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Stranieri: dove stiamo andando?

“BRUXELLES, GIRO DI VITE SUGLI IMMIGRATI” titolano oggi i giornali “DALLA UE VIA LIBERA ALLA LINEA DURA” .
Mi dispiace, non ci sto.

La morte di un intero continente, l’Africa accade sotto gli occhi di tutti ma nessuno se ne accorge.
I popoli poveri della terra migrano dando luogo ad un fenomeno di spostamento di massa di cui non ci sono riscontri nel passato.
E’ il bisogno di cibo che li spinge, il bisogno di pace, il bisogno di futuro.
La risposta dell’occidente è quanto mai irrilevante e questo ci dà la misura della depravazione morale e civile che ormai ci sommerge.
La risposta dell’Occidente è addirittura irridente quando parla di “strategie di difesa “ da queste “invasioni barbariche”, quando parla di “reato di clandestinità”, quando parla di detenzione per chi riesce ad arrivare sulle nostre coste.
La risposta dell’occidente è un mare di ipocrisia solo se guardiamo a come le leggi in materia di immigrazione e le procedure per attuarle sono talmente confuse, ferragginose, irrispettose della dignità umana da favorire la clandestinità di popoli interi presenti tra di noi. E questo allo scopo di poter disporre di nuovi schiavi invisibili, pagabili a discrezione, non sindacalizzabili, succubi psicologicamente. Senza lavoro clandestino l’economia italiana và a fondo. C’è fame di clandestini. Chiedetelo ai nostri proprietari terrieri, chiedetelo alle industrie manifatturiere. Chiedetelo alle case dell’alta moda ecc. ecc. ecc.
Lo Stato è oggettivamente complice della riduzione in schiavitù di migliaia di persone (italiane e straniere) in Italia.
Quella dello Stato dovrebbe essere un’azione eminentemente politica: politica intena, politica estera, politica dell’economia, politica, in sostanza, per il bene comune. Non lo è. Devono far “quadrare i conti” e obbedire alle supreme leggi della finanza globale.
Lo Stato è oggettivamente complice di un genocidio che si consuma nei nostri mari.
Tutte le sue strutture sono tese solo a “parare” quello che si fa passare per una emergenza per la nostra sicurezza, per l’ordine pubblico. E poiché dispone, direttamente o indirettamente, di tutti i mezzi di comunicazione di massa, riesce a far passare gli stranieri come delinquenti semi-umani senza precisi diritti e con il solo dovere di lasciarsi sfruttare in silenzio. Il massimo che offre, sotto i riflettori della televisione, è un assistenzialismo ai ripescati in mare i quali passano così dalla padella nella brace di una Europa che ha sterilizzato le sue radici cristiane, ha stracciato i presupposti dell’illuminismo, ha dimenticato le sue istanze sociali di una volta.
Anche i minori non accompagnati possono essere rimpatriati (in quale patria?).
E’ trasversale alle forze politiche europee un accordo scellerato, mentre non si mette mano con serietà ad una legge organica per il diritto di asilo e per troncare il commercio delle armi che vede l’Italia ai primi posti nel mondo per profitti (contemporaneamente non si ha assolutamente notizia di una qualche legge che metta ordine nell’invasione delle aziende occidentali nei paesi poveri sicchè chi arriva si può fare gli affari suoi). E in modo scaltro si creano sempre nuovi “nemici” verso cui mobilitare le pulsioni della massa e creare così le pre-condizioni per azioni di guerra (che genereranno nuovi esodi di popoli). Ora è la volta dell’Iran.
Esiste una emergenza-sicurezza. Ma non sono i poveri del mondo ad innescarla. La innescano l’abbassamento del livello di civiltà che viviamo, l’incontrollabile potenza della finanza globalizzata di cui la politica è sempre di più ancella, il silenzio di istituzioni che eppure ancora godono di un qualche prestigio morale nel mondo, l’assuefazione all’illegalità che ci affligge.
La tragedia della Shoah in Germania fu possibile anche perché “nessuno si accorse di niente”.
La tragedia delle migrazioni nel nostro tempo è possibile perché l’indifferenza ed il fastidio dominano.
La tragedia dei lavoratori-schiavi in Cina e in India è possibile perché immensi appaiono i profitti che si possono lucrare da quelle parti.
Carlo D’Antoni
Parroco a Siracusa