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Marijuana: angelo o demonio?
Pubblichiamo con piacere il seguente articolo del Dr. Jacques Mabit, esperto di tossicodipendenza. Una volta tanto che una sostanza psicotropa utilizzata da millenni, seppur in contesti culturali tradizionali e con finalità diverse rispetto all'uso ricreativo che ne fanno la maggior parte dei moderni, non viene né demonizzata, né glorificata ma è oggetto di esame approfondito e scevro da pregiudizio, approfittiamone!
La Marijuana (Cannabis sativa) è divenuta nei nostri giorni un tema costante di dibattito che ripropone esattamente lo scontro tra i partigiani della liberalizzazione totale del consumo di sostanze psicoattive da una parte e gli oppositori alla piena tolleranza dall'altra. Queste due posizioni opposte ci portano a dover scegliere quasi automaticamente tra due opzioni “chiuse”: la prima che si nasconde pudicamente dietro il velo della tolleranza, della libertà e di un avvicinamento quasi “angelico” all'“erba”; la seconda che demonizza qualsiasi cambiamento indotto degli stati di coscienza ed evoca inorridita le cifre effettivamente agghiaccianti della tossicodipendenza nel mondo. Chi prova a pronunciarsi su questo tema rischia di essere preso o per un esecutore incaricato dall'“establishment” di difendere l'ordine morale o per un irresponsabile nostalgico della fantasia hippy incapace di affrontare le sfide del mondo moderno.
Vogliamo provare a proporre un terzo spazio che si ponga alla stessa distanza rispetto a entrambi i gruppi, i quali si danno forza reciprocamente presentando versioni che consideriamo distorte della realtà, basate su una qualche forma di auto inganno se non addirittura di impostura. Vorremmo rivolgerci in prima istanza ai difensori dell'uso incondizionato di Cannabis affinché la nostra posizione non sia da parte loro sospettata di una certa parzialità a favore di una cieca e totale proibizione dell'uso di sostanze psicoattive. Fin dal primo numero di questa rivista abbiamo segnalato che «coloro che promuovono una proibizione totale di qualsiasi sostanza psicotropa si assumono il rischio di minacciare la libertà individuale, di partecipare a una devitalizzazione delle culture autoctone e infine di favorire il traffico di droga» (Mabit J., 1992). E al di là delle parole, il Centro Takiwasi dimostra con le sue attività terapeutiche e pedagogiche, avvalendosi della ricerca psicoclinica (Giove R., 1996), che un uso corretto di piante psicoattive non è dannoso ma permette anzi di trattare i tossicodipendenti.
È necessario ribadire fin da ora la nostra convinzione dell'indiscutibile valore della Cannabis sativa. Ha virtù medicinali innegabili, dimostrate e accompagnate da esperienze empiriche che durano da secoli. Possiede inoltre proprietà utili per l'amplificazione della coscienza e dell’educazione spirituale, che consentono di classificarla senza dubbio all'interno del gruppo delle piante sacre o piante maestre.
Ed è proprio per questo che, come tutte le sostanze psicoattive naturali e di uso sacro e ancestrale, merita un trattamento diverso dalla condanna generalizzata e cieca, ma non può essere neanche oggetto di un consumo degradante, indiscriminato e, in fin dei conti, irrispettoso e quindi non esente da pericoli. Purtroppo i suoi difensori tendono ad assumere posizioni che, lontane dall'apporto di argomentazioni aperte alla tolleranza, indicano piuttosto una gran confusione di criteri e non aiutano a capire. È opportuno spiegare il dibattito analizzando secondo il nostro privilegiato punto di vista il ruolo che la marijuana occupa nella nostra società contemporanea e la corrispondenza o meno tra le parole e i fatti.
Fattori determinanti nell'incontro con la marijuana
Non credo sia più necessario dimostrare che gli effetti dell'uso di qualsiasi sostanza psicoattiva dipendano da tre fattori determinanti: sostanza, consumatore e contesto.
Chiunque saprà distinguere il consumo di alcool forte e adulterato da parte di un ragazzino di 12 anni appartenente a una banda di una zona emarginata della città, dal consumo di champagne di qualità all'interno di una famiglia per festeggiare un matrimonio, o ancora dall'uso liturgico del vino durante l'eucarestia cristiana. Si tratta sempre di consumo di una sostanza psicoattiva, l'alcool, di cui abbondano gli studi scientifici che ne dimostrano il potenziale nocivo, i rischi della dipendenza e l’enorme costo sociale ed economico. Nessun chirurgo farebbe a meno dei vantaggi della morfina in nome dei fumatori di oppio di Macao o degli eroinomani di Ginevra. Né si riscontrano campagne contro l'abuso di zucchero raffinato nonostante l'enorme danno alla salute collettiva e la dipendenza di una gran parte della popolazione da questo prodotto. E la lista potrebbe proseguire... (Mabit, J., 1995).
E allo stesso modo, sarà analogo il consumo del Bhang nelle società iniziatiche o da parte degli yogi in India, la tradizione del consumo di hashish dei contadini del Marocco, il consumo ludico di “erba” tra i giovani delle società urbane occidentali, il consumo misto ad ayahuasca nelle chiese del Santo Daime in Brasile e la miscela di pasta basica di cocaina nei bassifondi dei quartieri emarginati delle città latinoamericane? Di quale marijuana stiamo parlando? A che tipo di consumo ci stiamo riferendo?
Sostanza
Quando parliamo dei fattori legati a una sostanza ci riferiamo alla sua qualità e alla sua dose e quindi alla quantità e alla frequenza del consumo. La Cannabis ha molteplici modalità di utilizzo ed esistono numerose varietà di piante. Gli studi scientifici dimostrano un potenziale tossico già conosciuto dalle società tradizionali in quanto, come ci segnala il famoso indianista Alain Daniélou, «la foglia si pesta tra due pietre e si risciacqua con abbondante acqua, per permettere di estrarre gli elementi nocivi. Si prepara una bevanda con latte di mandorle, mescolandovi l’equivalente di una grossa oliva di Bhang che ognuno ingerisce con rispetto.» (Daniélou A., 1992). Si tratta di un procedimento di detossicazione, di un’assunzione a freddo per via digerente e non a caldo per via respiratoria. L'inalazione del fumo modifica la farmaco-dinamica del prodotto: si elude la protezione naturale della barriera digestiva e si aumenta il processo di assimilazione sanguigna trans-polmonare, mentre la combustione genera nuovi metaboliti.
Daniélou aggiunge, con l'autorità che gli deriva dai suoi quaranta anni di convivenza con il gruppo di iniziati dell'India di cui fece parte, che «la pratica di fumare la canapa è fortemente sconsigliata in India, gli elementi tossici non vengono eliminati...»
Soggetto
Come per qualsiasi altra sostanza psicoattiva esiste un alto grado di suscettibilità individuale. Questa suscettibilità si manifesta sia con l'intensità degli effetti immediati, sia nella possibile dipendenza. Ci sono individui che hanno reazioni lievi alla marijuana e altri che rispondono rapidamente con forti alterazioni dell’ideazione e della condotta o stati confusionali con disorganizzazione del comportamento. Questo fattore non può essere ignorato quando si propone la libera distribuzione della marijuana.
Allo stesso tempo, nonostante sia catalogata come droga leggera, in certi individui si possono creare dipendenze molto forti alla marijuana. Le caratteristiche di questa dipendenza, secondo quanto abbiamo osservato, sono le seguenti:
distorsione graduale della percezione della realtà: la lentezza e la sottigliezza di questo fenomeno non permettono al soggetto di identificarlo e rendersene cosciente. Qui non siamo di fronte agli effetti 'drammatici', comparabili a quelli legati all'uso di eroina, pasta basica di cocaina o crack, così che è più facile per il soggetto ignorare la sua propria trasformazione, perché non riesce a identificarla con chiarezza.
fenomeno della “mentalizzazione”: il campo percettivo si focalizza a livello mentale, cancellando impercettibilmente gli affetti di tipo emozionale. Il soggetto sostituisce progressivamente il suo “cuore” con la sua “mente”. Confonde il “sentire” e il “pensare”. I curanderos direbbero che la sua energia si sta concentrando nella sua testa. Lo intuiscono molto bene anche coloro che consumano marijuana per realizzare un lavoro intellettuale e stimolare la propria capacità mentale. Quello che può essere un uso temporaneo e inoffensivo può anche diventare un modo permanente e patologico di percepire il mondo.
disincarnazione: la iperattivazione mentale conferisce la sensazione di poter risolvere numerosi problemi, di avere idee “geniali”, di capire cose complesse. Ed è tuttavia interessante osservare che questi stessi soggetti hanno difficoltà estrema a concretizzare quelle idee, a iscriverle nella materia, a realizzarle nella quotidianità. Ci sono studenti universitari che producono idee “brillanti” per la propria tesi, la stessa tesi che non riusciranno mai a concludere. Potremmo descrivere tutto ciò dicendo che il soggetto si dilata in forma aerea e perde il radicamento con la terra, tende a dematerializzarsi.
proiezione in una realtà virtuale: il dipendente da marijuana arriva a credere che pensare e vivere siano la stessa cosa. Gran parte del suo essere si inverte in un mondo immaginario o virtuale percepito solo da lui o condiviso in modo evanescente con i compagni di consumo. Questo aspetto mi sembra drammatico quando abbraccia la sfera della spiritualità, trasformando l’esperienza spirituale incarnata in un mero sogno etereo, un raziocinio forse brillante ma incongruente con la vita quotidiana, senza impegno nella realtà ordinaria. Ricrea simbolismi, connessioni, interpretazioni che mai arrivano ad avere un riscontro nella realtà. Da qui nasce una voglia per tutto ciò che è esoterico, per il magico, per i mondi paralleli e per tutto ciò che permetta di evadere meglio dal qui e ora.
Contesto
L'incontro tra la sostanza e il soggetto avviene all’interno di un contesto che influisce molto sugli effetti del consumo. Riscontriamo che con alta frequenza gli adepti all’accesso libero alla marijuana rivendicano la sua benignità per il fatto che questa pianta si consuma da molti secoli nelle società tradizionali senza determinare nessuna patologia. Tuttavia, qui sorge una contraddizione perché è evidente che proprio nel contesto contemporaneo coloro che difendono questa posizione non appartengono a quelle società tradizionali, non le conoscono in modo approfondito (il che richiederebbe tempo e dedizione) né tanto meno rispettano i loro criteri di consumo. In special modo, al di là del metodo peculiare di assunzione, ignorano gli elementi rituali indispensabili per un avvicinamento corretto alla dimensione spirituale inerente a qualsiasi atto sacro quale l’assunzione di una pianta maestra. L'acquisizione di questa conoscenza esige un apprendimento e un'iniziazione guidati, partendo dalle fonti stesse di questo sapere ancestrale: chi ha fatto lo sforzo di seguire questo cammino all'interno della legione dei consumatori di marijuana (secondo una recente indagine ufficiale arriverebbero almeno a 15 milioni solo negli Stati Uniti)?
Il contesto abituale del consumo di marijuana nella società moderna è prima di tutto ludico. Costituisce un modo per identificarsi ad ambienti marginali, e manifesta un allontanamento dal formalismo dell'establishment. Evoca un adolescenziale movimento di ribellione situato tra il movimento politico-messianico dei rasta e una spiritualità evanescente libera da ogni appartenenza a una istituzione o a una chiesa. Permette una condivisione piacevole con gli amici senza forti impegni sociali. Evoca atmosfere di rilassamento, di euforia, di godimento sensuale a cui si può associare anche il cibo, il bere e il sesso. È per alcuni il riposo a fine giornata o nel fine settimana, la fuga verso un momento di piacevole svago dove poter far scorrere libera l'immaginazione, ricreare le proprie idee più fantasiose, lasciar andare i pensieri, distendere le tensioni provocate dai numerosi obblighi del mondo moderno. È come darsi il diritto a una ricreazione, a una parentesi.
Di per sé l'aspetto ludico non è discutibile e risponde a un bisogno naturale dell'essere umano. Quello che invece ci sembra deplorevole è l'esclusività di questa modalità di consumo e la sistematizzazione dei contesti di induzione che alla fine escludono del tutto un avvicinamento a ciò che è realmente sacro, racchiudendo l'esperienza di consumo in un sistema di valori infantili o al massimo adolescenziali. Non si tratta solo di riposo ma di evasione ed è proprio lì che si nasconde l'attitudine alla dipendenza. In questo schema di consumo i soggetti non si sentono stimolati a intervenire nel tessuto sociale, a manifestare compassione attiva, a essere attori a proprio agio. Tendono a lasciarsi andare all'eloquio parlato o scritto, molte volte prolifico fino ad arrivare alla logorrea, magari brillante (fascinazione intellettuale) tuttavia insopportabile (pesantezza intraducibile in azioni). Alcuni portavoce della New Age ci appaiono prototipi perfetti di questo difetto: i loro discorsi affascinano la mente, eccitano i neuroni ma mancano dell’entusiasmo (in-theos) e del fervore di un estro appassionato, l'unico capace di toccare il cuore. Alla fine diventano i soggetti più passivi e sottomessi di fronte a un ordine sociale dal quale pretendono di liberarsi e contro il quale si accontentano di lottare con le parole, senza agire. In questo contesto l’essere cool ci sembra evocare più uno stato di dimissione che un'autentica serenità.
Non può non richiamare l'attenzione il fatto che il consumo di marijuana cominci nel 90% dei casi nell'età adolescente (12-14 anni). Corrisponde a una fase di rifiuto delle proposte del mondo adulto percepite come noiose e pressanti. Di fronte agli obblighi che si profilano c'è la tentazione di fermarsi all'infanzia, di non crescere, di preferire la fantasia e la magia alla realtà che si presenta in maniera troppo triste, monotona, routinaria, priva di ispirazione, di entusiasmo, di spirito di avventura. Ciò che si considera una crisi classica di cambiamento di età, diventa preoccupante quando pietrifica nel soggetto di età adulta i comportamenti adolescenziali. Il consumo regolare di marijuana con questo marchio sociale fin dall'adolescenza non aiuta a evolvere ma tende a mantenere l'individuo in un prolungato stato di immaturità, ricordando la figura del puber aeternus, l' eterno adolescente.
Possiamo pensare che sia il contesto collettivo di una società con poche prospettive stimolanti per l'individuo a favorire la propensione a questo genere di evasione. Ma sappiamo anche che incolpare unicamente la società corrisponde ancora a un tentativo di deresponsabilizzazione dell'individuo. Nessuno è obbligato a fumare marijuana né a continuare a farlo.
Tuttavia l'indebolimento precoce di un soggetto che non abbia potuto, entrando nell’adolescenza se non addirittura nell’infanzia, strutturarsi e formarsi una personalità propria, facilita il consolidamento della dipendenza dalla marijuana. Non si può ignorare che esistono numerosi casi di reale e seria dipendenza da marijuana: alcuni sono arrivati fino al nostro Centro. E come abbiamo già segnalato, si tratta di una dipendenza difficilmente riconosciuta dal soggetto e a maggior ragione quando il contesto “alternativo” fomenta un consenso pernicioso sulla innocuità della marijuana. Il marijuanero si sente confortato nel suo consumo assiduo dall’ambiente New Age come lo è l'alcolizzato in una società costruita culturalmente intorno al vino. Se fumare marijuana è la norma nel gruppo (studenti, artisti, giornalisti, ecc.) come si può percepire la distorsione dal momento che è ampiamente condivisa?
Non si può ignorare che il contesto sia fondamentale perché si instauri una vera dipendenza. Esistono precedenti che hanno contribuito a creare le condizioni favorevoli allo sviluppo di una farmaco-dipendenza. In particolare riflettiamo sul fatto che la maggior parte dei soggetti della nostra società occidentale post moderna non passa attraverso una strutturazione di tipo infantile o adolescenziale. Si sono persi i riti di passaggio, non esiste una trasmissione del sapere ancestrale svalutato rispetto alle “ultime conquiste della scienza”, i sistemi di tutela sociale tendono a deresponsabilizzare gli individui: l'intera società è malata! Per questo pensiamo che i soggetti attratti dal fascino della marijuana siano tanti o in ogni caso molti di più di coloro che accettano di riconoscersi come difensori attivi della marijuana che, per l'appunto, si autoescludono automaticamente dal gruppo dei dipendenti.
D'altra parte, in alcuni casi, una volta esaurito l'interesse per la “bontà” della marijuana, il consumatore cercherà effetti più intensi esplorando le proprie reazioni a sostanze più potenti. Nella nostra esperienza, il 90% dei pazienti ricoverati in Takiwasi per la dipendenza dalla distruttiva pasta basica di cocaina, ha iniziato dal consumo della marijuana. Durante il trattamento osserviamo la scomparsa dei sintomi seguendo un ordine regressivo (vicarianza regressiva) in cui si eliminano in primo luogo le sindromi apparse per ultime, le più recenti. Ci richiama l'attenzione come, una volta superati le ideazioni e i comportamenti vincolati alla pasta basica di cocaina (PBC), si vengano a manifestare quelli prodotti inizialmente dalla marijuana. Sebbene gli effetti esplosivi della PBC siano difficili da rimediare per lo stesso dipendente, l'affrontare in una seconda tappa i sintomi tipici della marijuana rappresenta una grande sfida e in genere un ostacolo maggiore. Si nota una forte resistenza e la tendenza a dissociare gli effetti della PBC da quelli della marijuana, come se non appartenessero allo stesso soggetto e non si basassero sulla stessa strutturazione della personalità. Pertanto il trattamento della dipendenza alla marijuana si rivela particolarmente arduo e molte volte più faticoso rispetto a quella da altre sostanze apparentemente più dannose. È difficile dimenticare questi dati quando si propone libero accesso alla marijuana.
Nel Centro Takiwasi l'uso delle piante medicinali secondo gli insegnamenti sciamanici amazzonici induce, durante le sessioni, uno stato di chiaroveggenza e l'attitudine a percepire il corpo energetico del paziente. I consumatori regolari di marijuana hanno sempre manifestato una opacità del loro corpo energetico, una eccessiva concentrazione di energia a livello mentale, una mancanza di radicamento alla terra, a volte un distacco del corpo fisico dal corpo energetico. Tutto questo genera confusione e disordine, interiore ed esteriore. Quando si opera una pulizia energetica con piante purgative (Aristoloquia didyma), si osserva un blocco energetico maggiore a livello epato-biliare che suscita violenti e dolorosi conati di vomito. L'accesso agli insegnamenti proposti dalla ayahuasca è inizialmente più difficile per loro, soprattutto quando si tratta di addentrarsi nella conoscenza di se stessi, data la marcata tendenza a proiettarsi fuori da se stessi. A cosa può servire andarsene in mondi intergalattici e dialogare con esseri cosmici, imbastire sofisticate teorie ed elaborate metafisiche, se si è incapaci di armonizzare la propria vita quotidiana e di regolare le proprie relazioni con l'ambiente più prossimo? Come costruire per elevarsi senza aver preventivamente consolidato le basi su cui appoggiarsi?
Marijuana e spiritualità
La Cannabis si utilizza in riti religiosi di varie culture e con benefici innegabili. Queste società tradizionali integrano l'uso all'interno di un contesto sacro che comprende sempre un rituale ereditato da una tradizione iniziatica. La pianta è considerata come “maestra” perché abitata da uno spirito vivo che indica in che modo bisogna avvicinarvisi. In altre parole il rituale non è una costruzione immaginaria del soggetto bensì un codice di comunicazione dettato dall'essenza stessa della pianta, dalla sua natura o struttura. Non si tratta qui di una creazione artistica basata sull'estetismo, né di un contesto teatrale destinato a favorire la suggestione dove chiunque possa improvvisarsi suo sacerdote, ma di un'attuazione operativa, efficace, una tecnologia sacra, risultato di un lungo apprendistato. Come ogni linguaggio richiede rigore e precisione per essere efficace senza recare danno. L'obiettivo è permettere una comunicazione con l'essenza della pianta, la sua “anima”, entità viva e intelligente.
È chiaro che si propone un atteggiamento di profondo rispetto verso gli “dei” e che un atto sacro con una pianta sacra richiede lo sviluppo di una sacralità sia interiore che esteriore. Così per esempio Daniélou insiste sull'atteggiamento di rispetto adottato in India che prevede un bagno rituale e l'indossare indumenti puliti, e precisa che «se lo spirito della canapa è invitato mentre si stanno facendo altre attività ne rimarrà molestato e oltraggiato». (op. cit.)
La dipendenza è intesa come il risultato di una trasgressione dove lo spirito offeso della pianta arriva a impossessarsi dell'individuo. La cura di questa possessione sarà quindi un esorcismo destinato a placare lo spirito interessato e a convincerlo ad abbandonare colui che è divenuto la sua vittima.
Conclude dicendo: «Gli spiriti della canapa, del tabacco, del papavero, della coca, sono divinità amiche dell'uomo che permettono di dare sollievo alle sue sofferenze e aprono per lui le porte dei mondi sottili; la loro proibizione così come l'uso irrazionale sono egualmente sbagliati e provocano la malevolenza delle divinità oltraggiate.» (op. cit.)
In molte persone che si trovano su un cammino di “ricerca” personale, la marijuana tende a bloccare proprio questa evoluzione. Restano impigliate nei loro giochi mentali fino a perdersi a volte in gravi stati di confusione che le fanno optare per una condotta inadeguata o pericolosa, come abbiamo potuto osservare in molte occasioni.
La dipendenza dalla marijuana, lo ripetiamo, è raramente ammessa dall'interessato. Un soggetto dipendente dalla marijuana non finisce mai di sorprenderci con le molte arguzie tipiche della sua necessità di giustificarsi. Il suo “innamoramento” è tale che non esiste discorso razionale che possa toccarlo, dato che in fondo è del tutto irrazionale. A una persona sincera è tuttavia possibile chiedere di misurare la sua assenza di alienazione durante un periodo di prova senza alcun consumo di canapa. Questo intervallo permette di valutare il grado di dipendenza dalla marijuana.
Tra il consumatore incallito e l'astemio esiste tutta una gamma di stati e relazioni più o meno legate alla marijuana. Molti consumatori hanno un controllo del proprio consumo così come tanta gente sa gustare un buon vino senza arrivare a una dipendenza alcolica. Non si tratta qui di ricerca spirituale ma semplicemente di momenti di rilassamento. I difensori dell'uso di marijuana dicono a ragione che per coloro che sono abituati all'uso episodico o regolare continua a “funzionare” bene. Vale a dire che questa abitudine non dà conseguenze immediate e non pregiudica il resto della società. Mi domando però se, quando si parla di piante sacre, si tratti solamente di “funzionare” e se l'assenza di conseguenze evidenti a livello sociale nel breve periodo non sia sottostimata sul lungo periodo, per via del distacco progressivo da una vera partecipazione civica e la graduale incapacità di trasformare concretamente la realtà per il bene comune. Il lieve disturbo fisico causato dalla marijuana conforta l'idea che essa sia innocua mentre la perturbazione indotta è prima di tutto di tipo energetico e psico-spirituale.
Alcuni amici che consideravamo dipendenti dalla marijuana e che alla fine sono riusciti a lasciarla per un po’ di tempo, hanno potuto testimoniare a posteriori un indiscutibile miglioramento fisico, psichico e spirituale. Questa contro-prova mi pare molto convincente. Lo stesso fenomeno si osserva nei pazienti che passano da Takiwasi.
Gli echi della New Age
Il fenomeno del mentalismo trova eco in una certa letteratura pseudo-spirituale che consente di perdersi in amabili divagazioni senza importanti cambiamenti della propria realtà. Desideriamo illustrarlo brevemente con l'esempio di due figure preminenti della cultura New Age, Castaneda e Osho: la visita a una libreria “esoterica” qualsiasi o un'occhiata a una vetrina di una zona di transito di un aeroporto internazionale permetterà di completare la lista.
È in effetti sorprendente fin dall'inizio il parallelismo tra il consumo di marijuana e l’affinità con le opere di Castaneda. I marihuaneros si trovano perfettamente a loro agio con questo tipo di letteratura. Questo autore ebbe il merito di sensibilizzare molte persone verso altri aspetti della realtà e di portare alla luce l'esistenza di una forte componente della società occidentale assetata di spiritualità e di cambiamento di prospettiva. Ha saputo tradurre l'inquietudine esistenziale contemporanea in una raffinata e stimolante espressione letteraria. Tuttavia presenta un mondo fantastico senza una metodologia chiara per poter procedere ed è praticamente inarrivabile per un individuo normalmente costituito. D'altro canto mantiene un riserbo assoluto riguardo all'essenziale: la vita affettiva, il quotidiano, il concreto. Ci troviamo sommersi nella magia, stregoneria, parapsicologia, fenomeni rari, un mondo evanescente dove non sembrano esistere esseri in carne e ossa, gente comune e normale come te e me. Ci avviciniamo a una realtà virtuale andando sempre più oltre, sfuggendo alla completa comprensione e con un discorso adatto ad alimentare i giochi confusi della mente. Perfino lo stesso Castaneda sembra un fantasma delle cui esperienze si continua a discuterne l'autenticità, la nazionalità, lo stato sociale, il reale livello di conoscenza e di evoluzione personale. Perché tanti segreti e tanti punti oscuri quando si pubblicano libri in decine di migliaia di copie? Forse si nasconde la verità, si copre la luce? Dopo aver passato molto tempo cercando in mezzo alla gente di questa corrente, spero ancora di incontrare un discepolo di Castaneda che possa parlar chiaro, trasmettere con metodo la sua esperienza e dimostrare con se stesso un evidente progresso dell’evoluzione personale. Castaneda ci permette di sognare ma non offre la ricetta per trasformare il sogno in realtà: qui vedo la sua affinità con la canapa fumata nella nostra società, entrambi volatili e disincarnati, seduttori e confusi.
Vorrei citare brevemente anche l'autorevole Bhagwan Shree Rajneesh, promotore del consumo di marijuana e della filosofia dell'amore indifferenziato. L'invasione dei suoi libri va di pari passo con un'inflazione dell'ego che è tanto più convincente per i suoi adepti quanto più incredibile. Il “maestro illuminato” non ha dubbi nell'affermare categoricamente: «Sono l'inizio di una coscienza del tutto nuova»: niente di meno. Per quanto possiamo osservare gli adepti di Osho mostrano un importante disadattamento alla realtà ordinaria e nelle sessioni di guarigione con le piante amazzoniche rivelano forti alterazioni energetiche. La marijuana e il sesso indiscriminato sono gli strumenti di base utilizzati da Osho per sedurre e contagiare nuovi discepoli. Risponde a una tendenza tipicamente occidentale di consumismo, libertinaggio confuso con la libertà, fuga dalla sofferenza, cieca devozione verso un guru che assume uno psuedo-ruolo paterno deresponsabilizzante. L'involuzione mediante la fusione e l’indifferenziazione (di sesso soprattutto) si oppone al cammino interiore dell'individuazione (in termini junghiani) e differenziazione che passa obbligatoriamente per la via della sofferenza e il confronto solitario con se stessi.
È da notare en passant che entrambi i “maestri” predicano il rifiuto delle cose materiali ma non si sono mai distinti per un particolare disinteresse per i soldi e i beni materiali.
L'introduzione della marijuana fumata nei rituali brasiliani del Santo Daime (ayahuasca) è stato il fattore principale della scissione del gruppo iniziale del maestro Irineu, alimentando i conflitti e la competizione, secondo quanto ci ha confessato la moglie. Fu un elemento di divisione e confusione che gonfiò l'ego di alcuni discepoli portando a successivi scismi: ora esistono una decina di sette differenti. Questa associazione improvvisata sembra rispondere più alla domanda di settori urbani piuttosto che alla nascita dall'iniziazione con l'ayahuasca. Gli sciamani dell'Amazzonica peruviana che conosciamo rifiutano categoricamente di fumare marijuana durante una sessione con ayahuasca. Tuttavia, trattandosi di una medicina dinamica sempre disposta ad arricchirsi con nuovi apporti, promuovono una ricerca empirica col fine di esplorare le virtù di questa pianta sacra. A questo scopo possiedono una metodologia che consiste fondamentalmente nell'entrare in una trance visionaria con preparati enteogeni, e poi ingerire in modo graduale un infuso o un decotto per “vedere” lo spirito della pianta e intavolare una rispettosa negoziazione con esso. È chiaro che per questo procedimento serve esperienza e una adeguata preparazione da maestri e non basta il coraggio dei novizi.
Conclusioni
Temo che i principali difensori dell'uso incondizionato di marijuana siano alla fine i migliori procacciatori di argomentazioni a favore della sua proibizione. Ciò si deve in gran parte al loro atteggiamento irresponsabile di fronte al rischio sociale: non si può ignorare che un bambino o un adolescente non siano preparati al consumo senza guida di una sostanza che potenzialmente li potrebbe confondere, rendere dipendenti o indurli a dipendenze più gravi. Per questo è inaccettabile la sua libera messa in circolazione come fosse un prodotto inoffensivo, così come è inaccettabile una cieca proibizione. E temo che numerosi adulti non abbiano nella nostra società più di 12 anni di maturità psico-affettiva… L'intero dibattito sulla legalità richiede una previa considerazione dei criteri di legittimità.
Prendendo come riferimento l'uso ancestrale, sarebbe corretto specificare anche che la marijuana non deve essere fumata secondo quell'antica saggezza e che esistono condizioni precise per la sua corretta assunzione. Bisognerebbe poi fare una distinzione tra i vari usi della marijuana: medico, ricreativo o religioso. Ognuno richiede una modalità di preparazione differente e un contesto di assunzione adeguato. Una pianta enteogena può essere richiesta a questi tre livelli. Se si tratta di fare un’infusione rilassante, non è necessario un lungo e complicato rituale dato che si chiede alla pianta solo l'effetto fisico. Però se si chiede alla pianta un insegnamento, una scoperta di mondi sottili o una esplorazione dell'inconscio, diventa indispensabile il rituale adatto, svolto con un atteggiamento interiore di sincera valutazione per non produrre l'effetto di una trasgressione prometeica in fin dei conti dannosa.
La marijuana non è una sostanza, termine che la oggettivizza e la spoglia della sua dimensione viva, energetica, spirituale. È prima di tutto una pianta sacra. Il modo abituale dell'uso attuale la riduce a un semplice prodotto di consumo, secondo il tipico atteggiamento materialista occidentale. È lì che si incontrano oppositori inflessibili e difensori accaniti: sono entrambi rigidi seguaci di un materialismo virulento, agenti promotori di una mentalità dittatoriale, nascosti nel gruppo dei negatori del cuore. Come conclude saggiamente Daniélou: «È a causa della sua incomprensione della realtà del mondo sottile che il materialismo moderno è divenuto la vittima di sé stesso.»
È giunto il momento di trovare strade che consentano di proteggere l'accesso alle piante sacre, creando le condizioni di un avvicinamento rispettoso, controllato, guidato, garante dell’innocuità e di una autentica esperienza spirituale. Il motto occidentale “tutto, adesso e senza costo”, lo stesso che issano i tossicodipendenti in quanto perfetti rappresentanti di questa società desacralizzata, non ha validità in questa terza via. Questo motto esemplifica un comportamento dipendente, matrice psichica che purtroppo predomina tra i consumatori di marijuana. La soluzione sarà progressiva, non immediata e con un costo individuale quanto collettivo che include per ciascuno la sua propria quota di sofferenza ‘liberamente’ accettata.
Bibliografia
Daniélou Alain, 1992, “Las divinidades alucinógenas”, Revista Takiwasi, Tarapoto, pp. 25-29.
Giove Rosa, 1996, “Medicina Tradicional Amazónica en el tratamiento del abuso de drogas: Experiencia de dos años y medio (92-94)”, CEDRO, Lima, 135 p.
Mabit Jacques, 1992, “De los usos y abusos de sustancias psicotrópicas y los estados modificados de conciencia”, Revista Takiwasi, Tarapoto, pp.13-23.
Mabit Jacques 1995, “El saber médico-tradicional y la drogadicción”, El Filósofo Callejero, No 7, Abril 1995, Santiago de Chile, pp.10-16.
Jacques Mabit, Direttore di Takiwasi Centro di Riabilitazione di tossicodipendenti e di ricerca delle Medicine Tradizionali, Tarapoto, Perù. Pubblicato in rivista Takiwasi N°5 1997.
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Santa Giuliana di Cornillon o di Liegi
Vergine dell'Ordine di S. Agostino
G iuliana nasce tra il 1191 e il 1192 nei pressi di Liegi, in Belgio. Perde i genitori da piccola e, con la sorella Agnese, viene affidata alle cure delle monache agostiniane del convento-lebbrosario di Mont-Cornillon. Lì vicino c’è anche una comunità di “beghine”, donne che fanno vita comune sotto una regola, ma senza essere monache: lavorano, pregano, assistono i malati di lebbra. Giuliana si fa invece monaca (cc 1207) e, dopo qualche tempo, si comincia a parlare di sue visioni, di rivelazioni... Ne scriverà la vita un chierico di Liegi, senza però averla conosciuta, dando scarsa importanza alle date e non distinguendo bene le vicende comuni dalle soprannaturali. Però fa emergere un fatto certo: l’influenza di Giuliana sulla Chiesa del tempo (e di sempre). Ecco una delle sue visioni, che poi si ripeté più volte nelle sue adorazioni eucaristiche: la visione presentava la luna nel suo pieno splendore, ma attraversata da una misteriosa striscia buia. Il Signore le fece comprendere il significato: la luna simboleggiava la vita della Chiesa sulla terra, la linea opaca rappresentava invece l’assenza di una festa liturgica che onori il Corpo di Cristo sacrificato per l’umanità. Questa visione lei la tiene vent’anni per sé, e infine la confiderà solo alla romita Eva e alla beghinaIsabella, infermiera dei lebbrosi. Le tre donne coinvolgono preti e frati, comunità, parrocchie. Vengono a parlare con Giuliana i vescovi di Cambrai e di Liegi. A quest’ultimo, Roberto di Thourotte, lei chiede di istituire subito in diocesi quella festa, che si chiamerà del Corpus Domini. Molti però sono contrari, il vescovo esita. Ma Giuliana va giù per conto suo, facendo già preparare in latino l’Ufficio (preghiere, letture, canti) per la nuova celebrazione. Quando si conosce in giro quel testo (che comincia con le parole Animarum cibus) se ne appassionano un po’ tutti: è letto, spiegato, cantato. Così sospinto, nel 1246 il vescovo istituisce la festa diocesana del Corpus Domini. Sosteneva l’iniziativa anche l’arcidiacono di Liegi, Jacques Pantaléon, di Troyes (F). Fu proprio lui che, divenuto Papa, nel 1261, con il nome di Urbano IV (1261-1264), nel 1264 istituì la solennità del Corpus Domini come festa di precetto per la Chiesa universale, il giovedì successivo alla Pentecoste. Nella Bolla di istituzione, intitolata Transiturus de hoc mundo (11 agosto 1264) Papa Urbano rievoca con discrezione anche le esperienze mistiche di Giuliana, avvalorandone l’autenticità. Giuliana non vedrà queste cose. Priora del monastero di Mont-Cornillon nel 1230, instaura una disciplina rigorosa che non piace a tutti: nel 1248 lascia la carica, e si ritira in clausura a Fosses, presso Namur, dove muore dieci anni dopo : 5 aprile 1258. Il corpo viene poi sepolto nell’abbazia cistercense di Villers. Ma lei ha fatto in tempo a sapere che, dopo Liegi, anche la Germania occidentale (1252) già festeggiava il Corpus Domini.Per approfondimenti, leggere la Catechesi di Papa Benedetto XVI: >>> Santa Giuliana di Cornillon
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Pasqua di Risurrezione del Signore
Pasqua di Risurrezione del Signore
Dal Messaggio « Urbi et Orbi » di Sua Santità Benedetto XVI
Cari fratelli e sorelle di Roma e del mondo intero!
Formulo di cuore a voi tutti l’augurio pasquale con le parole di sant’Agostino: “Resurrectio Domini, spes nostra – la risurrezione del Signore è la nostra speranza” (Agostino, Sermo 261, 1). Con questa affermazione, il grande Vescovo spiegava ai suoi fedeli che Gesù è risorto perché noi, pur destinati alla morte, non disperassimo, pensando che con la morte la vita sia totalmente finita; Cristo è risorto per darci la speranza (cfr ibid.).
In effetti, una delle domande che più angustiano l’esistenza dell’uomo è proprio questa: che cosa c’è dopo la morte? A quest’enigma la solennità odierna ci permette di rispondere che la morte non ha l’ultima parola, perché a trionfare alla fine è la Vita. E questa nostra certezza non si fonda su semplici ragionamenti umani, bensì su uno storico dato di fede: Gesù Cristo, crocifisso e sepolto, è risorto con il suo corpo glorioso. Gesù è risorto perché anche noi, credendo in Lui, possiamo avere la vita eterna. Quest’annuncio sta nel cuore del messaggio evangelico. Lo dichiara con vigore san Paolo: “Se Cristo non è risorto, vuota allora è la nostra predicazione, vuota anche la vostra fede”. E aggiunge: “Se noi abbiamo avuto speranza in Cristo soltanto per questa vita, siamo da commiserare più di tutti gli uomini” (1 Cor 15,14.19). Dall’alba di Pasqua una nuova primavera di speranza investe il mondo; da quel giorno la nostra risurrezione è già cominciata, perché la Pasqua non segna semplicemente un momento della storia, ma l’avvio di una nuova condizione: Gesù è risorto non perché la sua memoria resti viva nel cuore dei suoi discepoli, bensì perché Egli stesso viva in noi e in Lui possiamo già gustare la gioia della vita eterna.
La risurrezione pertanto non è una teoria, ma una realtà storica rivelata dall’Uomo Gesù Cristo mediante la sua “pasqua”, il suo “passaggio”, che ha aperto una “nuova via” tra la terra e il Cielo (cfr Eb 10,20). Non è un mito né un sogno, non è una visione né un’utopia, non è una favola, ma un evento unico ed irripetibile: Gesù di Nazaret, figlio di Maria, che al tramonto del Venerdì è stato deposto dalla croce e sepolto, ha lasciato vittorioso la tomba. Infatti all’alba del primo giorno dopo il sabato, Pietro e Giovanni hanno trovato la tomba vuota. Maddalena e le altre donne hanno incontrato Gesù risorto; lo hanno riconosciuto anche i due discepoli di Emmaus allo spezzare il pane; il Risorto è apparso agli Apostoli la sera nel Cenacolo e quindi a molti altri discepoli in Galilea.
L’annuncio della risurrezione del Signore illumina le zone buie del mondo in cui viviamo. Mi riferisco particolarmente al materialismo e al nichilismo, a quella visione del mondo che non sa trascendere ciò che è sperimentalmente constatabile, e ripiega sconsolata in un sentimento del nulla che sarebbe il definitivo approdo dell’esistenza umana. È un fatto che se Cristo non fosse risorto, il “vuoto” sarebbe destinato ad avere il sopravvento. Se togliamo Cristo e la sua risurrezione, non c’è scampo per l’uomo e ogni sua speranza rimane un’illusione. Ma proprio oggi prorompe con vigore l’annuncio della risurrezione del Signore, ed è risposta alla ricorrente domanda degli scettici, riportata anche dal libro di Qoèlet: “C’è forse qualcosa di cui si possa dire: / Ecco, questa è una novità?” (Qo 1,10). Sì, rispondiamo: nel mattino di Pasqua tutto si è rinnovato. “Morte e vita si sono affrontate in un prodigioso duello: il Signore della vita era morto; ma ora, vivo, trionfa” (Sequenza pasquale). Questa è la novità! Una novità che cambia l’esistenza di chi l’accoglie, come avvenne nei santi. Così, ad esempio, è accaduto per san Paolo.
Più volte, nel contesto dell’Anno Paolino, abbiamo avuto modo di meditare sull’esperienza del grande Apostolo. Saulo di Tarso, l’accanito persecutore dei cristiani, sulla via di Damasco incontrò Cristo risorto e fu da Lui “conquistato”. Il resto ci è noto. Avvenne in Paolo quel che più tardi egli scriverà ai cristiani di Corinto: “Se uno è in Cristo, è una nuova creatura; le cose vecchie sono passate, ecco ne sono nate di nuove” (2 Cor 5,17). Guardiamo a questo grande evangelizzatore, che con l’entusiasmo audace della sua azione apostolica, ha recato il Vangelo a tante popolazioni del mondo di allora. Il suo insegnamento e il suo esempio ci stimolano a ricercare il Signore Gesù. Ci incoraggiano a fidarci di Lui, perché ormai il senso del nulla, che tende ad intossicare l’umanità, è stato sopraffatto dalla luce e dalla speranza che promanano dalla risurrezione. Ormai sono vere e reali le parole del Salmo: “Nemmeno le tenebre per te sono tenebre / e la notte è luminosa come il giorno” (139[138],12). Non è più il nulla che avvolge ogni cosa, ma la presenza amorosa di Dio. Addirittura il regno stesso della morte è stato liberato, perché anche negli “inferi” è arrivato il Verbo della vita, sospinto dal soffio dello Spirito (v. 8).
Se è vero che la morte non ha più potere sull’uomo e sul mondo, tuttavia rimangono ancora tanti, troppi segni del suo vecchio dominio. Se mediante la Pasqua, Cristo ha estirpato la radice del male, ha però bisogno di uomini e di donne che in ogni tempo e luogo lo aiutino ad affermare la sua vittoria con le sue stesse armi: le armi della giustizia e della verità, della misericordia, del perdono e dell’amore. [...]
Resurrectio Domini, spes nostra!La risurrezione di Cristo è la nostra speranza! Questo la Chiesa proclama oggi con gioia: annuncia la speranza, che Dio ha reso salda e invincibile risuscitando Gesù Cristo dai morti; comunica la speranza, che essa porta nel cuore e vuole condividere con tutti, in ogni luogo, specialmente là dove i cristiani soffrono persecuzione a causa della loro fede e del loro impegno per la giustizia e la pace; invoca la speranza capace di suscitare il coraggio del bene anche e soprattutto quando costa. Oggi la Chiesa canta “il giorno che ha fatto il Signore” ed invita alla gioia. Oggi la Chiesa prega, invoca Maria, Stella della Speranza, perché guidi l’umanità verso il porto sicuro della salvezza che è il cuore di Cristo, la Vittima pasquale, l’Agnello che “ha redento il mondo”, l’Innocente che “ha riconciliato noi peccatori col Padre”. A Lui, Re vittorioso, a Lui crocifisso e risorto, noi gridiamo con gioia il nostro Alleluia !© Copyright 2009 - Libreria Editrice Vaticana
Surrexit Dominus vere, alleluia!
>>> Hallelujah - Choir of King'
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INTERROGAZIONE DISTRIBUZIONE VOLANTINO SATRIANO INFORMA LA VIGILIA DI PASQUA
Premessa
è prerogativa della maggioranza poter rispondere alle minoranze con gli strumenti piu’ consoni.
è prerogativa della giunta e del Sindaco informare la cittadinanza sull’attività amministrati- va e gravare sulle spese comunali per la stampa di tutti i formati utili a tale scopo
DATO
Che il volantino distribuito il giorno della vigilia di Pasqua dai dipendenti comunali e a spese della collettività è un volantino politico del gruppo Pietrafesa Futura, in quanto si difende in maniera politica difronte agli attacchi dei gruppi Satriano insieme e sartiano 2050 l'operato del sindaco e della giunta;
VISTO
Che il volantino, a mio parere, edito a spese del comune ma che difende le istanze e la visione della maggioranza, lede ed inclina il clima Pasquale e la sensibilità dei veri cattolici quelli che non ostentano sugli altari e che rispettano la liturgia e la tradizione popolare che vuole la pas- sione e la resurrezione di Cristo quale momento sabbatico di riflessione e di ecumenismo;
con l’intento di dover espletare al meglio la sua funzione di vigilanza e di controllo in qualità di consigliere di minoranza;
interrogazione volantino satriano informa
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RISPOSTA AD INTERROGAZIONE MERCATO BELVEDERE
HANNO RISPOSTO ALLA CONSULTAZIONE PER IL MERCATO 139 PERSONE!
EBBENE 300 PERSONE NEL 2014 NON SONO SERVITE A MODIFICARE IL PIANO TRAFFICO SENZA SOMMARE QUELLE CHE ADERIRONO ALLA RACCOLTA FIRME NEL 2010! RISPOSTA iallorenzi mercato
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SCHEDINA FALCHI
BARDOLEAGUE-FANTOMAS X2
MZ JONES-BORIO E SPEGIO 11
AS PUMA-LUCKY LOSER 12
TRE TITULI-I TRE MOSCHETTIERI 12
FALCHI-ANNIBAL 22
BACARDI-FRANKVILLE 21
ALTA TENSIONE-LONGOBARDA 11
ENZO-CAPITAL TEAM 11
CICCIO E PIPPO-REAL PREONDA 12
INCOMPATIBILI-BOMBER 1X
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SQUADRA FALCHI
BUFFON ABATE EDENILSON CHIELLINI SALAH JOAQUIN DE JONG IZCO DYBALA DJURIC PINILLA. A DISP; STORARI CANNAVARO DOMIZZI SAVIC FARNERUD NOCERINO CASCIONE TAVANO PALLADINO TOTTI
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Lode all’inviolato Strootman, salvo per sfiga dal naufragio Roma
Della nostra sventura nessun si rallegri / ma pregate Dio che tutti noi assolva.
(François Villon)
Sparì dal campo un brutto giorno di gennaio mentre, corrucciato e svelto come sempre, seminava il panico tra le fila nemiche. Colpito e affondato, come qualche mese prima. Quando dovette rinunciare ai mondiali, Kevin Strootman. Che sfiga. Che fregatura non far parte della selezione Oranje che riabilitò al mondo il buon nome di Van Gaal e si tolse lo sfizio, oltre che del terzo posto finale, di rifilare cinque pappine ai boriosi spagnoli acchiappatutto. Ginocchia di cristallo, guai su guai. Che ci vuoi fare, sono questi i rischi di chi con un pallone tra i piedi riesce a diventare eroe in una piazza esigente e calorosa come quella della Roma giallorossa. Sparì dal campo un brutto giorno e il suo campionato finì. Stavolta non senza fregatura. E la sfiga non s’è proprio accanita. C’è pochissimo da invidiare alla Roma di oggi, tanto brutta che a confronto il declino del tristo Hollande in Francia diventa una soave barzelletta. E come sempre accade, quando mancano, gli eroi non affondano. Strootman non cola a picco sul Titanic giallorosso. Kevin ha fatto guadagnare la pagnotta agli angeli del Purgatorio per gli improperi lanciati dai romanisti alla sorte e all’avverso volere divino. La situazione è quella che è: Yanga Mbiwa riabiliterebbe pure Renato Portaluppi, i greci vanno peggio della loro economia. E poi c’è lo spogliatoio più litigioso del Partito democratico, diviso (strombazzano le cronache e i bene informati) tra la setta dei senatori romani de’ Roma, i “nuovi” e i “rottamatori”. Rudi Garcia, ghigna dura ma voce attoriale gradevole anche quando si traveste da Mazzarri franco-trasteverino, gode dei favori della piazza. Non tutti, però, amano più Totti. Spiegamoci: Totti è una leggenda, un mito, una bandiera, un folle che purga ancora la Lazio nel derby e si fa i selfie sotto la curva. Però, sulla soglia dei 40 anni, non regge più fisicamente – come è ovvio – una partita dall’inizio alla fine. Capitano ingombrante con il suo eterno erede De Rossi, protagonisti di un rapporto quasi edipico e cannibalesco che però non scoppia, nonostante tutto, come accadde a Berlusconi e al suo (ex) delfino Fini. Però questo prodigio di equilibrio a parte della tifoseria ormai inizia a star stretto. Così come stanno stretti i panegirici dei fantascientifici americani al timone della società. Pallotta e Baldini, il nuovo stadio, la storia e i treni per l’Europa. E il denaro, maledetto, sempre lui. https://www.youtube.com/watch?v=WX2XJs61UcM Kevin Strootman rimane lì. Costretto all’inattività dall’ennesimo infortunio, è l’unico che possa avere ancora voglia di scherzare. Non è vero che lo ha ingaggiato l’Olginatese, ma lui s’è divertito a fare il pesce d’aprile ai già incazzati tifosi. Che non possono avercela con lui, anzi. Scassato e convalescente, come una bella donna che lascia la festa per il mal di pancia e, un quarto d’ora dopo che se n’è andata, crolla il soffitto della sala da ballo. Come l’eroe costretto all’immobilità che fa sospirare: “Se ce stesse Strootman. E se ce stesse pure Castan”. Inviolato, “grazie” alle disgrazie. L’assenza che non è diserzione ma si traduce in anelito di grandezza impossibile. Almeno per il momento.(rassegna stampa, Barbadillo.it)
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La Resistenza Anarchica a Milano (1943/45)
Per le edizioni Zero in Condotta è stato pubblicato ed è disponibile il libro di Mauro de Agostini e Franco Schirone: Resistenza a Milano (1943-45), Zero in Condotta, 360 pp.
Pubblichiamo la prefazione di Giorgio Sacchetti
La presenza complessiva degli anarchici nella Resistenza è già stata fatta oggetto di numerosi studi, alcuni di grande pregio, ormai a partire dall’ultimo decennio del secolo scorso. Tuttavia, trattandosi di un movimento di non facile approccio per chi non abbia un retroterra di conoscenza approfondito, si è rilevato spesso necessario, anzi indispensabile, partire dal locale (o magari dalle storie di vita). Sì, perché ad un movimento politico-culturale-sociale eterogeneo e decentrato corrispondono spesso fonti altrettanto decentrate e magari disperse. Ebbene queste pagine, oltre a rappresentare un indubbio elemento di conoscenza, costituiscono anche un prototipo per come si debba procedere nella ricerca storica di base. Senza questi lavori, pazienti e minuziosi, le grandi opere di “sintesi” non avrebbero più la materia prima per analisi e ricostruzioni di largo respiro.
Mauro De Agostini e Franco Schirone, studiosi di vaglia, ci propongono un’avvincente e documentata narrazione di un’esperienza resistenziale popolare ed “altra”, quella degli anarchici, in una città-chiave come Milano, crocevia dei destini della Nazione ma anche proscenio della duratura guerra civile europea. Lì dove lo scontro tra fascismo e antifascismo ha assunto, da sempre, i connotati della guerriglia sociale aperta il racconto di quelle vicende si fa decisivo. Le modalità e le costanti di un conflitto apertosi nel 1919-1922 ritornano dunque negli anni 1943-1945 come ricapitolazione, svolgimento finale e “recupero della memoria” (per usare le parole di Claudio Pavone) durante la Resistenza, sotto la cappa dell’occupazione tedesca. E si tratta di uno scontro epocale, “guerra dei trent’anni” tra opposte visioni del mondo, tra modelli di civiltà antitetici, il cui esito produrrà contraddizioni più o meno impreviste: come l’affermarsi di democrazie dai tratti autoritarie di antifascismi di marca totalitaria.
La seconda guerra mondiale nelle sue molteplici rappresentazioni raffigura una sorta di architrave della memoria europea, e pertanto delle identità, di tutte quelle componenti sociali, politiche, nazionali e culturali che vi furono coinvolte. Ciò vale a maggior ragione per un paese come l’Italia alle cui istituzioni spetta la peculiarità della nefasta primogenitura del fascismo, e il disonore di una turpe alleanza con il nazionalsocialismo hitleriano, dalla guerra d’Etiopia almeno fino all’8 settembre 1943. Per la generazione dei militanti libertari, reduci delle antiche battaglie, l’epilogo di un’esperienza traumatica vissuta in prima persona – guerra, persecuzioni, prigionia, esilio e lotta armata – non sarà mai l’ora zero per un nuovo spensierato inizio. Esso imporrà, piuttosto, il dovere della memoria oltreché della coerenza antitotalitaria. Le inaudite devastazioni fisiche e morali patite significarono, innanzitutto, una grande confutazione delle illusioni e delle finzioni ideologiche e politiche del Novecento, secolo destinato a proiettare perennemente le sue ombre lugubri. “Mai come allora – ha scritto Karl Dietrich Bracher (Zeit derIdeologien) – l’idea di progresso si era rivelata in tutta la sua ambivalenza: di fronte alla fede in un miglioramento morale e culturale inarrestabile e automatico dell’uomo, c’era l’esperienza di Auschwitz”. Né bastò più il Comunismo come “quintessenza dell’antifascismo”, giacché anche dopo il 1945 continuava ancora, nell’URSS, la disumanità dei campi di concentramento…
La Resistenza, quale fenomeno storico ormai inesorabilmente lontano nel tempo, fagocitata e depotenziata di tutta la sua carica sovversiva dalla retorica istituzionale, oppure attaccata in blocco dalla società dei consumi culturali veloci e dei talk show, dai nuovi fascismi (più che dal vecchio “revisionismo” del buon De Felice), ha man mano esaurito la sua funzione pedagogica e di appeal tra le giovani generazioni e non solo. Tuttavia anche lavori come questo propostoci da De Agostini e Schirone – peraltro estremamente ricchi dal punto di vista delle fonti utilizzate e ben organizzati sul piano del racconto – ci richiamano almeno un paio di riflessioni sulla metodologia di indagine da adottare, sulle necessarie letture storiche da effettuare sul lungo periodo. Tutte questioni che, allo stato, appaiono ancora irrisolte nel milieu storiografico. Occorrerebbe, in sostanza, passare davvero dalla attuale visione strettamente singolare e univoca della Resistenza (ma quale memoria condivisa!) ad una visione invece davvero plurale delle molteplici Resistenze. Occorrerebbe inoltre superare senza remore la cronologia ristretta del 1943-1945, discorso che ci pare debba valere anche per le vicende dell’anarchismo.
Dopo la fase di “internazionalizzazione” – che riguarda l’esperienza militante che matura fra le due guerre, epoca in cui il movimento si misura con i totalitarismi in ambito europeo – si delineerebbe così una periodizzazione inedita. Si tratterebbe (sull’onda di alcune suggestioni dello storico Giovanni De Luna) di prendere in considerazione tutto in blocco il decennio della crisi 1938-1948. Ed è proprio in questi anni, infatti, che precipitano eventi di portata epocale, tali da marcare tutto il secondo Novecento anche per gli anarchici. Ne citiamo solo i principali: gli esiti letali della sconfitta in Spagna, la IIa guerra mondiale come guerra ideologica antifascista, l’incardinamento dei tre partiti che per il mezzo secolo successivo domineranno lo scenario politico italiano, la conferma della statalizzazione dei sindacati, l’avvento della repubblica e di un sistema liberal-democratico, la guerra fredda con la giustapposizione della nuova coppia comunismo/anticomunismo alla vecchia coppia fascismo/antifascismo, l’Unione Sovietica come “faro” indiscutibile della sinistra…
Da rilevare anche che la partecipazione dei libertari italiani alla lotta armata antifascista marcherà indubbiamente la differenza fra i percorsi antropologico culturali successivi intrapresi dalle varie correnti dell’anarchismo internazionale. Così, se nell’area anglofona prevarranno i temi della rivoluzione nonviolenta e dell’anti-bellicismo, in quella sud-europea saranno invece gli stilemi classici dell’antifascismo di estrema sinistra ad imporsi, non ultimo il mito della “Resistenza tradita”.
Giorgio Sacchetti
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The Christian persecution: problem for the West
The massacre of Christians in Kenya, together with the statistics, which are the followers of Christianity, the most persecuted in the world, impose a serious reflection on the causes, mainly political, that led to this situation. Identification with the Crusaders and also with Rome as the capital of Christianity, became a symbol of violating win, can not be analyzed solely on the basis of a simple opposition between Islam and Christianity. There, some of the visions that are based on this opposition and often are less respectful of the different currents within the same Islamism, but this radicalism is not born of a competition on the primacy or the authenticity of religious dogmas, which are also part of the main reasons of theological opposition. The biggest problem should be framed on the grounds of political and economical. Christianity is identified as the instrument of Western power, especially from formations and governments more fundamentalist, but too often the parties of Islamic society more moderate. One of the senior managers in this state of affairs has been imposed, just by the West, the phenomenon of globalization in the world, with the same manner and time in very different territories. Attempting to approval, convenient to the world of finance and industry, could not be implemented uniformly in cultures with different rate of development and different attachment to local traditions. To this must be added the poor management and shortsighted of the Arab Spring, as well as the attempt to export democracy, result in bankruptcy. Basically it is purported that peoples and nations far from Western ways of democratic processes and ruled by absolutist regimes, would pass from one day to another, without a gradual process to become citizens aware of rights, that just in the West were won in consciously at the cost of great sacrifices and in times considerably long. It is applied, ie, the method of distribution of goods to that of political rights, equating ideas to finished products, whose processing required a maturation of civil society long and laborious. This was seen as an invasion into the sphere of traditions: a clumsy attempt to limit the weight and importance of the traditions in society often still closed in the pen tribal. At the expense was the Christian religion, lived as an element of invasion and break the monopoly of the Islamic religion, despite the presence in some cases and territories, now also secular. From this vision, favored by the incessant propaganda, combined with heavy funding of the countries with political orientation strongly confessional, has developed an aversion to the cults perceived as outsiders to the customs authorities. The rigid reading of the Koran and its application in law material has caused, for Christians, the fact of becoming main object of persecution, who have the intent to liberate the territories of what is considered a presence inconceivable for intolerant views of extremists. To the West raises two essential problems. The first is as a feedback system to provide outside its borders, considering the absolute lack of reciprocal treatment, even in countries that are considered political allies, think of Saudi Arabia, which in addition to deny religious freedom, in a wider discourse, does not guarantee any civil law. Some of these states are considered important partners and even essential for the geopolitical chessboard and the Western strategy, and in consequence of this fact are omitted forms of pressure for the respect of the rights, which are confidential, even as a form of pressure, nations considered adverse. But in a context marked by a broader view, one can not consider the persecution to Christianity as an act of war just to Western values; this reflection requires a different attitude, even at the price of clashes with allied countries: require the guarantees civilians should become the basis for further bilateral relations with countries where these are lacking in them. The second problem is how to relate to the members of the Islamic religion, within the territories of the Western nations. This aspect includes both organizations more moderate that disturbing phenomena as the fighters went to swell the ranks of groups like the Islamic state. In the middle there is the problem of accepting refugees, on which it becomes inevitable operate thorough investigation to prevent from intrusion by terrorists. The problem, as a whole is complex, because it includes the maintenance of rights, but also the need to protect themselves from aspects increasingly invasive and, in international relations, an effort that does not seem to be faced now, in an age of large imbalances and instability. The real danger is that the rise in the Western hostility towards Islam with similar behaviors and outside the law. To avoid this drift must now a commitment of states, both international and domestic, to develop higher forms of dialogue immediately, without discarding any unpleasant possibility of interventions to contain the spread of fundamentalist forms which might endanger delicate balances.
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La persecución de los cristianos: problema para Occidente
La masacre de los cristianos en Kenia, junto con las estadísticas, que son los seguidores del cristianismo, los más perseguidos en el mundo, impone una seria reflexión sobre las causas, principalmente políticos, que llevó a esta situación. La identificación con los cruzados y también con Roma como la capital del cristianismo, se convirtió en un símbolo de violar la victoria, no puede ser analizada únicamente sobre la base de una simple oposición entre el islam y el cristianismo. Allí, algunas de las visiones que se basan en esta oposición ya menudo son menos respetuosos de las diferentes corrientes dentro del mismo islamismo, pero este radicalismo no nace de una competición en la primacía o la autenticidad de los dogmas religiosos, que son también parte de las principales razones de la oposición teológica. El mayor problema que debe enmarcarse en los terrenos de la vida política y económica. El cristianismo se identifica como el instrumento del poder occidental, especialmente de formaciones y de los gobiernos más fundamentalistas, pero demasiado a menudo las partes de la sociedad islámica más moderada. Uno de los gerentes de alto nivel en este estado de cosas se ha impuesto, justo por Occidente, el fenómeno de la globalización en el mundo, con la misma forma y el momento en diferentes territorios. El intento de aprobación, conveniente para el mundo de las finanzas y la industria, no podía ser aplicado de manera uniforme en cultivos con diferente ritmo de desarrollo diferente y el apego a las tradiciones locales. Para esto hay que añadir la mala gestión y miope de la Primavera Árabe, así como el intento de exportar la democracia, dar lugar a la quiebra. Básicamente se pretende que los pueblos y las naciones, lejos de las costumbres occidentales de los procesos democráticos y gobernados por regímenes absolutistas, pasarían de un día para otro, sin un proceso gradual para convertirse en ciudadanos conscientes de los derechos, que sólo en el Oeste fueron ganados en conscientemente a costa de grandes sacrificios y en tiempos considerablemente largo. Se aplica, es decir, el método de distribución de bienes a la de los derechos políticos, la equiparación de las ideas a los productos acabados, cuyo procesamiento requiere una maduración de la sociedad civil larga y laboriosa. Esto fue visto como una invasión a la esfera de las tradiciones: un torpe intento de limitar el peso y la importancia de las tradiciones de la sociedad a menudo todavía cerradas en la pluma tribal. A expensas era la religión cristiana, vivida como un elemento de la invasión y romper el monopolio de la religión islámica, a pesar de la presencia en algunos casos y territorios, ahora también secular. Desde esta visión, favorecido por la incesante propaganda, combinado con la financiación pesada de los países con orientación política fuertemente confesionales, ha desarrollado una aversión a los cultos percibidos como ajenos a las autoridades aduaneras. La lectura rígida del Corán y su aplicación en material de ley ha causado, para los cristianos, el hecho de convertirse en principal objeto de persecución, que tienen la intención de liberar a los territorios de lo que se considera una presencia inconcebible opiniones intolerantes de extremistas. Para Occidente plantea dos problemas esenciales. El primero es como un sistema de retroalimentación para proporcionar fuera de sus fronteras, teniendo en cuenta la absoluta falta de trato recíproco, incluso en los países que se consideran aliados políticos, pensar en Arabia Saudita, que además de negar la libertad religiosa, en un discurso más amplio, no garantiza ningún derecho civil. Algunos de estos estados son considerados socios importantes e incluso esencial para el tablero de ajedrez geopolítico y la estrategia occidental, y como consecuencia de este hecho se omiten formas de presión para el respeto de los derechos, que son confidenciales, incluso como una forma de presión, naciones consideran adverso. Pero en un contexto marcado por una visión más amplia, no se puede considerar que la persecución al cristianismo como un acto de guerra justa a los valores occidentales; esta reflexión requiere una actitud diferente, incluso al precio de los enfrentamientos con los países aliados: los civiles requieren garantías deben convertirse en la base para las futuras relaciones bilaterales con los países que estén ausentes en ellos. El segundo problema es cómo relacionarse con los miembros de la religión islámica, en los territorios de las naciones occidentales. Este aspecto incluye tanto las organizaciones más moderadas que los fenómenos perturbadores como los combatientes fueron a engrosar las filas de los grupos como el estado islámico. En el centro hay el problema de aceptar refugiados, en el que se hace inevitable operar investigación a fondo para evitar la intrusión por parte de terroristas. El problema, en su conjunto es complejo, ya que incluye el mantenimiento de los derechos, sino también la necesidad de protegerse de los aspectos cada vez más invasivos y, en las relaciones internacionales, un esfuerzo que no parece que se plantea ahora, en una época de grandes desequilibrios y inestabilidad. El verdadero peligro es que el aumento de la hostilidad occidental hacia el Islam con comportamientos similares y fuera de la ley. Para evitar esta deriva debe ahora un compromiso de los Estados, tanto internacionales como nacionales, para desarrollar formas superiores de diálogo de inmediato, sin descartar ninguna posibilidad desagradable de intervenciones para contener la propagación de formas fundamentalistas que puedan poner en peligro delicados equilibrios.
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Die Christenverfolgung: Problem für den Westen
Das Massaker an Christen in Kenia zusammen mit den Statistiken, die die Anhänger des Christentums, die in der Welt verfolgt werden, verhängen eine ernsthafte Reflexion über die Ursachen, vor allem politische, die zu dieser Situation geführt. Die Identifikation mit den Kreuzfahrern und auch mit Rom als Hauptstadt des Christentums, wurde zu einem Symbol der Verletzung gewinnen, kann nicht allein auf der Grundlage eines einfachen Gegensatz zwischen Islam und Christentum analysiert werden. Dort sind einige der Visionen, die auf dieser Opposition beruhen und oft weniger Respekt vor den verschiedenen Strömungen innerhalb der gleichen Islamismus, aber dieser Radikalität nicht eines Wettbewerbs auf dem Primat oder der Echtheit der religiösen Dogmen, die ebenfalls Teil geboren der Hauptgründe, der theologische Opposition. Das größte Problem, sollte aus Gründen der politischen und wirtschaftlichen gerahmt werden. Das Christentum wird als Instrument der westlichen Macht der Parteien der islamischen Gesellschaft moderater identifiziert, vor allem aus Formationen und Regierungen mehr fundamentalistischen, aber zu oft. Einer der leitenden Angestellten in diesen Zustand eingeführt worden ist, nur nach Westen, dem Phänomen der Globalisierung in der Welt, mit der gleichen Art und Weise und die Zeit in den verschiedensten Gebieten. Der Versuch, die Genehmigung, bequem, der Finanzwelt und Industrie, nicht gleichmäßig in Kulturen mit unterschiedlichen Geschwindigkeit der Entwicklung und unterschiedlichen Bindung an die lokalen Traditionen durchgeführt werden. Dazu kommt noch die schlechte Verwaltung und kurzsichtig des Arabischen Frühlings, aber auch den Versuch, die Demokratie zu exportieren hinzugefügt werden, führen in Konkurs. Im Grunde ist es wird behauptet, dass die Völker und Nationen weit von westlichen Formen der demokratischen Prozesse und regierte von absolutistischen Regime, würde von einem Tag zum anderen gelangen, ohne einen allmählichen Prozess, um die Bürger über Rechte geworden, dass nur im Westen wurden gewonnen bewusst auf Kosten der großen Opfer und in Zeiten beträchtlich lange. Es wird angewendet, dh die Methode der Verteilung von Waren an, dass der politischen Rechte, die Gleichsetzung der Idee zum Produkt, dessen Verarbeitung benötigt eine Reifung der Zivilgesellschaft langen und mühsamen beendet. Einer ungeschickten Versuch, das Gewicht und die Bedeutung der Traditionen in der Gesellschaft oft noch in der Feder Stammes geschlossen zu begrenzen: Dies wurde als Eingriff in die Sphäre der Tradition gesehen. Auf Kosten war die christliche Religion, lebte als ein Element der Invasion und brechen das Monopol der islamischen Religion, trotz der Anwesenheit in einigen Fällen und Regionen nun auch weltliche. Aus dieser Vision, durch die unaufhörlichen Propaganda begünstigt, verbunden mit schweren Finanzierung der Länder mit politischen Orientierung stark Beichtstuhl, hat eine Abneigung gegen den Kulten als Außenseiter an die Zollbehörden wahrgenommen entwickelt. Die starre Lesung des Koran und seine Anwendung in Rechts Material verursacht hat, für die Christen, die Tatsache des Werdens Hauptziel der Verfolgung, der die Absicht, die Territorien zu befreien, was gilt als Anwesenheit undenkbar intolerant Aussicht Extremisten. Im Westen wirft zwei wesentliche Probleme. Die erste ist, als Rückführsystem, um außerhalb ihrer Grenzen zu schaffen, unter Berücksichtigung der absoluten Mangel an Gegenseitigkeit, auch in Ländern, die als politische Verbündete sind, denken Sie an Saudi-Arabien, die neben der Religionsfreiheit zu leugnen, in ein breiteren Diskurs, garantiert keine Zivilrecht. Einige dieser Staaten als wichtige Partner und sogar entscheidend für die geopolitischen Schachbrett und der westlichen Strategie, und in Folge dieser Tatsache, sind Formen der Druck für die Achtung der Rechte, die vertraulich sind, auch als eine Form der Druck weggelassen, Nationen als Neben. Aber in einem Kontext eine komplexere Sicht markiert ist, kann man nicht der Ansicht, die Verfolgung, das Christentum als ein Akt des Krieges nur um westliche Werte; diese Reflexion erfordert eine andere Haltung, auch um den Preis von Zusammenstößen mit verbündeten Ländern: erfordern die Garantien Zivilisten sollten die Grundlage für weitere bilaterale Beziehungen mit Ländern, in denen diese in ihnen fehlen werden. Das zweite Problem ist, wie man an die Mitglieder der islamischen Religion beziehen, in den Hoheitsgebieten der westlichen Nationen. Dieser Aspekt beinhaltet sowohl Organisationen moderater dass störende Erscheinungen wie die Kämpfer gingen in die Reihen der Gruppen wie die islamischen Staat anschwellen. In der Mitte gibt es das Problem der Aufnahme von Flüchtlingen, auf dem es unvermeidlich zu betreiben gründliche Untersuchung, um vor dem Betreten durch Terroristen zu verhindern. Das Problem, als Ganzes ist komplex, denn es beinhaltet die Wahrung der Rechte, sondern auch die Notwendigkeit, sich von Aspekten zunehmend invasive und in den internationalen Beziehungen zu schützen, eine Anstrengung, die nicht scheint, jetzt konfrontiert werden in einer Zeit der großen Ungleichgewichte und Instabilität. Die wirkliche Gefahr besteht darin, dass der Anstieg in der westlichen Feindseligkeit gegenüber dem Islam mit ähnlichen Verhaltensweisen und außerhalb des Gesetzes. Um diese Drift zu vermeiden, muss nun eine Verpflichtung von Staaten, internationalen und inländischen, höhere Formen des Dialogs sofort zu entwickeln, ohne Verwerfen unangenehme Möglichkeit von Interventionen, die Verbreitung von fundamentalistischen Formen, die empfindliche Gleichgewicht gefährden könnten enthalten.
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La persécution des chrétiens: problème pour l'Occident
Le massacre des chrétiens au Kenya, avec les statistiques, qui sont les adeptes du christianisme, le plus persécutés dans le monde, imposer une réflexion sérieuse sur les causes, notamment politiques, qui a conduit à cette situation. Identification avec les Croisés et aussi avec Rome comme capitale de la chrétienté, est devenu un symbole de violer victoire, ne peut pas être analysé uniquement sur la base d'une simple opposition entre l'islam et le christianisme. Là, quelques-unes des visions qui sont basées sur cette opposition et sont souvent moins respectueux des différents courants au sein du même islamisme, mais ce radicalisme ne est pas né d'un concours sur la primauté ou l'authenticité de dogmes religieux, qui font également partie des principales raisons de l'opposition théologique. Le plus gros problème devrait être défini sur les motifs de la vie politique et économique. Le christianisme est identifié comme l'instrument de la puissance occidentale, en particulier à partir de formations et les gouvernements plus fondamentalistes, mais trop souvent les parties de la société islamique plus modérée. Un des cadres supérieurs de cet état de choses a été imposée, juste par l'Occident, le phénomène de la mondialisation dans le monde, avec la même manière et le moment très différents territoires. Tenter de l'approbation, pratique pour le monde de la finance et de l'industrie, ne pouvait pas être mis en œuvre de manière uniforme dans les cultures avec un taux différent de développement et l'attachement aux traditions locales différentes. Pour cela il faut ajouter la mauvaise gestion et à courte du printemps arabe, ainsi que la tentative d'exporter la démocratie, entraîner la faillite. Fondamentalement, il est censé que les peuples et les nations loin de manières occidentales de processus démocratiques et gouvernés par des régimes absolutistes, se passer d'un jour à l'autre, sans un processus graduel de devenir des citoyens conscients de l'homme, qui vient dans l'Ouest ont été remportés dans consciemment au prix de grands sacrifices et dans les temps considérablement long. Il est appliqué, ce est à dire, la méthode de distribution des biens à celle des droits politiques, ce qui équivaut idées aux produits finis, dont le traitement exige une maturation de la société civile longue et laborieuse. Cela a été perçu comme une invasion dans la sphère des traditions: une tentative maladroite de limiter le poids et l'importance des traditions dans la société encore souvent fermées dans le stylo tribale. À la charge était de la religion chrétienne, vécue comme un élément de l'invasion et de briser le monopole de la religion islamique, malgré la présence dans certains cas et les territoires, maintenant aussi laïque. De cette vision, favorisée par la propagande incessante, combinée avec un financement lourd des pays avec orientation politique fortement confessionnelles, a développé une aversion pour les cultes perçus comme des étrangers aux autorités douanières. La lecture rigide du Coran et son application dans le matériel de la loi a provoqué, pour les chrétiens, le fait de devenir l'objet principal de la persécution, qui ont l'intention de libérer les territoires de ce qui est considéré une présence inconcevable vues intolérantes extrémistes. A l'Ouest soulève deux problèmes essentiels. Le premier est un système de rétroaction à fournir en dehors de ses frontières, compte tenu de l'absence absolue de traitement réciproque, même dans les pays qui sont considérés comme des alliés politiques, pensez à l'Arabie saoudite, qui, en plus de nier la liberté religieuse, dans un discours plus large, ne garantit aucun droit civil. Certains de ces Etats sont considérés comme des partenaires importants et même essentiel pour l'échiquier géopolitique et de la stratégie occidentale, et en conséquence de ce fait sont les formes de pression pour le respect des droits, qui sont confidentielles, comme une forme de pression omis, nations considérées comme défavorable. Mais dans un contexte marqué par une vision plus large, on ne peut considérer la persécution au christianisme comme un acte de guerre juste aux valeurs occidentales; cette réflexion nécessite une attitude différente, même au prix d'affrontements avec les pays alliés: exigent des garanties civils devraient devenir la base pour de nouvelles relations bilatérales avec les pays où ceux-ci font défaut en eux. Le deuxième problème est de savoir comment se comporter avec les membres de la religion islamique, dans les territoires des nations occidentales. Cet aspect comprend les deux organisations plus modérés que les phénomènes inquiétants que les combattants sont allés grossir les rangs des groupes comme l'État islamique. Dans le milieu, il ya le problème de l'accueil des réfugiés, à laquelle il devient inévitable fonctionnent enquête approfondie pour empêcher l'intrusion de terroristes. Le problème, dans son ensemble est complexe, car il inclut le maintien des droits, mais aussi la nécessité de se protéger contre les aspects de plus en plus envahissantes et, dans les relations internationales, un effort qui ne semble pas être confrontée aujourd'hui, à une époque de grands déséquilibres et instabilité. Le vrai danger est que la hausse de l'hostilité occidentale envers l'islam à des comportements similaires et en dehors de la loi. Pour éviter cette dérive doit maintenant un engagement des Etats, à la fois nationaux et internationaux, de développer des formes supérieures de dialogue immédiatement, sans écarter toute possibilité désagréable d'interventions visant à endiguer la propagation de formes fondamentalistes qui pourraient mettre en danger l'équilibre délicat.
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A perseguição aos cristãos: problema para o Ocidente
O massacre dos cristãos no Quênia, em conjunto com as estatísticas, que são os seguidores do cristianismo, os mais perseguidos no mundo, impor uma séria reflexão sobre as causas, principalmente políticos, que levou a essa situação. A identificação com os cruzados e também com Roma como a capital do cristianismo, tornou-se um símbolo de violar vitória, não pode ser analisado apenas com base de uma simples oposição entre o Islã eo cristianismo. Lá, algumas das visões que são baseadas neste oposição e muitas vezes são menos respeitadora das diferentes correntes dentro do mesmo islamismo, mas esse radicalismo não nasce de uma competição na primazia ou a autenticidade dos dogmas religiosos, que também fazem parte dos principais motivos da oposição teológica. O maior problema deve ser enquadrado por razões de política e econômica. Cristianismo é identificado como o instrumento do poder ocidental, especialmente a partir de formações e governos mais fundamentalistas, mas muitas vezes as partes da sociedade islâmica mais moderada. Um dos gerentes seniores em este estado de coisas foi imposta, apenas pelo Ocidente, o fenômeno da globalização no mundo, com a mesma forma e no tempo em diferentes territórios. A tentativa de aprovação, conveniente para o mundo das finanças e da indústria, não poderia ser aplicada de modo uniforme em culturas com diferentes taxas de desenvolvimento e fixação diferente às tradições locais. Para isto deve ser adicionado a uma má gestão e falta de visão da Primavera Árabe, bem como a tentativa de exportar a democracia, resultar em falência. Basicamente, é suposto que os povos e nações distantes formas ocidentais de processos democráticos e governados por regimes absolutistas, iria passar de um dia para o outro, sem um processo gradual para se tornarem cidadãos conscientes de direitos, que só no Ocidente foram conquistados em conscientemente à custa de grandes sacrifícios e em tempos consideravelmente longo. Ela é aplicada, ou seja, o método de distribuição de bens à de direitos políticos, o que equivale idéias para os produtos acabados, cujo processamento necessário um amadurecimento da sociedade civil longo e trabalhoso. Isto foi visto como uma invasão na esfera de tradições: a desastrada tentativa de limitar o peso e importância das tradições da sociedade, muitas vezes ainda fechados na caneta tribal. À custa era a religião cristã, viveu como um elemento de invasão e quebrar o monopólio da religião islâmica, apesar da presença em alguns casos e territórios, agora também secular. A partir desta visão, favorecido pela propaganda incessante, combinado com financiamento pesado dos países com orientação política fortemente confessionais, tem desenvolvido uma aversão aos cultos vistos como outsiders às autoridades aduaneiras. A leitura rígida do Alcorão e sua aplicação em materiais lei tem causado, para os cristãos, o fato de se tornar principal objeto de perseguição, que têm a intenção de libertar os territórios do que é considerado uma presença inconcebível para intolerante de extremistas. Para o Ocidente levanta dois problemas essenciais. O primeiro é como um sistema de feedback para fornecer fora das suas fronteiras, considerando a absoluta falta de reciprocidade de tratamento, mesmo em países que são considerados aliados políticos, acho que da Arábia Saudita, que, além de negar a liberdade religiosa, em um discurso mais amplo, não garante qualquer direito civil. Alguns desses estados são considerados parceiros importantes e até mesmo essencial para o tabuleiro de xadrez geopolítico e da estratégia ocidental, e, em conseqüência deste fato são formas de pressão para o respeito dos direitos, que são confidenciais, até mesmo como uma forma de pressão omitido, nações consideradas adversas. Mas, em um contexto marcado por uma visão mais ampla, não se pode considerar a perseguição ao cristianismo como um ato de guerra apenas aos valores ocidentais; esta reflexão exige uma atitude diferente, mesmo ao preço de confrontos com países aliados: os civis exigem garantias devem se tornar a base para futuras relações bilaterais com os países onde estes não existem em si. O segundo problema é a forma de se relacionar com os membros da religião islâmica, dentro dos territórios das nações ocidentais. Este aspecto inclui ambas as organizações mais moderados que os fenômenos preocupantes como os lutadores foram para engrossar as fileiras dos grupos como o Estado islâmico. No meio, há o problema dos refugiados que aceita, em que se torna inevitável operar investigação minuciosa para evitar a intrusão de terroristas. O problema, como um todo é complexo, porque inclui a manutenção dos direitos, mas também a necessidade de proteger-se de aspectos cada vez mais invasivos e, nas relações internacionais, um esforço que não parece ser enfrentado agora, em uma época de grandes desequilíbrios e instabilidade. O perigo real é que o aumento da hostilidade ocidental em relação ao Islã com comportamentos semelhantes e fora da lei. Para evitar esse desvio deve agora um compromisso dos Estados, tanto nacionais e internacionais, para desenvolver formas mais elevadas de diálogo imediatamente, sem descartar qualquer possibilidade desagradável de intervenções para conter a propagação de formas fundamentalistas que possam pôr em perigo delicados equilíbrios.
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Преследования христиан: проблема для Запада
Резня христиан в Кении, вместе со статистикой, которые являются последователями христианства, наиболее преследуемых в мире, наложить серьезного размышления о причинах, в основном политических, которые привели к этой ситуации. Идентификация с крестоносцами, а также с Римом, как столица христианства, стал символом нарушения победу, не могут быть проанализированы только на основе простой оппозиции между исламом и христианством. Там, некоторые из видений, которые основаны на этой оппозиции и часто менее уважительно различных течений же исламизма, но это радикализм не рождается конкуренции на первенство или подлинности религиозных догм, которые также являются частью из главных причин богословского оппозиции. Самая большая проблема должна быть оформлена на основании политических и экономических. Христианство определены как инструмент западной державой, особенно из образований и правительств более фундаменталистских, но слишком часто стороны исламского общества более умеренным. Один из старших менеджеров в таком положении дел была навязана, просто на Западе, феномен глобализации в мире, с тем же порядке и сроки, в очень разных территориях. Попытка утверждения, удобный в мир финансов и промышленности, не мог быть реализован равномерно в культурах с разной скоростью развития и разной привязанности к местным традициям. К этому следует добавить плохое управление и недальновидно арабской весны, а также попытку экспорта демократии, в результате банкротства. В основном это якобы что народы и нации далеко от западного образа демократических процессов и правили абсолютистских режимов, будет переходить от одного дня к другому, без постепенного процесса, чтобы стать гражданами информации о правах, которые просто на Западе были завоеваны в сознательно ценой больших жертв и во времена значительно долго. Она применяется, т.е. метод распределения товаров в том, что политических прав, приравнивая идеи до готовой продукции, обработка которых требует созревания гражданского общества долгая и кропотливая. Это было расценено как вторжение в сферу традиций: неуклюжая попытка ограничить вес и важность традиций в обществе зачастую по-прежнему закрыты в загоне племенной. За счет был христианская религия, жили как элемент вторжения и сломать монополию исламской религии, несмотря на наличие в некоторых случаях и территорий, в настоящее время также светский характер. Из этого видения, которые предпочитали непрерывной пропаганды, в сочетании с тяжелой финансирования стран с политической ориентацией сильно конфессиональных, разработал отвращение к культам воспринимаются как аутсайдеров таможенных органов. Жесткая чтение Корана и его применение в правоохранительных материала вызвала для христиан, факт становится главным объектом преследования, которые имеют намерение освободить территории, что считается наличие немыслимо нетерпимости видом экстремисты. На западе поднимает две основные проблемы. Первый в систему обратной связи, чтобы обеспечить за ее пределами, учитывая абсолютное отсутствие взаимности, даже в странах, которые считаются политическими союзниками, думаю, Саудовской Аравии, которая в дополнение к отрицать свободу вероисповедания, в шире дискурс, не гарантирует гражданского права. Некоторые из этих государств рассматриваются важные партнеры и даже необходимо для геополитической шахматной доске и стратегии Запада, и, как следствие этого факта опущены формы давления на уважении прав, которые являются конфиденциальными, даже в форме давления, страны считается неблагоприятным. Но в условиях, отмеченных в более широкой точки зрения, нельзя считать преследование христианства как акт войны только в западных ценностей; это отражение требуется различное отношение, даже ценой столкновений с союзных стран: требуют гарантий гражданских должно стать основой для дальнейших двусторонних отношений со странами, где они отсутствуют в них. Вторая проблема заключается в том, как относиться к членам исламской религии, в пределах территорий западных стран. Этот аспект включает в себя как организации более умеренные, что тревожные явления, как бойцов отправился пополнять ряды таких групп, как исламского государства. В середине есть проблема приема беженцев, на котором он становится неизбежным работать тщательное расследование, чтобы предотвратить от вторжения террористов. Проблема, как вся сложная, потому что она включает в себя поддержание прав, но и необходимость, чтобы защитить себя от аспектов более инвазивных и в международных отношениях, усилия, которые, кажется, не столкнуться сейчас, в эпоху больших диспропорций и нестабильность. Реальная опасность заключается в том, что рост в Западной враждебности по отношению к исламу с аналогичными поведения и вне закона. Чтобы избежать этого дрейфа должны теперь приверженность государств, как международных, так и внутренних, развивать высшие формы диалога немедленно, не отрицая любые неприятные возможность вмешательств по сдерживанию распространения фундаменталистских формах, которые могут поставить под угрозу хрупкого баланса.
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基督徒的迫害:對西方的問題
基督徒在肯尼亞的大屠殺,連同統計,這是基督教的信徒,最迫害在世界上,徵收的原因,主要是政治上嚴重的反思,才導致這種情況。識別與十字軍,並與羅馬基督教的首都,成為違反勝利的象徵,不能僅僅對伊斯蘭教和基督教之間的簡單對立的基礎上進行分析。還有,一些基於這種對立和經常願景不太恭敬同伊斯蘭教內不同的電流,但這種激進主義不是天生的首要競爭或宗教教條的真實性,這也是一部分神學反對的主要原因。最大的問題,應在框架的政治和經濟的理由。基督教被確定為西部電力的儀器,尤其是編隊和政府更多的原教旨主義者,但往往伊斯蘭社會各方更加溫和。其中在這種狀況的高級管理人員已經執行的,只是西方,全球化在世界的現象,在非常不同的地區以同樣的方式和時間。試圖審批,方便金融和產業的世界裡,無法均勻的文化有不同的發展速度和不同的附件,以當地傳統實施。這必須加上管理不善和短視的阿拉伯之春,以及出口民主的嘗試,導致破產。基本上,它是聲稱的民族和國家遠離民主進程的西方的方式和專制政權統治,將通過從一天到另一個,沒有一個循序漸進的過程成為公民意識到的權利,只是在西方贏得了在自覺以巨大犧牲的成本和時間相當長。它是適用,即,貨物配送到政治權利的方法,等同想法到成品,其處理長期和艱苦的需要公民社會的成熟。這被視為入侵到傳統的領域:一個笨拙的企圖限制在社會中的傳統往往在筆部落仍然關閉的重量和重要性。犧牲是基督教,居住作為入侵的元素,打破了伊斯蘭教的壟斷,儘管存在在某些情況下和地區,現在也世俗。從這一願景,通過不斷的宣傳青睞,加之國家的政治方向強烈懺悔重融資,已研製出一種厭惡視為外人海關當局的邪教。剛性閱讀可蘭經和它的法律材料的應用有致,基督徒,成為迫害的主要對象其實誰都有意圖解放的領土什麼被認為是一個不可思議的存在對於不耐意見極端分子。西提出了兩個基本問題。首先是作為一種反饋系統,提供其境外,考慮到絕對缺乏互惠待遇,甚至在被認為是政治盟友的國家,認為沙特阿拉伯,它除了否認宗教自由,在更廣泛的話語,並不能保證任何民事法律。其中一些國家被認為是重要的合作夥伴,並為地緣政治棋盤和西方的戰略,甚至必不可少的,而在這一事實的後果省略形式的壓力尊重的權利,這是保密的,即使是壓力的一種形式,國家被認為是不利。但在標有更廣闊的視野背景下,可以不考慮迫害基督教戰爭只是西方價值觀的行為;這種反思,需要不同的態度,甚至在與盟國衝突的代價:需要的保障平民應成為基礎,與在這些缺乏這些國家進一步的雙邊關係。第二個問題是如何與伊斯蘭宗教的成員,西方國家的領土內。這方面包括兩個組織較溫和的令人不安現象的戰士去膨脹群體的行列,如伊斯蘭國家。中間有接受難民問題,就其成為不可避免的操作徹查,以防止入侵恐怖分子。但問題是,作為一個整體是複雜的,因為它包含了維護權利,也需要保護自己免受方面越來越多地侵入性,在國際關係中,努力不似乎沒有要,現在面臨在大失衡的年齡和不穩定。真正的危險是,興起於西方的敵視伊斯蘭的類似行為,在法律之外。為了避免這種情況的漂移必須從現在的狀態,無論國際國內,一個致力於開發更高形式的即時對話,不丟棄干預任何不愉快的可能性,以遏制可能危及微妙平衡原教旨主義的形式傳播。
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