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Napoli. Migranti sotto sgombero invitano un paese intero a pranzo

Napoli. Migranti sotto sgombero invitano un paese intero a pranzo -
A Sant’Antimo, comune a nord di Napoli, 40 migranti vivono in uno stabile che il sindaco intende sgomberare per «problemi sanitari». In risposta loro hanno invitato a pranzo, domenica, l’intero paese. «A casa nostra nessuno si sentirà straniero e tutti saranno accolti» dicono. I migranti risiedono nel comune da anni e la maggior parte di loro lavora in fabbrica o nei cantieri edili.

Documento video di testimonianze sui fatti di Rosarno.

Rosarno. Soldini [Cgil]: «Il sindacato denuncia da tempo la situazione»

Rosarno. Soldini [Cgil]: «Il sindacato denuncia da tempo la situazione» - «Quello che sta accadendo a Rosarno è il prodotto di una situazione delicata che, come sindacato, stiamo denunciando da tempo, a cui si è sommata la provocazione di un gruppo di teppisti».

Rivolta dei migranti di Rosarno dopo il ferimento di due persone

Rivolta dei migranti di Rosarno dopo il ferimento di due persone - Un centinaio di migranti hanno protestato a Rosarno e Gioia Tauro, nel Reggino. Hanno bloccato la strada statale 18 tra i due comuni e l’uscita Rognetta, vicino due fabbriche dismesse dove vivono accampati. L’episodio che ha scatenato la rivolta è il ferimento di due migranti con un pallino esploso da un fucile ad aria compressa.

Niente gratuito patrocinio ai richiedenti asilo


"C'è la guerra nella zona dalla quale proviene? Si sposti in un'altra zona". L'inaudita risposta, data dal consiglio dell'Ordine degli avvocati di Trieste a una immigrata richiedente asilo, non è un'eccezione. Ma un orientamento: a Trieste gli avvocati rifiutano il gratuito patrocinio ai migranti. Sulla base di queste - e altre, ben più grottesche - motivazioni. Esempio: un altro straniero, condotto all'Ordine dal suo legale, è incorso in un singolare qui pro quo semantico. Era lì perchè apolide, e l'Ordine ha confuso 'apolidia' con 'bulimia'. "Ci dispiace, qui non trattiamo la bulimia".

Da Peacereporter.it: http://it.peacereporter.net/articolo/19134/