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La vicenda delle vignette offensive contro il profeta Mohammed ci ha fatto molto male. Ancora di più il seguito di arroganza dell’occidente, di pretesa superiorità, di violenza nei confronti dei fratelli e delle sorelle di fede islamica. Dall’11 settembre in poi con più convinzione e decisione che nel passato, gli opinionisti, i mass media, i politici e governanti occidentali, non perdono occasione di attaccare chi la pensa diversamente da loro, chi cerca come tanti di noi di vivere la propria libertà di idee, di religione, di vita in questo mondo.
Sappiamo bene come da quel giorno anche portare la barba o parlare in arabo in questo occidente spesso significa essere perseguitati. Nella Francia democratica portare il velo per tante sorelle può causare l’espulsione da scuola o offese peggiori. Le potenze imperialiste complici anche le gerarchie locali, nel tempo hanno oppresso, sfruttato i popoli del sud del mondo e negli ultimi anni occupato direttamente posti come l’Iraq e l’Afghanistan. Abu Grahib, Guantanamo e altri episodi ci spiegano bene qual è la loro civiltà.
A tutto questo ci ribelliamo, diciamo basta e vogliamo costruire contro la violenza di questo sistema, una società libera aperta e solidale. Vogliamo che la gente del mondo possa essere libera di circolare, di vivere dove meglio crede e di credere nelle idee che sceglie, avere la propria fede, per affermare il bene comune. Oggi questo impegno è davvero importante, per questo vogliamo che la reazione a tante cattiverie che subiamo sia decisa, forte e al tempo stesso affermativa. Abbiamo visto quanto le divisioni umane, religiose ed etniche come in Iraq, e in Nigeria, siano fonte di scontri fratricidi e di morte di tanta gente innocente. Ebbene, pensiamo che la strada invece debba essere quella della solidarietà che pur nella lotta sappia distinguere i nemici dagli amici, perché metta al centro l’umanità.
Questa strada è urgente per la maggioranza dell’umanità. E’ su di essa che è nata la nostra associazione. Sono dieci anni che abbiamo scelto la strada della pace, della solidarietà interetnica, dell’indipendenza e del protagonismo diretto nelle nostre lotte e nella vita. Siamo convinti che il nostro esempio sia forte e utile per tante persone.
Dobbiamo unirci e difenderci contro le violenze che provengono da molte parti. E’ degli ultimi giorni la notizia del pestaggio di un immigrato a Sassuolo, la morte di un altro a Milano, e i nostri fratelli a Roma in via Bravetta sono costretti a fronteggiare gli sgomberi del Comune e del proprietario. E’ un momento in cui dobbiamo saper costruire l’unità tra tutti gli immigrarti e gli antirazzisti solidali in questo Paese, sapendo bene che siamo noi che possiamo cambiare la vita in meglio.
Costruiamo l’A3F dappertutto e riprendiamo l’iniziativa nelle lotte.
Gianluca Petruzzo
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