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26 dicembre 2004, in una vasta area del sudest asiatico, fino alle coste del continente africano, una grande tragedia colpisce milioni di persone facendo oltre tra centomila vittime, bambini e bambine soprattutto, donne e uomini di tante etnie e oltre 50 nazionalità differenti. Il maremoto, causa naturale di questa tragedia si è intrecciato, amplificandone enormemente la portata distruttiva, a gravi responsabilità umane, in primo luogo degli stati e istituzioni locali, che non hanno allertato le popolazioni che sono state colpite dall’onda dopo che già da ore essa aveva raggiunto le coste vicine
all’epicentro. In quelle aree devastate già da speculazioni immani che si sono susseguite nel tempo, la nostra gente colpita viveva e vive in una situazione di grande sfruttamento e spesso di estrema povertà.
La tragedia che ci ha colpiti è di enormi proporzioni, come altre ci sono state e sono in corso in diverse aree del pianeta. In questo senso sentiamo questa come una tragedia di tutta l’umanità, di cui ormai nessun giornale e nessuna televisione parla più, ma che è appena cominciata con il 26 dicembre. Vogliamo scegliere di non dimenticare, vogliamo cercare di capire come vivere e imparare la solidarietà umana ogni giorno.
Quella che è stato il motivo per cui tante persone e tanti volontari hanno scelto di aiutare, ma che sentiamo non sufficiente se poi dimentichiamo. Vogliamo scegliere di partire dalla forza e dal grande coraggio di quei nostri fratelli e sorelle, vicini o sconosciuti che stanno reagendo alla tragedia, che stanno provando con tutti i mezzi a ricostruire, che stanno cercando la speranza, che è umana appunto, per ricominciare. Insieme a loro vogliamo scegliere di essere tutti più fratelli e sorelle del mondo, apprendere ad essere
vicini, a sentirci uniti, a conoscerci nelle nostre diverse storie, culture, etnie, fedi, vite differenti per fare del moto di generosità, del sentimento affermativo di speranza, la nostra comune e migliore forza umana per cambiare, migliorare la nostra vita, prevenire e difenderci dai pericoli, affermare una nuova solidarietà interetnica in ogni luogo a partire da quello in cui ci troviamo a vivere.
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