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Sgomberato il campo di San Nicola Varco dove vivevano 800 migranti - Sarah Di Nella
Questa mattina un esercito di poliziotti e carabinieri ha sgomberato l’ex mercato ortifrutticolo di San Nicola Varco, comune di Eboli, dove vivevano 800 migranti. A chi abitava in quel ghetto non è stata proposta alcuna soluzione alternativa.
Più di ottocento migranti di origine maghrebina vivevano a San Nicola Varco, in provincia di Salerno, nei capannoni di quello che doveva essere il mercato ortifrutticolo e invece non ha mai ottenuto i permessi, fino a questa mattina alle otto, quando centinaia di uomini delle forze dell’ordine sono intervenuti per sgomberare il campo. Occupato nei primi anni novanta da una cinquantina di migranti, la struttura si è trasformata con il passare degli anni e l’aumentare degli abitanti. Sono state costruite decine di baracche di legno, plastica e lamiera. E’ qui che vivevano i braccianti che lavorano nei campi della piana del Sele e raccolgono i frutti delle serre e dei campi. Sono arrivati in Italia con i decreti flussi, perché scarseggiavano i lavoratori agricoli che ai padroni della piana servivano. Non c’è elettricità né gas, non ci sono fogne, c’è solo una fontanella con l’acqua potabile, concessa dal comune di Eboli nel 2001.
Questa mattina erano rimasti circa cinquecento migranti, gli altri, hanno trovato rifugio da amici o familiari ieri sera. Già da allora, c’era il sentore dello sgombero. Nella notte si sono susseguite le assemblee. «Questa operazione è vergognosa – dice Anselmo Botte, della Flai-Cgil di Salerno, che da anni segue i braccianti della piana del Sele – il dispiegamento di polizia è enorme e così non si risolve nulla: i migranti che vivevano qui si spalmeranno sul territorio. Non spariranno ma si creeranno tanti micro-ghetti. Oggi si chiude una pagina lunga vent’anni che siamo stati i primi a denunciare, chiedendo però una soluzione alternativa che non c’è. La maggior parte dei migranti che viveva qui è entrata in Italia regolarmente, tramite il decreto flusso, e poi non hanno trovato lavoro regolare e sono stati sfruttati, perdendo ogni diritto. Nella piana del Sele, il 70 per cento dei lavoratori agricoli è straniero: reggono questo sistema». A ordinare lo sgombero sono stati la Procura della repubblica e il ministero degli interni, con un sequestro giudiziario.
«I migranti che erano presenti questa mattina – prosegue Anselmo Botte – sono stati identificati e rilasciati, anche se non avevano i documenti. Solo alcuni – ma non saprei dire quanti – sono stati trattenuti perché, almeno così ci è stato detto, avevano commesso dei reati. A un gruppo di un centinaio di ragazzi è stato concesso, più tardi, di entrare nelle ‘tane’ un’ultima volta per recuperare i pochi effetti personali che vi avevano lasciati».
Per ora le istituzioni non si vedono. «La Regione ha accennato una bonifica a luglio, con l’installazione di qualche container e un po’ di pulizia. Ma non è andata oltre: delle regolarizzazioni e della ricerca di soluzioni abitative non si è saputo più nulla».
«Avevano due sole colpe i lavoratori non comunitari di San Nicola a Varco: uno avevano la pelle scura, due non avevano il diritto di voto. A seguito di questa ‘brillante’ operazione che, alla fine avrà comportato venti o trenta espulsioni e che adesso circa 800 lavoratori girano senza dimora per la Piana del Sele – scrivono in una nota i consiglieri regionali della Sinistra Gerardo Rosania e Tonino Scala – Questa mattina un esercito costituito da carabinieri, polizia e Guardia di Finanza, si è mosso per sgomberare l’area dell’ex Mercato di San Nicola Varco in Agro Eboli. È una operazione che assolutamente non risolve il problema dei circa 800-900 lavoratori extracomunitari che in quel ghetto avevano rifugio vivendo in condizioni disumane nel disinteresse delle istituzioni a tutti i livelli». La Regione in questi mesi, proseguono Rosania e Scala, aveva annunciato accordi con il Comune di Eboli e lo stanziamento di centinaia di migliaia di euro per affrontare il problema di San Nicola Varco. «Aveva annunciato – spiegano Rosania e Scala – l’acquisto di prefabbricati per migliorare le condizioni di vita quotidiane di queste persone. Ci chiediamo a cosa sono serviti quei soldi. Ci chiediamo quale era la strategia di risoluzione del problema di San Nicola Varco, concordato tra Comune e Regione. Era per caso lo sgombero in massa del ghetto senza dare alcuna risposta al problema dei lavoratori che lì dentro avevano trovato rifugio? Ci chiediamo chi adesso dovrà custodire l’area sottoposta a sequestro giudiziario? Circa venti ettari, e con quali soldi? E per quali fini? Noi siamo sempre stati convinti che San Nicola Varco debba essere restituita ad un’attività produttiva». I due consiglieri regionali chiedono inoltre «se l’assessore regionale De Felice fosse stata avvertita dello sgombero di questa notte visto che questa area è proprietà della Regione. Ci chiediamo se alla luce di questo clamoroso fallimento l’assessore De Felice non ritenga di dover rassegnare le dimissioni che diventerebbero addirittura necessarie se ella era a conoscenza delle operazioni di sgombero. Non a caso chiediamo in via d’urgenza che l’assessore venga a riferire in Consiglio Regionale».
Intanto a San Nicola Varco si cercano risposte a domande più terra a terra. La prima è dove andare a dormire questa sera. «Qualche comune si è reso disponibile – dice ancora Anselmo – stiamo cercando di capire. Abbiamo anche chiesto l’apertura urgente di un tavolo istituzionale in prefettura. Ci devono spiegare come intendono affrontare questa situazione». [Carta]
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