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Una regolarizzazione che esclude

Il decreto approvato dal governo non riguarda tutti gli immigrati cosiddetti irregolari. Si dà vita ad una regolarizzazione soltanto per i settori dell’agricoltura, allevamento, pesca e acquacoltura, colf e badanti. Chi lavora in altri ambiti ne è ingiustamente escluso. Dei margini potrebbe esserci per chi ha perso il soggiorno (ad esempio l’umanitario a causa del decreto Salvini) per avere un soggiorno temporaneo per ricerca di lavoro, ma solo se dimostra di avere lavorato prima del 31 ottobre 2019 e solo in quei settori. È assente una pur minima attenzione alla cura dei fratelli e sorelle immigrati costretti finora in clandestinità, esseri umani la cui opera e presenza creano già ricchezza e benessere per tutti. D’altronde anche verso la gente più povera e bisognosa il governo, oltre la propaganda, non ha mostrato attenzione. Tutto è finalizzato al lavoro e allo sfruttamento, non alla libertà e alla salvaguardia della vita. La logica di irreggimentazione è forte, così come l’esposizione a ricatti per chi già vive in condizioni difficili. Il messaggio dello Stato è chiaro: “ti regolarizzo solo dove mi servi”. Il decreto esclude e, quindi può favorire egoismi sociali e contrapposizioni. L’opportunità che avranno alcuni di regolarizzarsi sarà benvenuta per la condizione atroce di clandestinità in cui versano, ma sarà a costo di grandi sacrifici. Il nostro impegno per la sanatoria e i pieni diritti continua nel sostegno a tanti che ne hanno bisogno e nella denuncia implacabile della disumanità di chi governa, mentre comunque cercheremo di informare ed aiutare già tutti coloro compresi nella regolarizzazione.

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