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Genova, Giovedì 26 ottobre un giovane senegalese viene aggredito gratuitamente da più di una decina di agenti della guardia di finanza, che per giustificare il loro razzismo lo arrestano e lo denunciano ingiustamente per resistenza e aggressione a pubblico ufficiale. Immediatamente la associazione 3 febbraio scende in strada per organizzare l'autodifesa e per dire la verità informando il quartiere.
Martedì 31 ottobre un’assemblea pubblica convocata dall'a3f che vede la partecipazione di più di un centinaio d'immigrati e diverse associazioni, decide la manifestazione dell’11 novembre ed un’assemblea per il 6 novembre la quale sceglie una piattaforma dal titolo “ per una città libera, aperta e solidale” e nella quale si chiede “ la liberazione immediata del giovane senegalese Ndiawar”.
Sabato 11 novembre centinaia di persone, diverse associazioni, organizzazioni e diverse comunità scelgono la solidarietà e si rendono protagoniste di un corteo combattivo, festoso, coraggioso e deciso a non arrendersi: il messaggio è chiaro e raggiunge tutta la città: Vogliamo una città libera, aperta e solidale per tutti e tutte! Vogliamo la liberazione immediata del nostro fratello Ndiawar! La comunità senegalese che comprende la maggioranza del corteo ritrova coraggio, i fratelli della comunità del Marocco esprimono la loro dignità, gli antirazzisti e le organizzazioni sono felici, la solidarietà interetnica saluta il cuore di Genova fermandosi in piazza de Ferrari.
Domenica 18 novembre dopo mille difficoltà Ndiawar ritorna a casa non vede l'ora di ringraziarci, ci racconta che ci ha visti in televisione e che sapendo del nostro impegno non si è sentito solo.
La lotta per la liberazione di Ndiawar ha vinto !
La lotta per una città migliore per tutti e tutte continua !
Alcuni aspetti Importanti :
Mi sento di sottolineare alcuni aspetti importanti di questa lotta: innanzitutto il protagonismo fondamentale dei fratelli e delle sorelle senza il quale sarebbe stato molto difficile preparare e vincere questa lotta; inoltre, la capacità di andare oltre la liberazione di Ndiawar iniziando a ragionare in maniera elementare sul come costruire una città libera aperta e solidale, impegno che come Associazione ‘3 febbraio’ intendiamo approfondire insieme alle persone di diverse parti del mondo che lo scelgono. Un ulteriore aspetto è la solidarietà interetnica espressa dai fratelli e le sorelle di altre comunità come quella marocchina, italiana o come quella sudamericana, verso i fratelli e le sorelle della comunità senegalese e più specificamente verso Ndiawar. Un ultimo elemento importante di questa lotta è quello di essersi sviluppata in maniera organizzata e autorganizzata attraverso assemblee che hanno garantito non solo la partecipazione di tutti/e ma che hanno saputo valorizzare il pensiero e le idee espresse degli immigrati e delle associazioni e dei singoli individui. Credo che questa lotta possa essere importante per gli immigrati che vivono in altre città ai quali dico che l'autodifesa Interetnica organizzata è possibile oltre che necessaria.
In questa lotta è nuovamente emersa la contrapposizione esplicita delle forze politiche istituzionali e non al protagonismo diretto e all’autorganizzazione degli e delle immigrati/e che non vogliamo sottacere come elemento di denuncia.
Pablo Olivo Mera
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