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Lettera dei fratelli Tunisini detenuti nel CIE, successivamente accolti dall'A3F e da associazioni religiose

Volevamo chiarire da dove nascono i molti danni psicologici, morali e fisici abbiamo subito da parte delle autorità italiane nei centri in cui siamo stati. Come prima cosa vogliamo raccontare di come il governo italiano si è comportato con noi nel mare. Rischiavamo la vita ,c’erano onde alte quella sera e noi chiedevamo aiuto e loro passavano vicino alla barca senza fare niente, senza neanche provare a dare soccorso. Alla fine siamo arrivati dopo tanta fatica alla terra ferma e qui inizia un’esperienza ancora più dura. Ci hanno preso in giro(ci sfottevano)e nessuno si è occupato di noi. Non ci hanno lasciato fare la doccia e solo dopo tante ore ci hanno lasciato dormire ammassati per terra. Facevano rumore apposta per provocarci e non farci dormire. Questo è successo a Lampedusa invece a Torino(nel CIE di corso Brunelleschi) ci hanno trattato ancora peggio. Quelli di noi malati non venivano curati. Se stavi male non ti curavano fino a quando non eri sfinito dal dolore. Qualunque fosse il problema di salute che avevi ti davano sempre la stessa medicina. Se dovevano portarti in ospedale ti mettevano le manette come un criminale. Se gridavi o piangevi dal dolore loro ti sfottevano invece di curarti. Non ci lasciavano tagliare barba e capelli. Solo dopo tante proteste ci facevano tagliare barba e capelli. Molti dei ragazzi sono stati messi in isolamento solo perché hanno osato protestare per avere un trattamento migliore. Anche il mangiare faceva schifo e abbiamo fatto anche uno sciopero della fame di tre giorni per questo e loro ci ripetevano “ se mangiate vi amiamo se non mangiate vi amiamo ancora di più”. La cosa che vorremo far sapere di più è che sospettiamo che nel cibo mettevano delle medicine (tranquillanti)perché appena finito di mangiare ci veniva un pesantissimo sonno e crollavamo. Se non mangiavi questo non succedeva. Ecco come siamo stati trattati dal governo italiano.
Il gruppo dei tunisini che erano nel CIE di Torino.
17/04/2011 Parrocchia di san Luca Torino