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UNA NUOVA SOLIDARIETA' PER UNA NUOVA A3F

L’A3F riunita nel VI Congresso ad Erba 5-6- aprile 2008 assume il progetto «Una nuova solidarietà per una nuova A3F»

Inquadramento generale

Ragioni dell’emigrazione e dell’immigrazione.
Le ragioni dell’emigrazione sono tante, vanno colte nella loro complessività e nell’interezza della vita dei milioni di persone che scelgono di partire dai loro luoghi di origine. Sono ragioni affermative e di miglioramento della propria esistenza e quella dei propri cari, della propria gente. Purtroppo però la vita sul pianeta si sviluppa in condizioni difficili per miliardi di persone, sottoposti allo sfruttamento, alla barbarie del sistema dominante degli stati. La vita della gente quindi è sempre più minacciata e sempre più precaria, per questo scegliere di emigrare diventa una necessità, un bisogno vitale per tanti. La novità dei flussi migratori non è tale in assoluto ma sicuramente mai come ora nella storia stanno cambiando le proporzioni che oggi si presentano gigantesche e l’incidenza nella vita quotidiana in luoghi dove prima non era presente. Oggi insomma il mondo si concentra e la presenza di gente diversa per cultura, lingua, tradizioni in posti nuovi sta scompaginando la vita delle persone. Il cambiamento non vale solo per chi arriva in un posto, ma anche per gli indigeni che si trovano a confrontarsi con una presenza che li mette fortemente in discussione. Lo shock purtroppo non è solo positivo e si intreccia con il condizionamento e la violenza che non solo nasce dalla gente comune, ma che è istituzionalizzata e concentrata nel potere degli stati. Con leggi razziste e con progetti di integrazione e di assimilazione, i governi di qualsiasi colore politico scatenano una vera e propria guerra agli immigrati. Ormai non si contano più i morti in mare o lo stillicidio di morti sul lavoro che crescono in maniera esponenziale. Laddove vengono riconosciuti i diritti essi sono precari e ogni volta conquistati a costo di fatiche immani. Avere una carta di soggiorno, o rinnovare il permesso, anche per chi è qui da anni è un travaglio infinito. Purtroppo le politiche razziste a cui si legano i progetti di integrazione stanno attecchendo in vario modo. In Italia infatti dopo vari momenti importanti di lotta e di iniziativa sociale degli immigrati anche grazie all’impegno e alla proposta dell’A3f (es. 3 novembre2001, lotte contro le guerre e il terrorismo o nelle varie città per i diritti sociali) assistiamo ad una crisi coscienziale molto forte che vede le politiche integrazioniste dei vari governi aver lasciato un segno forte. Negli ultimi due anni non abbiamo riscontrato nessuna iniziativa sociale importante e vediamo segnali di una negativa illusione nella possibilità di inserirsi che porta ad un quietismo o al massimo ad una frustrazione migliaia di fratelli. Non mancano sicuramente i problemi né la percezione da parte degli immigrati della difficoltà di vita che genera questo sistema, ma la risposta è spesso disgregata, dispersiva e di sfiducia. A parte la rivolta della comunità cinese a Milano, da quando il centro-sinistra è al potere non abbiamo avuto iniziative rilevanti. Riscontriamo infatti una tendenza negativa e pericolosa di disgregazione e di intossicazione anche da parte delle comunità più sane fino a qualche tempo fa, delle comunità più impegnate che sono state protagoniste di grandi lotte in questo Paese. In particolare le comunità dell’Africa nera, quella senegalese in testa, che sono sempre state un’avanguardia nella costruzione della nostra associazione, vivono oggi un forte arretramento coscienziale. L’integrazione infatti sta avvenendo non solo dal punto di vista materiale e lavorativo, ma anche nella disgregazione, cioè nei disvalori che questo sistema promuove. La violenza che è cresciuta nelle comunità di immigrati e tra gli immigrati, oltre che verso gli indigeni deve farci riflettere. Naturalmente è importante farlo dal nostro punto di vista della solidarietà, della fratellanza. E’ importante però affrontare chiaramente questo discorso per la responsabilità che sentiamo di avere verso tutti i nostri fratelli. Chiamare col loro nome i nemici di qualsiasi etnia siano è fondamentale.
La situazione in questo Paese infatti si presenta particolarmente grave. 5 anni di centro destra e questi anni di governo di sinistra hanno intossicato la coscienza ma pensiamo non annichilito o estinto le potenzialità profonde che la gente ha. Se è vero che si emigra per migliorare e che la gente tutta cerca di affermarsi nel bene di sé e degli altri, appare evidente che le opzioni degli stati non possono rendere soddisfazione ai bisogni più profondi. Si può credere all’integrazione, alla possibilità di vivere meglio secondo questi valori ma bisogna anche fare i conti realmente con quale è il prezzo “cittadinanza” in questo mondo. La nostra scelta evidentemente è una scelta di dignità, di coraggio e di libertà che pensiamo non possa essere costretta nelle gabbie che produce di chi ci comanda.
L’immigrazione in Italia
Il quadro dell’immigrazione in questo Paese si presenta in maniera nuova e discontinua. Negli ultimi dieci anni che ci separano dalla nostra fondazione con il 3 Febbraio ‘96 l’immigrazione è cambiata e il mondo è cambiato. L’immigrazione è cambiata per composizione etnica, di genere e generazionale. Oggi tra le prime comunità presenti si evidenziano quelle dell’est, così come oltre il 50% dell’immigrazione è femminile. La presenza dei giovani e dei piccoli che nascono in questo Paese sta crescendo a vista d’occhio e sta scompaginando il panorama umano. In particolare i governi stanno cercando di selezionare, attraverso i flussi, l’immigrazione scegliendone una più “omogenea” alla cultura indigena ovvero privilegiando gli Stati che hanno concluso accordi con lo Stato italiano per le espulsioni. Questo è il motivo per cui gran parte dei Paesi dell’Africa sono assenti dalla programmazione dei flussi oppure si ripetono gli attacchi contro la gente di religione islamica.
Dopo l’11 settembre, per i fratelli e le sorelle musulmane in Italia e non solo la vita si è complicata. Si vive in un permanente attacco e controllo e per niente, con il ricatto dell’espulsione, si rischia di essere mandati a casa. Questo porta anche tanti nostri fratelli e nostre sorelle a trattenersi e a autolimitarsi nella vita e nelle scelte di impegno. Va sottolineato il ruolo nefasto che hanno avuto le comunità che a differenza di qualche anno fa non hanno preso iniziative di denuncia e di protesta contro questo clima. Parziale eccezione va fatta per l’UCOII da cui ci differenziano evidentemente scelte di fondo. È pur vero che dopo l’11 settembre le condizioni si sono complicate e ha preso un peso diverso la percezione che si ha dell’islam. Se per gli indigeni esso diviene sempre più motivo di preoccupazione alimentata ad arte da organi di stampa, se per i governi rappresenta l’arma per criminalizzare e perpetrare abusi di ogni sorta sui nostri fratelli e sorelle di religione islamica, per questi ultimi invece è sempre più motivo di identità e di coesione anche se problematico. L’attacco terroristico rivendicato in nome dell’islam da alcune frange estremiste e reazionarie, Al Qaeida in testa, ha creato nel mondo musulmano contraddizioni che si riverberano anche nell’immigrazione in questo Paese. Alla negazione permanente della propria identità da parte degli stati occidentali tanti nostri fratelli rispondono radicalizzando l’appartenenza alla propria comunità religiosa di origine. Vogliamo favorire il dialogo interreligioso tra credenti nel pieno rispetto e ascolto delle diversità. Al di là delle dichiarazioni delle gerarchie religiose sul dialogo, che spesso nascondono divisioni e odi, pensiamo che possiamo essere noi un canale reale di incontro e confronto tra chi crede. Questo è uno dei terreni su cui misuriamo più concretamente la nostra capacità di far crescere la fratellanza e la solidarietà.
C’è da valutare in maniera seria e anche preoccupante la crescita del razzismo non solo nella sua veste più becera e violenta ma anche di quello democratico fortemente fomentato dalla sinistra che si sta ponendo col suo legalismo come l’avanguardia della repressione non ultimo l’episodio di Firenze e degli attacchi ai lavavetri. Questo razzismo istituzionale si intreccia e alimenta un razzismo popolare che a volte si fa violento e omicida. In questa situazione riteniamo sempre più importante la presenza, l’impegno e la costruzione di un’associazione antirazzista, solidale, dove la fratellanza tra diverse etnie, singoli, comunità sia un valore fondante e dove il protagonismo diretto di chi vuole un mondo libero e aperto trovi spazio. Il nostro impegno infatti è sempre più urgente e concretamente vitale, non solo per difenderci cosa sempre più necessaria, ma per fondare un’alternativa di civiltà in questo paese. Per il carattere dell’associazione, sappiamo che abbiamo grandi potenzialità, non ancora espresse anche a causa delle nostre inconseguenze,e della difficoltà che il contesto in cui ci muoviamo crea. Non possiamo infatti astrarci dalle condizioni nuove e più problematiche che la crisi dell’impegno e dell’ impegno con e degli immigrati presenta. La nostra associazione che ha condotto lotte ed iniziative importanti che in questo Paese è stata il punto di riferimento di migliaia di persone, che ha rappresentato il luogo di incontro, di formazione di nuova solidarietà, è stata anche vissuta in maniera saltuaria, delle volte strumentale o ideologica da parte nostra e di tanti fratelli che si avvicinavano a noi. Questa nuova proposta di impegno nasce chiaramente dalla volontà di partire in maniera sana, sobria equilibrata, da chi siamo e da chi possiamo essere. Il nostro impegno infatti vogliamo sia soddisfacente e a misura di ognuno nei gradi che sceglierà e nel tempo e nello sforzo che vuole destinare. La nostra è un’ associazione di volontariato in senso nuovo che vuole costituirsi come associazione dei singoli, delle comunità dei gruppi che riterranno opportuno aggregarsi nell’A3f. La solidarietà interetnica rimane un nostro valore ed un orizzonte ispiratore della nostra opera, ma non è un criterio discriminante di partecipazione e adesione. Pensiamo che il terreno su cui cominciamo ad aggregarci debba essere la solidarietà, nel senso elementare e perciò scardinante del termine e nel senso più complesso delle scelte di vita che ognuno compie. Costruire un’associazione di fratelli e di sorelle nel senso originario della nostra lotta che ci ha visto protagonisti del 3 Febbraio ‘96 significa rompere alla base con i valori negativi di questo sistema come di tutte le culture oppressive o le tradizione negative. Essere dell’A3f quindi significa cominciare a vivere un inizio di nuova comunità, una comunità pacifica e combattiva, contro le guerre e il terrorismo, che si dà in tutti i gradi possibili di adesione. Aggregarsi in chiave di solidarietà e di fratellanza pensiamo sia la strada migliore.

Piattaforma

Solidarietà contro assistenzialismo
E’ il cuore della nostra associazione: la solidarietà significa aiutarci assieme, unirsi essere fratelli non ammettere che qualcuno sia superiore all’altro come invece fa l’assistenzialismo. Per noi l’aiuto verso chi soffre significa definire insieme a lui i modi e le forme senza imporre la propria visione. Vogliamo che tutti siano protagonisti e soggetti dell’aiuto, non oggetti o banalmente i destinatari.
Accoglienza in senso lato (accoglienza profughi e affermazione dei diritti umani, soggiorno, casa, lavoro etc.)
L’accoglienza per noi non ha condizioni. Ogni nostro fratello, ogni nostra sorella che arriva in questo Paese ha diritto di essere accolta. Ci battiamo per il diritto all’alloggio, al soggiorno, alla salute, alla libera circolazione e per il diritto alla regolarizzazione permanente e senza condizioni, al lavoro, ma soprattutto vogliamo metterci in grado di accogliere umanamente i nostri fratelli e sorelle. Pur sapendo che non possiamo prescindere per la conquista dei diritti sociali dallo sviluppo di un movimento indipendente degli immigrati, siamo convinti che da subito possiamo sviluppare accoglienza. Questo significa saper pensare, creare vicinanza e trovare le strade con ognuno per creare solidarietà. Le nostre sedi ad esempio possono essere luoghi di incontro così come le nostre assemblee dove la gente si conosce, passi fondamentali per poter accogliere. Sentiamo il bisogno di coinvolgere maggiormente i fratelli non solo sul progetto culturale complessivo dell’interetnicità e dell’antirazzismo, ma anche sul piano della rivendicazione dei diritti di cittadinanza, per dare più concretezza al progetto dell’affermazione della pari dignità di ciascun essere umano attraverso la conquista dei diritti civili: e quindi partecipare più direttamente alla battaglie sociali che contribuiscono a fare uscire dall’invisibilità gli immigrati. Su questo terreno è possibile costruire una concreta collaborazione con altre associazioni.
Difesa legale, sanitaria umana
Visti gli attacchi feroci e vari che subiamo è necessario difendersi. Dobbiamo difenderci dalla violenza dello Stato, dalla repressione dei suoi corpi armati, ma anche dalla violenza della gente comune. Così come dobbiamo difenderci anche dalla violenza interna delle comunità etniche che spesso viene sottaciuta. Difendiamo l’inviolabilità e l’integrità fisica e psichica della persona nella sua libertà di scelta, quindi attenzione anche all’emancipazione individuale. Per farlo prima di tutto è necessaria l’unità e la capacità di organizzarsi tra di noi e di far sorgere e crescere l’autodifesa solidale. Inoltre costruiamo una rete di legali in ogni città che possa essere in grado di intervenire anche dal punto di vista giuridico. Dobbiamo difendere il nostro diritto essenziale alla salute battendoci per condizioni abitative e lavorative degne di esseri umani e perché nelle strutture sanitarie siano riconosciuti i nostri diritti.
Educazione elementare (corsi di lingua e corsi degli immigrati nelle scuole sui diritti e la solidarietà)
Abbiamo la responsabilità di affrontare l’ignoranza e la maleducazione che c’è nei confronti degli immigrati. Dell’immigrazione non si sa o si sa male, verso gli immigrati c’è un atteggiamento scostante, razzista o paternalista. Questo si riflette anche sugli immigrati che vivono questa situazione e la subiscono, oltre al fatto che da parte loro ci può essere una non conoscenza sicuramente più comprensibile e giustificata della vita in questo Paese. Per questo è importante l’educazione elementare che è per noi in questa fase il terreno principale su cui si definisce la nostra proposta culturale d’assieme. Questa educazione deve svolgersi su due terreni decisivi. L’educazione verso gli immigrati dandogli strumenti per conoscere la lingua italiana, o la storia e l’attualità (fare corsi, rassegne stampa etc) e l’educazione verso gli indigeni nelle scuole, concordando con i docenti e proponendo progetti di educazione dove direttamente gli immigrati dell’A3f possano tenere lezioni sui temi più vari, sul principio delle condivisione dei saperi.
Solidarietà come sorellanza
Importante per questo nuovo progetto che ci vede protagonisti/e nella costruzione di una nuova A3F è provarci nel declinare al femminile questa nuova solidarietà vivendola come sorellanza tra tutte le donne. Possiamo pensare, vivere e suscitare un nuovo protagonismo delle donne che possa creare nuovi spazi di discussione, scambio, vicinanza e costruzione dell’associazione. Ad esempio, ripensandoci come donne all’interno di una comunità solidale, ricreare una cooperazione che possa essere artefice di una nuova formazione delle bambine e dei bambini.
Informazione diffusa
Sulla situazione attuale degli immigrati in Italia e possibilmente informazione sui propri paesi di origine. Dobbiamo reagire alla disinformazione adoperandoci per costruire degli strumenti nostri, indipendenti, di divulgazione delle nostre idee e del nostro punto di vista. In maniera semplice, in ogni città possiamo pensare ad un foglio informativo dove possano trovare spazio anche le notizie sui paesi di origine di tanti che sono in Italia. In questo progetto possiamo coinvolgere attivisti ma anche giornalisti, che non sono direttamente dell’A3f ma che possono impegnarsi con noi in una informazione sana, reale e utile.
Costruzione di un fronte antirazzista e rapporto solidale con altre associazioni
E’ fondamentale, vitale l’unità tra le forze più sane antirazziste e solidali della società. Vogliamo favorire l’incontro con tutti quei soggetti che hanno a cuore la vita dei nostri fratelli, che vogliono denunciare il razzismo e le violenze che questi subiscono. Cominciamo dallo sviluppare una rete in ogni città che sia un osservatorio e denuncia delle condizioni di sfruttamento e oppressione che si vivono e sviluppi il mutuo aiuto per tutti i problemi che si porranno. Le forme saranno decise autonomamente dai soggetti interessati.

Criteri e regole
La nostra è un’associazione libera e indipendente alla quale si aderisce sulla base del programma.
Non è un’associazione politica o ideologica per cui vi si aderisce individualmente e non come organizzazioni.
L’A3f è autofinanziata
E’ dell’A3f chi si tessera e quindi la sostiene con il proprio autofinanziamento nelle forme che ogni associazione locale riterrà opportuno e cioè attraverso una quota mensile o raccolte straordinarie. All’autofinanziamento minimo delle tessere e dei propri fondi che garantisce l’indipendenza dell’associazione, aggreghiamo tutte le forme di finanziamento che si possono trovare nel pieno rispetto della nostra autonomia e dei nostri valori (es. finanziamento di enti pubblici, sponsor, etc.). Per questo si dà mandato al prossimo Coordinamento Nazionale di individuare un mese nell’anno durante il quale tutte le realtà locali saranno impegnate a realizzare le iniziative le più varie per il tesseramento. Inoltre, si dà mandato al prossimo Coordinamento Nazionale di nominare una commissione che verifichi la necessità di modificare lo Statuto in modo da consentire alte forme di finanziamento salvaguardando il principio dell’indipendenza.
Chi è dell’A3f partecipa alle assemblee
Non basta tesserarsi all’A3f ma puntiamo a coinvolgere da protagonisti nelle decisioni i nostri aderenti. Per questo la struttura che qualifica l’esistenza della nostra associazione è l’assemblea. Le assemblee possono essere di luogo (in una città o paese) oppure tematiche (avvocati, giornalisti) o etniche (delle varie etnie che sono nell’A3f). Esse si riuniscono in forma generale, cioè nell’insieme delle singole assemblee al massimo ogni due mesi. Nella forma particolare invece a seconda dei tempi che scelgono in piena autonomia. Questo serve a rispettare la differenza che si può creare tra varie componenti dell’A3f ma a mantenere sempre l’incontro comune.
Coordinamento locale
Ogni assemblea elegge uno o più responsabili a seconda della grandezza, laddove ci sono più assemblee si forma un coordinamento locale dei responsabili.
Coordinamento nazionale
L’insieme dei coordinamenti locali compone il coordinamento nazionale unica struttura di direzione nazionale che pensiamo debba riunirsi 3 volte all’anno.

Pensiamo che l’associazione debba accentuare il suo carattere di radicamento nelle realtà locali e che non ci debba essere una direzione nazionale che prescinda da questo. Per questo potremo arrivare ad una direzione nazionale come risultante di una costruzione radicata localmente, non ora, forse, sarà l’obiettivo di lungo termine. Eleggiamo una segreteria così composta: Gianluca Petruzzo (con funzione di coordinatore), Thierno Gueye, M’Baye Diong, Michele Giammario, Lorena Moltini; che avrà il compito di: dare continuità al lavoro nazionale tra un Coordinamento Nazionale e l’altro; seguire con funzione di coordinamento le realtà locali, puntando ad aggregare a sé responsabili costruttivi delle città, decisi nelle rispettive assemblee; seguire e aiutare la costruzione nelle città; informare e prendere posizione all’esterno su questioni nazionali.

Voto sul documento:
Approvato all’unanimità dai delegati.
Approvato, con una astensione, all’unanimità dagli invitati con voto consultivo.

Voto sulla segreteria:
Approvato all’unanimità dai delegati.
Approvato, con una astensione, all’unanimità dagli invitati con voto consultivo.

Mozione di solidarietà
Il VI Nazionale esprime la propria solidarietà alle popolazioni del Bangladesh colpite negli scorsi mesi da un terribile monsone che ha provocato decine di migliaia di vittime, con la popolazione del Pakistan e del Kashmir colpite da un terribile terremoto, e con tutte le popolazioni colpite dal drammatico Tsunami del 2004.
L’A3F fa appello a tutte/i i fratelli e le sorelle immigrate/i, a tutti i volontari e alle persone ispirati da un sentimento di solidarietà, per continuare ad informare sulle situazioni di questi paesi, per sostenere la lotta della comunità del Bangladesh per il permesso di soggiorno umanitario che rivendichiamo per tutte le vittime delle tragedie e per creare iniziative di solidarietà, per questo si formerà un gruppo di lavoro nel coordinamento nazionale.

Approvata all’unanimità.