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L’A3F
L’associazione dei fratelli e delle sorelle.
Un rinnovato impegno per la solidarietà e l’accoglienza
Progetto votato all’VIII congresso della A3F – Genova 10/11 Maggio 2014.
Il mondo negli ultimi decenni è stato attraversato da grandi sconvolgimenti.
Abbiamo visto crollare muri della vergogna e quelli della segregazione per l’anelito alla libertà di milioni di persone che hanno sconfitto governi ritenuti indistruttibili.
Abbiamo visto la protervia degli stati seminare morte senza alcuna giustificazione se non quella della garanzia dei loro interessi.
Abbiamo visto la violenza cieca e distruttrice del terrorismo internazionale, altra faccia della violenza degli stati, abbattersi sulla gente comune.
Abbiamo visto alzare muri della divisione e l’incubo delle guerre combattute in nome della spartizione etnica e del razzismo.
Abbiamo visto esplodere in tante città dell’Europa e dell’America il razzismo assassino così come la giusta rabbia di tanti immigrati di fronte alle umiliazioni e ai soprusi.
Abbiamo visto la quotidiana strage di sorelle e fratelli nel mar Mediterraneo ad opera di mercanti senza scrupoli e prima di tutto delle frontiere che edificano gli stati.
Abbiamo visto continuare la tratta delle donne avviate barbaramente alla prostituzione e l’offesa alla dignità dei bambini ridotti a merce di scambio, e il coraggio spesso solitario di tanti che si impegnano per ridare libertà e dignità alle donne ai bambini.
Abbiamo visto la combattività, il coraggio e la dignità di tanti nostri fratelli e sorelle esprimersi in nome della nostra comune umanità.
Abbiamo visto abbattersi sulle spalle della gente comune la peggiore crisi economica provocata dall’arrogante irresponsabilità dei potenti e che tante sofferenze sta provocando.
Abbiamo visto piazze gremite di donne, uomini e bambini abbattere o sfidare al grido de “il popolo vuole la caduta del regime!” dinastie di rais. Per questo sono state sanguinariamente attaccate e sconfitte.
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L’emergenza è divenuta, purtroppo, un fatto quotidiano.
Il costante e continuo disfarsi degli assetti di potere, e non solo, produce sofferenze e un senso di smarrimento nella nostra gente.
Intuiamo però che viviamo tempi inediti carichi di speranze e di paure.
Vediamo sempre più profilarsi all’orizzonte una polarizzazione: da una parte tanti nostri simili, tante nostre sorelle e tanti fratelli, che a fatica, talvolta con incertezza, ma con slancio e coraggio stanno cercando vie di libertà, dignità e giustizia; dall’altra i poteri degli stati che aumentano il loro grado di violenza e di oppressione con la complicità purtroppo di tante gente normale.
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Ci rendiamo sempre più conto che gli stati dell’occidente ricco non riescono più a garantire le esigenze di vita elementari.
Le grandi promesse di benessere, ricchezza e garanzia dei diritti si stanno rivelando sempre di più illusorie.
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L’immigrazione è parte di tutto questo.
L’Europa e l’Italia sono terra di immigrazione e anche di emigrazione, le cui società da anni sono diventate multietniche. Negli anni il fenomeno si è fatto più complesso per varie ragioni.
In tanti hanno vissuto l’illusione dell’integrazione. La speranza che un lavoro e un assetto di vita più stabile avrebbe garantito un inserimento nella società. Oggi tale sogno è sempre più irraggiungibile. Ciò è vero soprattutto in Italia. Si può capire così il senso di smarrimento, di frustrazione, se non di sconfitta, che questo rappresenta per tanti. In diversi hanno scelto di ritornare indietro nei paesi di origine o di cercar fortuna in altri paesi. Nei i tanti che restano, anche a causa di una legislazione che si è fatta via via sempre più discriminate, è cresciuto un senso di solitudine e chiusura che mina quei minimi vincoli di solidarietà esistenti nelle stesse comunità degli immigrati. Il razzismo è cresciuto fortemente anche tra gli immigrati e non sono isolati fenomeni di violenza dentro le comunità e tra diverse etnie.
Nella disperazione di tanti immigrati per le difficili condizioni di vita si sono inserite frange estremiste facenti riferimento all’arcipelago dei centri sociali o ad alcune sigle del sindacalismo di base, come USB, che hanno alimentato la logica del conflitto accrescendo il senso frustrazione: più non si ottengono risultati più si rinforza il pensiero che sia necessario fare ricorso a forme di lotte estreme. Si sottovaluta il contesto difficile nel quale ci troviamo e dall’altra si indirizza la lotta verso un unico obbiettivo: il cambio della politica. A questa tendenza deleteria per la coscienza e le prospettive del movimento antirazzista ha contribuito il vago e filo istituzionale movimento di opinione del primo marzo. Questo ha basato il suo impegno su una solidarietà utilitarista per cui gli immigrati si accolgono perché utili alla società italiana non in nome della comune umanità. Nell’anno 2013/2014 tale cartello politico ha visto una sua esponente diventare ministro (la ministra Kyenge) cosa che non è stata di alcuna utilità per i diritti degli immigrati. In un anno di governo il bilancio è stato nullo da tutti i punti di vista.
Tale modo di agire, pur se in forme differenti, determina nella coscienza dei più un senso di impotenza e di disimpegno che porta a non dare valore alle lotte.
Apprezziamo, invece, la presa di iniziativa netta di papa Francesco che all’indomani dell’ennesima tragedia del mare dove hanno trovato la morte circa 600 tra donne, bambini e uomini di diverse nazionalità, la gran parte eritrei ha avuto il coraggio di affermare il dovere dell’accoglienza.
L’impatto di questa scelta affianco dei poveri, dei profughi e degli immigrati ha significato in tanti un sentimento elementare positivo di vicinanza con gli immigrati.
Pur nella differenze di visione che abbiamo con lui, ci siamo sentiti incoraggiati nell’andare più convintamente verso tanti religiosi per cercare insieme strade comuni di impegno.
Come ci suggerisce il suo esempio: non è nell’indifferenza che troviamo la nostra salvezza, il nostro riscatto, una vita degna.
E’ nell’incontro con gli altri che possiamo riuscirci, nel sentirci innanzitutto simili, possibilmente fratelli e sorelle, come noi bisognosi di bene.
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Avvertiamo il bisogno di alimentare e rinnovare il nostro impegno per la solidarietà, l’accoglienza, per l’antirazzismo radicale, fondandolo sull’affermazione della dignità, della libertà e sul riconoscimento della comune umanità.
Dall’ultimo congresso è venuto cambiando molto il panorama umano della A3F: ci siamo fondati a Bari, rifondati a Palermo, rilanciati a Roma, abbiamo confermato la nostra presenza diversificata a Genova, Torino, Milano, Firenze, Bologna, Napoli; ciò è avvenuto grazie all’incontro con migliaia di immigrati e immigrate e al loro protagonismo.
Le scelte operate negli ultimi congressi di costruirci a partire dall’accoglienza e dalla solidarietà si sono rivelate giuste. Queste ci hanno permesso di incontrare e unirci con i profughi che in questo Paese stanno rappresentando con la loro presenza una novità rilevante.
Da Consuma a Torino, da Genova a Napoli, da Bari a Palermo, da Bologna a Firenze abbiamo costruito, con intensità e convinzione differenti, un processo di autorganizzazione, di protagonismo e di unità, realizzando la prima manifestazione nazionale dei rifugiati a Roma il 14 gennaio del 2012, con più di 10.000 di profughi e persone solidali.
Abbiamo così permesso una vittoria straordinaria : il soggiorno umanitario per tutti i profughi.
Essere un riferimento umano e ideale per migliaia di immigrati e di antirazzisti in tutta Italia, ci ha permesso di reagire, con la manifestazione nazionale del 17 dicembre 2011 a Firenze, all’assassinio di Mor e Modu uccisi da un criminale razzista. E’ stata un occasione di riscatto e affermazione di un principio fratellanza umana contro il razzismo.
Siamo stati garanzia di libertà e protagonismo contro i tentativi di censura perpetrati da settori della politica anche di parte della comunità senegalese.
Tante sono tutt’ora le lotte che ci vedono presenti: a Napoli, Genova e Palermo con gli ambulanti, italiani e immigrati, siamo stati protagonisti e garanti fondamentali di unità e di indipendenza, in un processo che ha portato a vittorie importanti contro le ordinanze sindacali che vietavano il diritto al lavoro.
Siamo impegnati in un’opera permanente di denuncia contro le violenze razziste perpetrate nella società.
La nostra è un’iniziativa di solidarietà concreta, di assistenza su vari piani, di vicinanza umana, di organizzare dell’autodifesa pacifica contro tutti i razzismi.
Siamo riusciti così a guadagnarci anche l’attenzione dei grandi media nazionali e internazionali e l’impegno con noi di tanti giornalisti solidali e antirazzisti.
L’idea di fratellanza attiva come espressione della comune umanità ha ispirato la lotta con i fratelli bengalesi di Sant’Antimo che denunciano lo sfruttamento del lavoro, per la dignità e la giustizia.
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Tutto questo ci dice che è possibile reagire anche in un contesto difficile, fatto di razzismo diffuso e della cattiveria imperante tra la gente, che si fa complice dello spregio della vita umana che promana dai politici di ogni risma, come ultimamente si è visto nel video girato al centro di Lampedusa.
Per quelli che comandano, la vita umana è sempre sacrificabile ed il suo valore è inferiore a quello della difesa delle frontiere.
Per i governi i confini sono intoccabili per loro e li difendono con leggi sempre più razziste
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L’idea di comune umanità e il principio per cui la terra è di tutti e nessuno è straniero, affermate secondo un metodo indipendente dalle logiche della politica e degli stati, ci ha permesso di mettere sempre al centro il valore della vita umana, da difendere e affermare attraverso un impegno di solidarietà e accoglienza senza condizioni.
Queste idee e principi ci hanno consentito di lottare meglio per i diritti elementari, come quello per il soggiorno umanitario per tutti, per il lavoro e la dignità, per la libera circolazione, per l’autodifesa contro tutti i razzismi.
La nostra vuole essere sempre più l’associazione dei fratelli e delle sorelle, perché da protagonisti cominciamo a vivere e lottare per questi valori.
Il nostro progetto di fondo e il nostro orizzonte d’impegno, pur nelle difficoltà e negli arretramenti, rimane la costruzione di una società interetnica.
Pensiamo che questo sia il modo più soddisfacente per indirizzare il nostro impegno per il miglioramento della vita di tutti e tutte.
Vogliamo legarci, fare tesoro ed espandere le esperienze migliori di solidarietà.
In questi anni siamo stati al fianco dei profughi, dei lavoratori ambulanti, dei tanti che hanno lottato contro sgombri per il diritto alla casa, con i lavoratori per il diritto alla dignità del lavoro, siamo stati protagonisti nella costruzione di manifestazioni importati.
Non sempre intorno a queste nostre lotte è cresciuta la solidarietà.
Sappiamo che c’è bisogno di un cambio culturale, delle relazioni per far crescere la consapevolezza e l’affermazione dei nostri valori.
L'a3f può cominciare a diventare un luogo in cui le relazioni che si costruiscono grazie ai valori che stiamo scegliendo permettono alle persone di crescere e di migliorarsi assieme.
Il nostro impegno per costruire la campagna dell’ABC (accoglienza-benvenuto-comune umanità) co-promossa con La Comune Umanista socialista ha anche questo scopo. Per questo vogliamo svilupparla e costruirla con più determinazione.
Un impegno che ha bisogno di costanza, pazienza e determinazione.
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Nostri principi e obiettivi sono:
1. Accoglienza e dignità.
Per noi l’accoglienza è un sentimento e una battaglia di civiltà.
Essere accogliente significa mettersi nei panni degli altri per promuove ascolto, conoscenza, voglia di aprirsi agli altri, incontro, tolleranza, rispetto e amicizia.
C’è tutto da guadagnare.
L’accoglienza è il primo sentimento di vicinanza che possiamo esprimerci a vicenda.
E’ il moto umano dal quale vogliamo partire per basare le nostre relazioni, il nostro modo di essere della nostra associazione e con gli altri.
Mentre accogliamo vogliamo essere accolti.
E’ la reciprocità e lo scambio che ci fanno essere persone migliori, riconoscendo in noi e negli altri la dignità.
L’accoglienza è una scelta: ogni essere umano può scegliere di essere accogliente e mettersi nelle condizioni per essere accolto.
Non può essere improvvisata.
La fondiamo sul quel sentimento primo che spinge ogni essere umano ad identificarsi negli altri. E’ un principio che rintracciamo nella lunga storia dell’umanità, che in ogni cultura è nota come codice dell’ospitalità verso chi viene da fuori, fugge o ha bisogno di asilo.
Con l’accoglienza giusta noi riconosciamo la dignità e il valore di ogni essere umano.
Intorno alla dignità e all’accoglienza vogliamo articolare la nostra battaglia per i diritti elementari.
2. Solidarietà attiva contro tutti i razzismi.
Sappiamo che ogni potere oppressivo è nella sua essenza razzista, promuove e diffonde discriminazione.
Ogni stato basa la propria autorità alimentando e assolutizzando le differenze culturali, etniche e religiose.
Questo è possibile anche perché le differenze sono vissute dalla persone come motivo di divisione e allontanamento.
Nessuno di noi sceglie il luogo in cui nascere ma purtroppo dell’appartenenza ad un luogo, ad una cultura ad una etnia si fa spesso motivo di separazione.
Il razzismo è la piega più grave in questo senso, perché porta ad assolutizzare le differenze e a teorizzare l’inferiorità dei cosiddetti diversi.
Gli immigrati vengono pensati e percepiti come una minaccia.
Si fomenta un clima che porta a identificare i diversi e gli immigrati, in particolare, come la causa di tutti i mali con una crescita preoccupante di un razzismo sempre più criminale.
Esistono e operano diversi antirazzismi. Ci sono quelli che sperano vanamente attraverso la politica democratica, la pressione sui governi, attraverso le leggi, di migliorare la vita degli immigrati.
C’è un antirazzismo utilitarista che facendo leva sul concetto di utilità degli immigrati alla società italiana spera di ottenere qualche briciola di diritti dal potere costituito.
Il nostro invece si basa sulla valore della comune umanità e mette al centro le persone.
Ogni essere umano merita di essere accolto.
Se l’accoglienza non è per tutti diviene un privilegio.
La solidarietà umana alimenta il nostro antirazzismo radicale.
3. Il protagonismo e l’autodeterminazione.
Il protagonismo è da sempre la nostra caratteristica e la nostra forza.
Il nostro è un impegno che chiede alle persone la presa di iniziativa personale e in comune.
Suscitiamo e promuoviamo il protagonismo come garanzia dei valori che ci ispirano.
Vogliamo ispirare un nuovo impegno per la solidarietà: indipendente e autodeterminato.
Non vogliamo, né possiamo delegare alla politica e agli Stati, sempre più arroganti e in crisi, la solidarietà.
Per questo da sempre anche su un piano materiale siamo autofinanziati.
Siamo nelle lotte e nell’impegno quotidiano per ispirare il protagonismo diretto dei fratelli e delle sorelle.
Motore attivo della nostra associazione sono le assemblee.
Con questo spirito affrontiamo le emergenze ispirando, e organizzando al meglio forme di assistenza umana elementari come quella medica e legale, sempre volontarie e gratuite.
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Ci battiamo per:
- diritto all'accoglienza per tutti senza condizioni
- diritto alla libera circolazione
- diritto ad una vita dignitosa, una casa decente, salute, studio, lavoro
- regolarizzazione permanente, contro le frontiere e le leggi che impongono il numero chiuso degli
ingressi
- diritto di soggiorno umanitario per tutti i profughi
- diritto di soggiorno umanitario senza condizioni per tutte le donne vittime delle barbarie della
prostituzione e per tutte le persone vittime di altre forme di schiavitù
- soggiorno per tutti i lavoratori sfruttati
- chiusura dei CIE e tutti gli altri luoghi di detenzione per gli immigrati senza permesso di soggiorno
- diritto di cittadinanza per chi nasce e cresce in questo paese
- per una società aperta libera e solidale
L’VIII Congresso dell’A3F