruciare il Corano) gli americani hanno scelto Silvio Berlusconi. Il nostro premier si è meritato ben quattro tacchini, che sono le stelle Michelin della dabbenaggine e del ridicolo. E ancora non sono arrivati i documenti di Wikileaks. Per fortuna manca poco alla cena di Natale.
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Gli incubi e il sogno

Nemici - Blog di Giovanni Maria Bellu - Ven, 19/11/2010 - 20:55

Mettiamo da parte e conserviamo questo numero de l'Unità. Ci sarà utile nella vecchiaia quando racconteremo ai nipoti questi giorni di follia e loro ci guarderanno con gli occhi a palla come noi da piccoli guardavamo i nonni quando ci raccontavano le storie delle streghe e dei fantasmi. Il trascorrere del tempo semplifica i fatti, li ischeletrisce, e dunque racconteremo la favola nera di un miliardario sessualmente incontinente che venne quasi annientato dalla passione per una ladruncola marocchina e misteriosamente trovò sostegno in un partito politico che aveva fatto fortuna proprio chiedendo l'arresto dei ladri e l'espulsione dei marocchini. Ed ebbe anche la solidarietà di un suo vecchio amico fedele, l'aveva nominato senatore, che aveva collaborato con un'organizzazione criminale potentissima, Cosa Nostra, con la quale lo stesso miliardario aveva avuto rapporti all'inizio della sua carriera. Poi aggiungeremo che la nipote di Benito Mussolini, sì quel dittatore caduto rovinosamente un secolo fa, litigò con un leader politico che un tempo era stato un acceso fan del nonno ed alleato del miliardario, e sfogò la sua ira contro una ex soubrette che, per volere del miliardario, era diventata ministro. E che la situazione divenne alquanto confusa quando l'ex soubrette annunciò che si sarebbe dimessa dal governo perché la nipote di Mussolini l'aveva sorpresa a chiacchierare con un altro ex fan del nonno che si chiamava Italo Bocchino. Ecco, a quel punto i nipotini smetteranno di ascoltarci, chiameranno il medico, e sarà allora che il numero de l'Unità ci sarà utile. «È tutto vero! È tutto vero!» potremo gridare sventolando questa copia ormai ingiallita. Poi, come accade ai vecchi quando i ricordi sono troppo dolorosi, scoppieremo in lacrime. E lasceremo cadere il giornale per terra.

A quel punto il più curioso e perspicace tra i nostri nipotini lo raccoglierà, comincerà a sfogliarlo e tirerà un sospiro di sollievo: tutto vero, nonno non è uscito di testa. Ma poveretto, che schifo di giovinezza... O forse no?

 

Il nipotino continua a sfogliare sempre più incuriosito. Il nonno è ancora vivo, e dunque quel paese di matti è tornato alla normalità entro l'arco della durata della vita umana. Forse nemmeno allora era tutto da buttare. Toh, c'era un partito che sosteneva delle cose sensate, le propagandava parlando con la gente ed eleggeva i suoi dirigenti con elezioni aperte a tutti. Ed esistevano gruppi, associazioni, individui che non si arrendevano e protestavano contro quel governo che toglieva ai poveri, agli handicappati le risorse per sopravvivere. E c'erano decine di migliaia di persone capaci di mobilitarsi in poche ore per difendere la democrazia. O l'onore di uno scrittore coraggioso che, minacciato di morte dalla mafia, in quei giorni era stato infangato dai giornali del miliardario incontinente. Come si chiamava quel giovane scrittore? Roberto Saviano. Curioso - si domanda il nipotino - forse è un omonimo di quell'altro vecchio, anche se un po' più giovane del nonno, che oggi è il capo dello Stato?
Ps. I bei sogni sono il migliore antidoto contro gli incubi.

(Filo rosso del 19 novembre 2010)

 

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Il Caimano e il caos

Nemici - Blog di Giovanni Maria Bellu - Dom, 14/11/2010 - 08:57
 Nel marzo del 2006, quando Il Caimano uscì nelle sale, a molti l'ultima scena - col Caimano in auto blu che s'allontanava dalle fiamme della rivolta - sembrò un po' esagerata. Oggi appare sinistramente profetica. Il Caimano reale avverte la possibilità della fine e si prepara a resistere con tutti i mezzi. Anche a costo di lasciarsi alle spalle una montagna di macerie. Non solo quelle dell'Aquila. Macerie istituzionali, sfregi alla democrazia.
È confuso. Combattuto tra il desiderio di rovesciare il tavolo e l'obbligo di non contraddire almeno l'apparenza delle regole. Convoca conferenze stampa e le disdice, annuncia videomessaggi e tace. Alterna dichiarazioni e minacce rodomontiche ad astuzie da prima Repubblica. Non appena i finiani lasceranno il governo, utilizzerà i posti liberi come merce di scambio per acquisire qualche voto. Qualche altro spera di raccattarlo con l'operazione di compravendita dei parlamentari, ripresa a pieno ritmo in questi giorni.
L'obiettivo principale è restare in sella. Ma il Caimano ha capito che è sempre più difficile. Ci vorrebbero capacità di mediazione che non possiede. E chissà quante volte avrà maledetto la sua dissennata gestione del rapporto con Fini. Così lavora affannosamente alla principale delle subordinate: andare subito alle elezioni restando primo ministro: fuori da palazzo Chigi c'è il palazzo di giustizia.
La lettera che ieri ha inviato ai presidenti della Camera e del Senato non solo è il gesto di un uomo disperato ma è anche la pubblica confessione di un progetto, una "operazione caos". Silvio Berlusconi, in presenza di una mozione di sfiducia alla Camera dei deputati, scrive ai presidenti dei due rami del Parlamento per indicare il suo percorso preferito: prima al Senato, e poi alla Camera. No, non è un omaggio ai parlamentari più anziani, ma il tentativo di precostituire un argomento da brandire come una clava dopo le dimissioni. Questo: siccome si è dimostrato che al Senato esiste una maggioranza a me favorevole, è impensabile che si possa fare un altro governo. E dunque il capo dello Stato non stia a perdere tempo affidando mandati esplorativi.
Semplice ed efficace. E spendibile bene nei telegiornali dei vari Minzolini pubblici e privati. Magari corroborandolo con un'adunata oceanica e - perché no? - facendosi sfuggire dal sen qualche frasetta come quella che gli è scappata a Seul: «Se faranno il governo tecnico gli scateneremo contro la guerra civile». E quindi, da premier, lanciarsi nella campagna elettorale più feroce del dopoguerra. Vincere ed evitare il processo. Le analogie col film di Moretti sono davvero spaventose.
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Fragili creature

Nemici - Blog di Giovanni Maria Bellu - Mer, 13/10/2010 - 15:07
 

Ci siamo ingannati. Pensavamo di avere a che fare con due rudi machi padani e si trattava invece di fragili damigelle. Ci scusiamo e facciamo la riverenza. Con l'unica preghiera di stare a sentire le ragioni del fatale inganno e gli argomenti a nostra discolpa.

Si risente, Il Giornale, per il fatto che lunedì abbiamo scritto che non sapevamo se l'idea della "pubblicità progresso" sugli incidenti sul lavoro fosse venuta ad Alessandro Sallusti durante una passeggiata nell'Ade, o a Vittorio Feltri mentre era impegnato nel suo hobby di sputare sui cadaveri, o a Berlusconi in persona. Si tratta, protesta Il Giornale, di «offese», per giunta pretestuose perché non ci sarebbe alcuna relazione tra la premessa e le conclusioni.

Colpiti, e anche commossi, confessiamo in primo luogo che nell'accostare Sallusti al regno degli inferi siamo stati guidati non tanto dalla leggiadria del suo sguardo quanto da un certo disappunto per aver visto definire il nostro direttore, sulla prima pagina de Il Giornale, proprio quel giorno, «un chihuahua». E anche, la sera stessa ma in tv, «una gallina». Non immaginandone ancora la fragile indole, abbiamo ritenuto possibile ironizzare su Sallusti. Ma ora, consapevoli e contriti, ritiriamo tutto. Sallusti non passeggia nell'Ade, ma volteggia tra i cherubini. Quanto all'hobby di Feltri, non troviamo, e ci duole, alcun argomento per scusarci. Su quel suo hobby diversi mesi fa scrivemmo, non smentiti, un articolo intitolato appunto "Feltri che sputa sui morti". Prendeva spunto da un editoriale nel quale, dopo aver al solito intinto il pennino nell'acquasanta, aveva scritto: «Il minimo che potevano aspettarsi quelli della Freedom Flotilla era una raffica di mitra». Insomma, sintetizzammo quel modo di considerare la vita con la locuzione «sputare sui morti» (venti in una volta sola, nell'occasione). Anche perché Feltri non era nuovo a queste levità. Ci ricordammo come  Libero, di cui all'epoca era il direttore, aveva salutato la morte del giornalista Enzo Baldoni in Iraq: «Un pirlacchione spericolato». L'articolo era firmato da Renato Farina, l'Agente Betulla, radiato dall'ordine dei giornalisti, ma promosso parlamentare del Pdl.

Ed ecco il terzo nostro sfregio alle due anime illibate. Ieri, nella nostra copertina, abbiamo pubblicato una loro fotografia accompagnata dal titolo «I mantenuti». Sciagurata contumelia. Fondata, d'altra parte, su circostanze marginali. Che importanza ha che un organo di stampa, formalmente di proprietà del fratello del premier, sopravviva grazie agli assegni periodicamente staccati dal premier medesimo? No, il fatto che il giorno prima avesse sbattuto in prima pagina la foto del nostro direttore accompagnata da un titolo insultante non è una giustificazione sufficiente. Offendere una donna è un modo di salvaguardare una tradizione ancora radicata in tante delle famiglie che fanno ricco questo paese.

Feltri e Sallusti attaccano, insultano, oltraggiano. Ma alla prima reazione di pari livello piangono, si lamentano. I feroci fustigatori dei costumi dei nemici del capo assumono il contegno di madonnine trafitte.

Hanno mutuato in tutto e per tutto la tecnica del loro datore di lavoro. È stata studiata e analizzata, ne abbiamo già parlato. Il nome è difficile: schismogenesi. Il concetto è semplice: si lancia un attacco con lo scopo di provocare una reazione. Poi, quando la reazione arriva, si nega di aver voluto attaccare.

Berlusconi di solito nega sostenendo di essere stato "frainteso". Quand'è inchiodato da una registrazione o da un filmato può contare sulle censure amiche dei Minzolini. E, se proprio non ha vie d'uscita, afferma di "aver scherzato" e dice che i comunisti sono tristi. Feltri e Sallusti - e anche per questo ci sentiamo in colpa - non godono di appoggi così potenti. E, soprattutto, svolgono un altro mestiere. Scrivono. Lasciano traccia documentale delle loro azioni. Hanno un handicap gravissimo nella schismogenesi: scripta manent. E le tardive minimizzazioni, le tardive scuse, non bastano. Resta solo la prescrizione della memoria. Ma questa, benché inteneriti, non siamo nelle condizioni di concederla. Siamo andati a leggere le motivazioni con le quali l'ordine dei giornalisti di Milano ha sospeso Feltri per sei mesi per il caso Boffo: «Un comportamento privo di lealtà e buona fede professionale che ha gravemente nociuto alla dignità e all'onore della persona coinvolta e ha leso gravemente il rapporto di fiducia tra stampa e lettori.

(Filo rosso del 14 ottobre 2010)
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