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Mercoledì 24 settembre Emiliano, attivista dell'Associazione per la Pace di Napoli, è stato brutalmente aggredito a Pianura (Napoli) da un gruppo di razzisti mentre si trovava con gli immigrati di Via dell'Avvenire, minacciati di sgombero e ripetutamente colpiti negli ultimi giorni anche con il lancio di una bottiglia incendiaria.
L'A3F di Napoli esprime solidarietà a Emiliano e agli immigrati di Pianura.
Ecco il suo racconto sull'accaduto:
Alcuni giorni fa "qualcuno" ha tagliato l'allaccio all'energia elettrica. Nel pomeriggio di ieri, verso le 15, "qualcuno" ha divelto la tubatura dell'acqua che fornisce gli stabili occupati da immigrati ed alcune famiglie italiane di via dell'Avvenire. Nel pomeriggio di ieri veniamo chiamati dagli immigrati che, spaventati, ci chiedono di correre da loro. Questi ultimi episodi fanno seguito ad una serie di gravissime intimidazioni avvenute nell'arco degli ultimi tre mesi a via dell'Avvenire, con lanci di bottiglie Molotov, incursioni notturne, lancio di sassi e minacce di morte. Un immigrato ci riferisce inoltre che nel pomeriggio una donna del quartiere si è recata da loro dicendo che aveva sentito dire che durante la serata, in concomitanza della partita del Napoli, “sarebbe successo qualcosa”.
Insieme a Jamal Qaddorah, responsabile regionale immigrazione della CGIL ci rechiamo immediatamente sul posto. Appena arrivati, sono da poco passate le 20.00, troviamo effettivamente una trentina di persone "italiane", tutte residenti in via dell'Avvenire, I soliti noti, tra loro alcuni sopratutto alle forze dell'ordine. Appena arrivati sul posto, presenti solo due vigili urbani del quartiere, veniamo accolti con bordate di insulti: evidentemente qualcuno ci conosce già. Cerchiamo di tranquillizzare le persone presenti, diciamo loro che siamo lì per aiutare gli immigrati ad avere un contatto con il Comune, che l'obiettivo è quello di individuare una destinazione migliore per gli occupanti di via dell'Avvenire, una battaglia che gli abitanti del quartiere sanno che è da anni negli obiettivi degli occupanti, che è il caso di collaborare tutti insieme ad una soluzione di questo tipo invece di scatenare una guerra tra poveri, etc. Per tutta risposta veniamo insultati, apostrofati in malo modo come "amici degli zingari": partono degli spintoni, qualche schiaffo, volano parole grosse e che suonano alle orecchie come delle minacce di morte. Cercando di non perdere la calma, non ci sono forze dell'ordine ed i due vigili urbani (residenti a Pianura) hanno un atteggiamento tutt'altro che interessato a mantenere la calma. Diciamo loro che e non è il caso di far degenerare la situazione altrimenti avremmo chiamato i carabinieri, per tutta risposta un personaggio, che in seguito ha ripetutamente proseguito con le sue minacce anche davanti alle forze dell'ordine, ha detto davanti a decine di testimoni "i carabinieri li chiamo io! Io sto con Diodato".
Durante quei momenti concitati uno dei vigili urbani ha finto un malore, mentre si trovava dalla parte opposta della strada, mentre l'altro vigile urbano dice che “ha visto tutto” e che avevamo "insultato la folla" (sic).
Nel frattempo arrivano altri vigili urbani e veniamo invitati a stare all'interno del cortile di via dell'Avvenire insieme agli immigrati, cosa che facciamo.
Gli immigrati non hanno mai perso la calma durante tutti questi episodi, nonostante le continue provocazioni, gli insulti razzisti e le minacce (qualcuno si è anche rivendicato il lancio delle bottiglie Molotov concludendo "v'appicciamm' a tutti quanti").
Successivamente arrivano i vigili del fuoco per effettuare un sopralluogo degli stabili, dicono che l'Arin "deve avere una documentazione relativa all'agibilità degli stabili per effettuare il riallaccio della fornitura idrica". Gli immigrati vengono invitati ad uscire da via dell'Avvenire. A questa richiesta, con estrema calma, gli immigrati fanno presente la grave situazione di insicurezza causata dagli abitanti "italiani" del quartiere, ai vigili del fuoco viene quindi detto che se vogliono effettuare dei sopralluoghi lo possono fare anche con gli immigrati disposti nell'ampio cortile, perché non ritengono di avventurarsi andando proprio dove si è radunata la suburra degli "italiani".
Dopo poco sopraggiungono degli ufficiali del corpo dei Vigili Urbani chiedendo i nostri documenti di riconoscimento, veniamo informati inoltre del fatto un vigile urbano ha dichiarato di essere stato aggredito da noi due. Consegniamo ai vigili i nostri documenti di identità.
Nel frattempo all'esterno, su via dell'Avvenire arrivano anche il consigliere regionale di AN Pietro Diodato e suo fratello, consigliere di Municipalità, acclamati dalla folla. Il drappello delle forze dell'ordine a questo punto vede aggiungersi di alcuni carabinieri e poliziotti, circa 6 o 7 in tutto, non assetto antisommossa. L'atteggiamento ostile non diminuisce, anzi continuano le provocazioni per cui decidiamo di non avvicinarci alla transenna predisposta dai vigili per evitare che la situazione degeneri ulteriormente.
Durante tutto questo tempo, nessuno ha mai osato identificare la “folla” dei residenti “italiani”, commettendo una gravissima leggerezza, dando di fatto forza aqll'attegiamento provocatorio ed aggressivo che hanno mantenuto per tutto il tempo.
La questura fa sapere intanto che invierà degli agenti della Digos per gestire la situazione, a questo punto, ritenendo rientrato il pericolo, dico a Jamal che forse posso tornare a casa, anche perché erano già le 23. Esco su via dell'Avvenire, dove una amica mi aspettava per accompagnarmi sulla sua macchina, avverto immediatamente aria di ostilità, dico che forse è meglio chiedere ai carabinieri di accompagnarci almeno fino alla macchina, mentre dico questo sento gridare alle mie spalle "Tu sei un camorrista! Amico degli zingari", mi volto, è il consigliere regionale di AN Diodato che grida, insulta, si rivolge alla folla e mi indica ripetutamente con l'indice, sembra un ordine. Partono immediatamente dalla folla una ventina di persone che cominciano a colpirmi con calci e pugni, mi copro il viso per evitare colpi al volto, vengo trascinato, fatico a mantenere l'equilibrio, sento colpi alla testa, calci, grido aiuto, cerco i carabinieri e la polizia ma non c'è nessuno intorno, solo loro, vengo sbattuto con la testa contro una porta d'acciaio, non riesco nemmeno a sentire gli insulti, finalmente arrivano i carabinieri e riescono a separarli da me.
I Carabinieri mi riportano a via dell'Avvenire, mi dicono che è meglio che rimango lì.
Nessuno identifica gli aggressori, che con toni da stadio proseguono negli insulti.
Dopo un po' arriva la Digos e mi accompagnano in macchina fino a Fuorigrotta, dove poi prendo un Taxi per il centro.
Fortunatamente a parte la cefalea ed il senso di nausea, vengono refertate solo contusioni multiple su tutto il corpo, oltre alle escoriazioni ed un ecchimosi sulla gamba.
So però che non potrò mai più mettere piede a Pianura, dopo le minacce di morte.
So anche che un rappresentante delle istituzioni, Pietro Diodato, ne è coinvolto ed anche se non potrò provarlo lo dirò con tutte le mie forze, in tutte le sedi possibili.
Emiliano Di Marco
Assopace Napoli – Associazione per la Pace
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