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Progetto Congressuale

“ Un’A3F indipendente e autofinanziata per la solidarietà e l’accoglienza”

Principi:
SOLIDARIETA’: Essa si articola nell’ACCOGLIENZA e DIRITTI per tutti senza condizioni ( es. diritto al soggiorno, alla casa, alla salute etc.). l’ACCOGLIENZA per noi è un principio di identità e si realizza soprattutto nell’offrirla nell’essere protagonisti e non solo suoi destinatari. Essa è anche un diritto per cui ci battiamo cioè la possibilità di restare in questo Paese ed essere accolti. L’accoglienza va progettata sapendo che se l’ottenimento del diritto, specie in questo momento storico, è molto più difficile l’accoglienza umana come sviluppo della solidarietà dal basso può cominciare subito. Il primo momento in cui progettiamo, pensiamo e sviluppiamo accoglienza è l’assemblea: primo non unico momento costitutivo comincia nel primo momento costitutivo dell’A3f in cui si conoscono e si sperimentano i nostri principi.
AUTODETERMINAZIONE: Intesa come processo di definizione e di scelta degli individui e delle comunità, dei gruppi che costituiscono l’A3f. Questo è un principio delicato che non lascia assolutamente il campo ad interpretazioni neutre e all’accettazione di ciò che è. Vogliamo nel rispetto e nel reciproco confronto sviluppare un incontro ben più profondo e quindi trasformarci come persone gruppi etnie in un senso solidale. Perché ognuno possa affermarsi e sviluppare al meglio la propria condizione e la propria personalità c’è bisogno di costruire una rete di difesa e di sostengo che è anche autodifesa e mutuo aiuto dentro e fuori l’A3f. Viviamo condizioni di vita difficili dove i diritti elementari sono calpestati dai continui abusi e meccanismi burocratici che impediscono di vivere una vita tranquilla. La difesa noi la intendiamo come assistenza umana minima legale e medica e soprattutto come autodifesa cioè come la capacità di unirsi per far fronte al razzismo che diviene sempre più violento e criminale. Difendiamo quindi la vita dei nostri fratelli e delle nostre sorelle con l’unità, la lotta,l’organizzazione!
INDIPENDENZA ECONOMICA E IDEALE: l’indipendenza della nostra associazione è la misura principale del protagonismo e della libertà di chi vi aderisce. Siamo contro le logiche di sottomissione e di dipendenza, rispondiamo invece con rigore e diamo conto della coerenza delle nostre idee alla nostra gente, ai nostri amici e agli aderenti dell’A3F. Essere autofinanziati per noi è un principio senza il quale l’A3f non esiste. Questo non esclude per un’associazione come la nostra chiedere finanziamenti ad enti e associazioni solidali con noi nel pieno rispetto della nostra autonomia e indipendenza, però l’autofinanziamento di chi costruisce e si impegna nell’A3f è prioritario per realizzare i nostri progetti. Attraverso il tesseramento e quote stabilite tra gli associati costruiamo la nostra indipendenza o campagne di autofinanziamento che potranno essere decise dai singoli coordinamenti o dall’associazione nazionale.
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Carta d’intenti
1. Partiamo dal fatto che siamo tutti e tutte esseri umani provenienti da tante parti del mondo. La nostra casa è il mondo intero e il nostro spazio è tutta la terra. Scegliamo di partire da ciò che ci unisce. Ci unisce l’aspirazione ad affermare il nostro diritto a una vita migliore, che ha spinto tanti e tante di noi a partire dalle loro terre per cercare il bene per noi e per i nostri prossimi. Aspiriamo ad affermare la nostra dignità di uomini e di donne come hanno dimostrato in diverse lotte tanti fratelli e tante sorelle. Aspiriamo a una giusta accoglienza per tutti e tutte. Vogliamo costruire solidarietà e vicinanza umana fra le genti. Questa è la sostanzia del nostro antirazzismo solidale e radicale.
2. Il razzismo è una malattia. E’ il segno più evidente della decadenza di una società. E’ la forma più feroce e violenta di oppressione. E si può certo affermare che ogni forma di oppressione è più o meno razzista. Con il razzismo infatti si alimentano altre forme odiose di oppressione e di violenza: dall’ingiusto e iniquo squilibrio esistente nella spartizione delle risorse economiche, alimentari, sanitarie fra un pugno di ricchi, i paesi occidentali e la maggioranza della popolazione mondiale, di cui noi siamo parte, determinando, così, un vero e proprio genocidio della nostra gente, fino alla violenza guerrafondaia degli stati che miete vittime innocenti fra la nostra gente.
3. La politica criminale dei paesi occidentali nei confronti degli immigrati e delle immigrate è parte di questo regime di oppressione e si nutre di leggi e norme sempre più razziste. In Italia il quadro si fa sempre più fosco. Cresce e si alimenta il razzismo popolare. Perciò oggi lo schieramento antirazzista è centrale. Per chi ha a cuore le sorti dell’umanità battere il razzismo è una priorità fondamentale.
4. Il nostro antirazzismo solidale e radicale ci porta ad uno schieramento umano con tutti i popoli oppressi e a sostenerne le lotte. Perché ci unisce la comune lotta per l’affermazione della vita, della libertà, della giustizia e della convivenza pacifica fra i popoli. Consci che la nostra lotta contro il razzismo contribuisce alla liberazione di tutta l’umanità.
5. Ci battiamo per una società aperta, libera e solidale e l’A3F vuole essere quella comunità solidale che costruisce nella lotta, nella vita quotidiana, nell’organizzazione questa solidarietà alimentando i sentimenti di amicizia, vicinanza, amore per la vita e per gli altri, costruendo cooperazione e aiuto. E’ in questa prospettiva che ci battiamo con i nostri fratelli e le nostre sorelle per l’affermazione dei diritti umani e fondamentali (alla casa, al lavoro, all’istruzione, al voto, alla salute), per la libera circolazione, per la sanatoria permanente e generalizzata senza condizioni.
6. Per questo non ci convincono i tentativi integrazionistici, da qualsiasi parte provengano. In quanto l’integrazione si basa su una prospettiva tutta politica e come nella natura della politica inganna e crea illusioni. Presuppone che il sistema degli stati, di tutti anche di quelli democratici occidentali, possa consentire il riconoscimento dei diritti per tutti gli stranieri. Ciò è falso in quanto gli stati, anche quelli democratici, si basano sull’oppressione e sul concetto di nazionalità, quindi, per forza di cose tendono al razzismo. Inoltre, il termine integrazione implica l’esistenza di alcune superiorità e inferiorità. E a ben considerare l’integrazione mantiene, per gli stati democratici occidentali, una più accettabile forma di discriminazione con l’intenzione di mantenere le relazioni umane in base alle immagini, classificazioni, quote fondate sulla nazionalità e sul retroterra culturale ed etnico. L’integrazione quindi divide fra italiani e stranieri, in base ad una presunta superiorità dei primi sui secondi, e fra immigrati e immigrati, in base al grado e alla condizioni di accettabilità degli stati. Insomma anche l’integrazione finisce con l’avvicinarsi al razzismo.

La nostra idea di società: Una società libera aperta e solidale
Oggi viviamo una tremenda confusione in questo Paese. L’ immigrazione che cresce in maniera accelerata e diviene sempre più stabile. Questo dato di fatto così chiaro non significa curiosità umana attenzione e solidarietà con chi viene da altre parti del mondo. Anzi in Italia stiamo assistendo alla crescita del razzismo e delle paure contro gli immigrati. Siamo stretti tra un razzismo istituzionale e uno popolare ed entrambi hanno diverse espressioni al loro interno. C’è un razzismo criminale e squadrista che vede una sponda istituzionale nei proclami della Lega e del Ministro degli interni Maroni. Non dimentichiamo come quest’ultimo durante la rivolta dei nostri fratelli a Rosarno ha addossato la colpa della vicenda alla tolleranza verso l’immigrazione clandestina e non allo sfruttamento schiavistico e criminale subito. Un altro volto è rappresentato dal razzismo di stampo democratico e cioè una forma di razzismo che si basa molto sulla superiorità della cultura democratica per sancire la necessità dell’assimilazione quindi dell’imposizione di regole autoritarie che non vengono minimamente pensate per il bene della gente immigrata in questo Paese. E’ un esempio il dibattito sul velo, le quote nelle classi e i respingimenti in mare tutto in nome dell’ordinamento democratico. Vi è in questo quadro anche un antirazzismo che fa il gioco del razzismo democratico e crea forti divisioni in seno alle comunità immigrate. E’ un antirazzismo gregario, dipendente dall’ordine costituito, da un’idea di società data e particolarmente decadente come quella italiana. E’ un antirazzismo che ha la sua chiave di volta nell’integrazionismo, cioè nella necessità che gli immigrati, considerati solo in virtù della loro utilità alla tenuta della società italiana, siano accettati per ciò che valgono nel senso produttivo. Questo genere di antirazzismo si presenta vago o totalmente assente sulle richieste di diritti e accoglienza senza condizioni. Anche questa espressione dell’antirazzismo porta ad una divisione e alla lunga ad un vero e proprio razzismo. Infatti già sono tutti da capire quali siano i criteri per cui un essere umano è utile e un altro no, ma più profondamente questo genere di approccio pone condizioni all’accoglienza e ai diritti, limitati solo a quella famosa tenuta della società italiana. Quando la cosiddetta società secondo qualcuno non ce la fa più e gli immigrati sono troppi allora tutto è permesso, allora scatta l’espulsione necessaria perché non si creino conflitti. Questa corrente di opinione, che in ultima analisi vuole mantenere lo statu quo dello sfruttamento e della sottomissione degli immigrati, è pericolosa e ha toccato il suo apice nella Kermesse filo istituzionale del 1° marzo. Non casualmente questo antirazzismo stringe patti trasversali con gli stessi che hanno prodotto lo sfacelo legislativo che subiscono gli immigrati, cioè con Fini ( v. Bossi-Fini) e con Livia Turco( v. Turco-Napolitano e la loro invenzione dei CPT). A questo si aggiunge un problema grave alimentatosi negli anni, con le illusioni dell’integrazione e col beneficio di privilegi ideologici e in parte materiali per alcune etnie. E’ un razzismo che non nasce evidentemente dall’arrivo in Italia, ma è presente in un limite proprio di ogni etnia e gruppo nell’aprirsi agli altri, in Italia si manifesta in maniera peculiare che sarà sempre più eclatante sotto la pressione dell’integrazionismo, di condizioni di vita difficili precarie e coatte: è il razzismo che vede fronteggiarsi fino all’assassinio ( lo abbiamo visto a Milano) le comunità immigrate. Il dramma è che la gente che dovrebbe unirsi in nome di una umanità comune e di una condizione di vita simile trova purtroppo più occasioni di divisioni. In questo quadro c’è bisogno di fare molta chiarezza fondandoci sulla nostra esperienza, sulla nostra coerenza e sull’onestà che l’A3f in questi anni ha dimostrato. Chi ci conosce sa di cosa stiamo parlando: compresi gli sbandamenti o gli arretramenti abbiamo sempre stabilito un principio essenziale e cioè che siamo esseri umani e non ammettiamo condizioni all’affermazione dei diritti di chi immigra in questo Paese. Su questa base possiamo discutere, creare unità ammettere un dialogo e un confronto ma non ammettiamo speculazioni sulla pelle degli. Ogni essere umano ha diritto di circolare liberamente nel mondo e non solo le merci. Non è possibile che per alcuni il luogo di nascita sia una colpa e per altri un privilegio. A questa ingiustizia non ci stiamo. Su questo punto siamo coesi e determinati. La situazione che viviamo è difficile e la stessa coscienza dei fratelli e delle sorelle immigrati è molto problematica. Ci sono però spunti importanti tutti da valutare e conoscere. Da Milano con la lotta dei rifugiati a S.Antimo nell’impegno contro gli sgomberi alla rivolta di Rosarno, dalla dignità che non si fa comprare come nella lotta all’Aeroporto di Orio al Serio ( Bergamo) all’insorgenza di umanità di Coccaglio limitata ma preziosa, fino alle proteste di alcuni settori di italiani contro le ingiustizie come nel caso delle proteste delle mamme a Milano contro gli sgomberi al campo rom. Segnali limitati o iniziali o deboli ancora però molto preziosi per un’associazione come la nostra e non solo. Abbiamo bisogno ora di cambiare marcia di accogliere, progettare e soprattutto organizzare meglio tutto questo. Non ci manca la conoscenza, le occasioni un nuova anche se differenziata internità a seconda dei contesti, il punto più debole è come tutto questo si organizza, si consolida ulteriormente definendo meglio il corpo dell’A3f. In questo passaggio quanto mai delicato e promettente la nostra associazione ha una responsabilità enorme. E’ probabile che alcune avanguardie che con noi si sono radicalizzate nel tempo oggi riprendano l’impegno e spesso dove siamo noi si uniscano e rilancino la prospettiva dell’A3f. Questo sta avvenendo in varie parti e può divenire un esempio moltiplicatore per tanti altri. E’ fondamentale però che noi ci siamo e ci siamo organizzati. Di qui ritorna l’importanza di fondare meglio la nostra associazione attraverso alcuni criteri semplici però complessi da affermare con forza per le ragioni di cui sopra: Assemblee- Adesione-Responsablità. Le assemblee sono il primo livello in cui la gente si unisce a noi cioè il luogo in cui si possono incontrare persone che sono purtroppo divise e ghettizzate o escluse dagli ambiti soliti della vita sotto il sistema. L’Assemblea: è un valore in sé che naturalmente si qualifica per i suoi contenuti e per il primo dovere cioè quello di informare a cui segue il confronto, la decisione comune e la verifica puntuale della propria attività. Adesione: nell’assemblea che tendenzialmente è aperta abbiamo l’occasione di entrare in contatto con gente che non ci conosce già o che ci è prossima e non ci ha ancora scelto quindi essa è la base per motivare e far cogliere il senso elementare semplice ma al tempo stesso fondamentale che diamo al tesseramento come inizio di un’adesione che si può approfondire ma che fin dall’inizio consegna diritti e doveri. Le assemblee dove ci si riunisce sono la base per promuovere l’a3f e rappresentano l’organismo in cui si prendono le decisioni e in cui si verifica che si rispettino. Nell’assemblea si fa informazione e si decidono le responsabilità. Responsabilità: significa che all’interno dell’a3f non tutti aderiscono allo stesso modo: c’è chi si limita a lottare con noi ( e ciò è preziosissimo) c’è chi vuole un’assistenza umana che non lo consideri come un numero, c’è chi cerca cultura o conoscenza e tanti intrecciano questi piani che sono solo alcuni delle motivazioni grazie alle quali si incontra e si aderisce all’a3f. All’interno di questo quadro alcuni scelgono di prendersi responsabilità di essere esempio per altri, di essere garanzie del nostro programma e dei nostri intenti e di essere a loro volto insegnanti del nostro metodo cioè costruiscono convintamente l’A3f. Le responsabilità sono varie, anche su singoli terreni però devono tenere presente sempre il quadro d’assieme l’identità dell’a3f. Un responsabile è tale perché costruisce e riunisce l’Assemblea, fa e promuove l’autofinanziamento, costruisce l’A3f tesserando. Questa responsabilità può essere molto coinvolgente se ben pensata e vissuta. Dobbiamo saper promuovere le nostre forze senza inutili presunzioni o ambizioni smodate però con convinzione e decisione sapendo chiedere e chiederci maggiore coerenza e serietà sui nostri criteri di fondo.
Costruire in questo modo l’a3f significa tendere a costruire una comunità ispirata dall’interetnicità, che si batte con fermezza per una solidarietà e accoglienza senza condizioni, che si batte in maniera coerente contro il razzismo in tutte le sue forme anche quelle più ingannevoli. Costruire quindi una comunità solidale di incontro tra le etnie che rappresenti un esempio e un inizio della società che vogliamo. Vogliamo cominciare nell’A3f un impegno che può espandersi e che organizzi la parte più avanzata e convinta di chi emigra e di chi è nato in questo Paese intorno alla dignità e alla solidarietà, alla fratellanza e al coraggio, alla indipendenza e ai diritti per tutti.